L'Europa ha votato ed è stata una delle grandi democrazie che si è espressa in questi ultimi mesi, insieme all'India e al Sudafrica. Il Partito Popolare ha confermato la propria leadership e non è escluso che Ursula von der Leyen possa proseguire anche per il prossimo quinquennio alla guida della Commissione Ue.

 

Dalle urne comunitarie escono malconci i due Paesi che storicamente sono leader in Europa, Francia e Germania. Emmanuel Macron ha deciso di andare al voto nelle prossime settimane, Olaf Scholz invece no, ma si potrebbe ritrovare forse a governare con qualche voce contraria in più.

 

L'Italia ritrova quel bipolarismo che sembrava negli ultimi anni essere finito in soffitta, con il Governo Meloni che esce un po' più rafforzato. Potrebbe esserci la speranza che il nostro Paese riesca ad esprimere un vicecommissario all'Agricoltura. Storicamente i "grandi" Paesi agricoli europei per convenzione non occupano il ruolo commissariale, anche se la Polonia oggi rientra fra i grandi produttori dell'Ue (per quanto concerne la produzione di latte sta perfezionando il sorpasso proprio ai danni dell'Italia). Chissà.

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Cosa dovremo aspettarci o, meglio, per cosa dovrebbero battersi gli europarlamentari italiani in ambito agricolo? Il budget destinato all'agricoltura, innanzitutto. L'inflazione ha finito per erodere le risorse, già assottigliate nel corso degli anni per lasciare spazio a nuove esigenze politiche, ma non si è rivelata certo una soluzione lungimirante alleggerire i fondi agricoli. Senza risorse e con poche speranze di migliorare la propria redditività, l'agricoltura europea soffre di scarso ricambio generazionale, perché nessuno pensa di subentrare in un comparto che non dispensa grandi margini economici e, in cambio, richiede molti sacrifici.

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C'è anche il nodo - anche se non immediato - dell'allargamento dell'Ue a nuovi Paesi, che finirebbero per drenare fondi destinati all'agricoltura. Non sarebbe sostenibile mantenere il medesimo budget o prevedere un semplice ritocco verso l'alto. Servono soldi e nuove idee. Le porte dell'Ue devono rimanere aperte a nuovi Stati membri, ma non si devono sacrificare i principi fondanti dell'Europa a tutti i costi. Per ampliare i propri confini l'Ue deve valutare attentamente ogni aspetto, pretendere rassicurazioni e vagliare ogni impatto.

 

In una fase di permacrisi, come è stata definita, serve fronteggiare in maniera organica alcune emergenze che sono da tempo strutturali e che richiederebbero forse un approccio europeo. Ci riferiamo innanzitutto ai cambiamenti climatici, che richiedono interventi organici, mirati, assieme ad azioni congiunte e a un rinnovamento dell'impianto della Pac (e non solo). C'è chi ha parlato di prevedere un Terzo Pilastro, ipotesi emersa alcuni anni or sono e ritornata agli onori della cronaca. Sul come si possono rimandare le riflessioni, ma quello che è necessario è una pianificazione degli strumenti, delle azioni, delle ipotesi di prevenzione.

 

Quello che sicuramente merita una riflessione è come costituire una riserva di crisi contro i cambiamenti climatici. Bisognerebbe studiare azioni operative, azioni di intervento in caso di catastrofi o difficoltà, ma anche mettere a budget i fondi necessari. E sarebbe forse opportuno non prenderli dal bacino della Pac, che è già abbastanza risicato.

 

Contro il climate change anche ricerca e sviluppo devono essere potenziati, coinvolgendo enti di ricerca pubblici e privati e mettendo a disposizione risorse e strumenti di controllo e verifica delle sperimentazioni. Serve, in ogni caso, accelerare e procedere senza indugi, perché la prospettiva di raggiungere i 10 miliardi di persone sul pianeta Terra entro il 2059 impone rapidità di azione.

 

Innovazione digitale nel futuro Ue

Il futuro della Politica Agricola Comune dovrà passare attraverso l'innovazione digitale sia come elemento chiave per la sostenibilità ambientale sia come opportunità per ridurre la burocrazia. Forse il tempo impiegato dalle imprese agricole è inferiore di quanto era stato calcolato in passato, ma non c'è dubbio che le nuove tecnologie potrebbero essere messe a disposizione del sistema per ridurre controlli, tempi, modalità di erogazione dei fondi. Per chi fa impresa ed è esposto ai cambiamenti climatici e alla volatilità del mercato, la rapidità è essenziale per pianificare il futuro.

 

L'Ue dovrà rafforzarsi anche in chiave politica. Non può essere considerato a livello geopolitico un mero applicatore o creatore di regole e non avere lo spirito, il coraggio, la forza di innovare e di saper stare al tavolo con gli altri grandi. Tanto più in una fase che sembra veleggiare a gran velocità verso l'applicazione di dazi che altro non sono che una risposta suicida alla competizione fra Paesi a livello globale.

 

Da più parti il mondo agricolo chiede il rispetto delle regole dando corpo a una effettiva reciprocità di regole. È per questo che il Mercosur non riesce a trovare la quadra finale, giusto per citare uno dei grandi accordi che potrebbe rappresentare uno sbocco per gli scambi internazionali, purché appunto vi sia un approccio corretto e coerente delle regole da parte di tutti i player.

 

Non dimentichiamo l'ambizione della sovranità alimentare a livello europeo. Difficilmente potrà essere un traguardo che i singoli Stati membri potranno realizzare. È bene che l'Ue faccia un salto in avanti e che l'agricoltura torni ad occupare il ruolo centrale di spinta che aveva alle origini. Il motore primo della crescita è il cibo. Sano e di qualità. Elemento strategico per una nuova diplomazia dell'agricoltura e del cibo, che garantirebbe all'Ue nuovi spazi prestigiosi sullo scacchiere mondiale.

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