Un'agricoltura competitiva sui mercati internazionali e allo stesso tempo sostenibile non può prescindere dal costante progresso che l’innovazione varietale può garantire. I ricercatori possono oggi disporre di nuove tecnologie in grado di assicurare in totale sicurezza il contenimento dei tempi normalmente necessari per produrre nuove varietà vegetali, ma per uno sviluppo sostenibile della nostra agricoltura è necessario che tali strumenti vengano incentivati. È quanto emerso dal seminario di Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende sementiere italiane, tenutosi quest’oggi a Bologna dove grazie al coinvolgimento di qualificati esperti del mondo della ricerca è stato fatto il punto sulle nuove tecniche di miglioramento genetico, tra presente e futuro, alla luce delle grandi sfide che attendono il pianeta.
 
Queste nuove tecniche, quali il genoma editing e in generale le diverse nuove applicazioni delle biotecnologie, consentono di mettere in campo varietà vegetali resistenti alle malattie, con le caratteristiche produttive e qualitative desiderate nel rispetto dell’ambiente, così da soddisfare le attese di agricoltori, trasformatori e consumatori” – ha sottolineato il presidente di Assosementi Guido Dall’Ara nel corso dei lavori del seminario. “Quello che è doveroso sottolineare è che queste nuove tecniche consentono di conseguire, con tempi decisamente inferiori, risultati del tutto analoghi a quelli che si possono ottenere con il miglioramento genetico tradizionale. In questo modo, i nostri ricercatori sono in grado di fornirci con prontezza risposte alle varie esigenze che ci si possono prospettare (emergenze sanitarie…)”.
 
Le nuove tecnologie di miglioramento genetico sono al vaglio della Commissione europea, che è stata chiamata a valutare se ricondurre queste nuove tecniche nel regime normativo degli organismi geneticamente modificati. “Stiamo seguendo con attenzione tale dibattito in quanto siamo ben consapevoli dei rischi insiti in tale decisione: inserire queste nuove tecnologie all’interno della regolamentazione che disciplina gli Ogm con i quali non hanno niente a che vedere, equivale a bloccare qualsiasi sviluppo delle stesse. In pratica, significa delegare la ricerca ai paesi extra Ue, salvo poi ritrovare nei nostri campi e sulle nostre tavole i nuovi prodotti innovativi, del tutto indistinguibili da quelli ottenuti con le consuete tecniche di breeding” ha concluso Dall’Ara.