Il Fondo AgriCat, di fatto al primo anno di applicazione, rimane l'unico esempio in Europa per la tutela del reddito. Tuttavia la gestione del rischio deve avere una visione più ampia, omnicomprensiva di tutti quei fattori che condizionano, inevitabilmente, l'aspetto reddituale, come ad esempio l'accesso al credito.
 
I fondi mutualistici sono un'altra "gamba" fondamentale ma vedono una scarsa attuazione. Il sistema necessita soprattutto di maggiori fondi; ad oggi sono arrivate già numerose domande di sinistri e la disponibilità non è sufficiente.

 

Interessanti i commenti e le osservazioni emerse in occasione della tavola rotonda organizzata da Upa Siena lo scorso 14 luglio sul tema "AgriCat" prime valutazioni. I relatori, di primissimo livello e conoscenza, hanno evidenziato molti aspetti meritevoli di ulteriore confronto ed approfondimento.

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AgriCat, come funziona

"AgriCat è la prima esperienza italiana di un fondo mutualistico nazionale che va a coprire parte i danni provocati da alluvione, gelo o brina, siccità. Nasce per dare una prima risposta agli agricoltori di tutto il territorio nazionale" ha detto Giovanni Razeto, dirigente AgriCat, spiegando poi che il Fondo opera attraverso un massiccio uso della tecnologia, con informazioni metereologiche, le sovrapposizioni di dati e immagini satellitari, codici e la perimetrazione di eventi che si verificano in luoghi interessati dalle calamità.

 

Il singolo imprenditore o i Caa possono presentare la domanda attraverso la piattaforma informatica, il portale AgriCat, che consente collegarsi al fascicolo aziendale e di tracciare direttamente le parcelle colpite, si può scegliere nel menu a tendina l'evento e la data in cui si è verificato.

"Noi perimetriamo la zona interessata e, con un'estrazione campionaria, andiamo a verificare anche in campo l'effettivo danno". Alla data del 6 luglio scorso erano circa 3mila le domande presentate al portale.

 

Gestione del rischio, cambiare approccio

Il Fondo AgriCat dovrebbe andare a completare un sistema di gestione del rischio in agricoltura. Il professor Fabian Capitanio dell'Università degli Studi di Napoli Federico II: "AgriCat è un'idea che abbiamo fatto veicolare in Europa tramite Paolo De Castro e che è stata messa tra le possibilità previste dalla Pac e l'Italia ha dottato questa possibilità del Fondo Catastrofale, ma l'idea non era quella di creare un salvadanaio, ma di pensare a un qualcosa che potesse essere molto di più. Noi abbiamo una media di danni catastrofali certificati negli ultimi dieci anni di un miliardo e 400 milioni l'anno, quindi è evidente che questa somma non può bastare".


Due sono i problemi principali secondo Capitanio: "aver identificato la gestione del rischio con la stipula di una polizza assicurativa" e "aver creato un sistema assicurativo che ha una concentrazione fortissima del portafoglio assicurativo in pochissime regioni e su due colture vegetali, mele e uva da vino".


La sfida del cambiamento climatico

La parola è poi passata a Ezio Bozzato, Direzione Reale Mutua Assicurazioni: "C'è una disperata necessità di mutualità, di distribuire sul territorio a rischio, perché altrimenti ci sono situazioni non più sostenibili".

"Anche il settore della riassicurazione ha dei grossi problemi, in questo periodo si fa più fatica rispetto al passato a trovare la riassicurazione. Il climate change tocca tutto il mondo, tutta l'Europa: si cominciano ad avere degli eventi di un'entità importante in tanti Paesi e quindi anche loro non riescono più a realizzare la mutualità necessaria per la sostenibilità del rischio, il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti".

 

Un sistema da sviluppare

Si riallaccia al tema della necessità di sviluppare il settore della gestione del rischio Oscar Scalmana, vicepresidente Confagricoltura Brescia e presidente del Consorzio Agridifesa Italia: "Credo che il sistema del fondo possa essere visto nella sua ottica complessiva una soluzione alle problematiche che stanno interessando sempre di più noi imprenditori agricoli, non solo gli aspetti metereologici ma anche gli aspetti economici".

 

"L'esortazione a sviluppare il sistema mutualistico credo che sia da prendere nella massima considerazione e anche per sviluppare quello che è il settore assicurativo. Provengo da una regione del Nord, dalla Lombardia, dalla provincia di Brescia, e sono ben consapevole che anche per noi agricoltori bresciani se al Sud Italia si sviluppasse, se la gestione del rischio fosse incrementata ne avremo di conseguenza un vantaggio anche noi".

 

 

Questi sono solo alcuni estratti del webinar che è possibile rivedere online sul canale YouTube di Upa Siena

 

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