Renato Maugeri, presidente dell'Associazione dei produttori Limoni dell'Etna riferisce oggi ad AgroNotizie: “Giusto ieri abbiamo consegnato la domanda per l'avvio della procedura ai competenti uffici dell'assessorato all'Agricoltura della Regione Siciliana, dai quali lecitamente ci attendiamo a breve un parere positivo e l'inoltro al ministero per le Politiche agricole agroalimentari e forestali della formale domanda di protezione transitoria”.
Costituito il comitato promotore, i produttori siciliani si sono dati da fare per dare forza distintiva alle produzioni tipiche di limone Monchello, Femminiello e Nostrale (queste alcune delle cultivar comprese nella richiesta). Sul piatto 2000 ettari di limoneti su terreno vulcanico antico, cosparso di ceneri e lapilli dell'Etna. La procedura è stata preceduta da un'ampia concertazione sul territorio, partita già due anni fa.
“Contiamo entro il 2016 di portare a casa la protezione transitoria per il nostro marchio Igp Limone dell'Etna – afferma fiducioso Maugeri, che sottolinea – perché abbiamo fatto un ottimo lavoro. Puntiamo molto soprattutto sulle caratteristiche colturali tipiche dell'area vulcanica della provincia di Catania, qui sviluppatesi e solo qui attuabili e che danno un frutto particolare: il Verdello”.
Maugeri spiega: “Durante l'estate e fin verso il 25 luglio, su tutte le cultivar che sono oggetto della richiesta di Igp i nostri agrumicoltori attuano l'interruzione dell'irrigazione, che poi riprende gradualmente dopo quella data. Questa pratica, chiamata forzatura, fa sì che nella piana di Catania si possa disporre di ottimi limoni estivi – detti Verdelli - nella stagione successiva, approfittando di una seconda fioritura che viene provocata dalla ripresa dell'irrigazione”.
Alla base del procedimento c'è la natura vulcanica del suolo.
“Solo la grande capacità drenante dei soprassuoli composti da lave antiche, lapilli e ceneri dell'Etna consentono la pratica agronomica della forzatura - riporta Maugeri - permettendo di avere a disposizione un limone estivo italiano al quale vogliamo conferire un elemento di distintività forte, come l'Igp, che possa consentire in uno al consumatore di scegliere e ai nostri agrumicoltori di valorizzare le cultivar locali e questa pratica antica documentata sin dagli inizi del XX secolo”.