Secondo i dati Netafim, azienda israeliana leader nel mondo per l'irrigazione a goccia, che ha condotto esperimenti in diversi paesi del mondo, dall'India alla Cina, dalle Filippine alla Turchia, la risicoltura rappresenta oggi il 17-20% delle emissioni di metano in atmosfera e con l'irrigazione a goccia si potrebbe notevolmente diminuire la produzione di gas serra.
Il riso irrigato a goccia infatti emette l'80% in meno di metano e il 30% in meno di anidride carbonica. Si è inoltre verificato come si riduca l'accumulo di metalli pesanti nel chicco del riso passando da valori di 0,06 mg/kg per coltivazioni sommerse a valori minori di 0,01 mg/kg.
Il risparmio di acqua è facilmente intuibile: la tecnica a goccia utilizza il 45-50% in meno di acqua e fino al 30% in meno di fertilizzanti a parità di resa.
Altro aspetto da tener presente è la possibilità di ampliare le superfici coltivabili a riso, si potrebbero infatti sfruttare terreni marginali, addirittura collinari. L'Italia, che è il maggiore produttore d'Europa e che produce su una superficie di 220.000 ha, potrebbe quindi in futuro puntare ad espandere la coltivazione a sud del Po.