Le riserve idriche dovrebbero essere sufficienti a soddisfare i fabbisogni idrici estivi, ma la fine delle piogge ha visto, in soli sette giorni, i livelli dei grandi laghi italiani tornare sotto media e la portata del fiume Po praticamente dimezzata: a dirlo è il report settimanale dell'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, che richiama l'attenzione su come, secondo il Joint Research Center, il 37,3% dei territori europei sia classificato "arancione" (warning) ed il 10,2% sia addirittura in "zona rossa" (alert).
La stragrande maggioranza di tali aree si trova nella Penisola Iberica, che nei primi sei mesi del 2023, per via del caldo anomalo e della scarsità di piogge, ha subìto un netto calo nei raccolti delle colture invernali ed ha visto ridursi drasticamente le aree deputate alle colture estive. In Spagna, nel bacino del fiume Guadalquivir c'è il 23,8% dell'acqua generalmente registrata, in quello della Guadiana si è al 31,9%, nel Guadalete-Barbate si tocca il 25,3%, mentre in Catalogna si arriva al 25,6% (fonte: Cnr Drought Observatory).
L'odierna situazione di Spagna e Portogallo è nettamente peggiore del già drammatico 2022 ed anche nel nordafricano Maghreb, dove le temperature sono di 2 gradi e mezzo più alte della norma, si sta affrontando la peggiore siccità stagionale dei recenti decenni.
"Sarà proprio la necessità di far nascere un'Europa dell'acqua, il tema di uno dei panel di discussione, previsti nella prima giornata dell'annuale Assemblea Anbi, in calendario a Roma per il 4 e 5 luglio 2023 - anticipa Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue -. Per quanto riguarda l'Italia, i dati evidenziano un quadro di sostanziale decrescita per la maggior parte dei corpi idrici; le piogge di maggio ed inizio giugno hanno migliorato la condizione complessiva, ma non è certo il caso di lasciarsi andare ad un facile ottimismo poiché, ancora una volta, solo una minima parte degli apporti d'acqua è stata immagazzinata".
"Come prevedibile, andando verso i mesi più caldi, rischiamo di rimpiangere la grande massa d'acqua, lasciata terminare inutilizzata in mare, senza considerare i gravi danni causati in molti territori - aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi -. Di fronte alle conseguenze della crisi climatica non possiamo che ribadire l'urgente necessità di avviare una strategia per dotare il Paese di infrastrutture multifunzionali atte a gestire l'acqua, stoccandola quando arriva per utilizzarla nei momenti di bisogno. Il Piano Laghetti proposto da Anbi e Coldiretti è a disposizione".
I dati dell'Osservatorio Anbi
Calano repentinamente i livelli dei principali bacini del Nord in una sola settimana: Lago Maggiore, -17 centimetri; Lago di Como, -28,3 e con solo il 51,8% di riempimento; Lago di Garda, -4,5 centimetri, Lago d'Iseo -24,5. In Valle d'Aosta, a causa dello scioglimento delle ultime nevi, la portata della Dora Baltea torna a crescere, favorita dal deciso innalzamento delle temperature (a 1.500 metri le massime superano i 25 gradi e le minime non scendono al di sotto dei 10°).
Un improvviso calo di portata si registra invece per tutti i fiumi piemontesi con Tanaro e Pesio addirittura dimezzati. Va evidenziato che, pur decrescendo, l'Orco mantiene un flusso di oltre 18 metri cubi al secondo quando, un anno fa, la portata di questo periodo era pari a 1,6 metri cubi al secondo.
In Lombardia torna a crescere il fiume Adda, così come il Mincio; in calo Oglio e Serio. Lo stato delle riserve idriche nella regione, nonostante il deficit nivale (restano in altitudine 269 milioni di metri cubi di neve a fronte di una media del periodo di 441,6 milioni di metri cubi), si attesta a -13,3% sulla media ma, rispetto all'anno scorso, il surplus è attorno al 235%.
La Liguria, indicata tra le zone di maggiore insufficienza idrica, i fiumi Argentina e Vara hanno portate in calo, mentre Entella e Magra crescono.
In Veneto, il fiume Adige cala di quasi mezzo metro, attestandosi su una portata di circa 15 metri cubi al secondo; si registrano decrescite anche per Livenza, Piave e Brenta, mentre stabile resta il Bacchiglione.
Tra i fiumi appenninici emiliani, l'Enza scende al di sotto dei minimi livelli di portata del periodo, mentre la Secchia perde, in una settimana, ben il 46% circa dell'acqua in alveo e torna nuovamente al di sotto della media di giugno; stabile è il Reno mentre la Trebbia, in controtendenza, risale al di sopra di livelli medi. Migliora la condizione idrica degli invasi piacentini, pur rimanendo inferiore agli anni scorsi (ad eccezione del 2022).
Un netto ridimensionamento si registra nelle portate del fiume Po, che si allontana dai livelli medi del periodo fino ad arrivare, a Pontelagoscuro, al 36% della portata, facendo riaffiorare le "isole", pur presentando una condizione leggermente migliore del più recente biennio.
In Toscana a crescere sono i fiumi Serchio ed Arno, mentre calano Sieve ed Ombrone: tutti, comunque, sono sotto media. Anche nelle Marche i livelli dei fiumi sono decrescenti, ma nel complesso restano superiori a quelli del recente passato; nei bacini delle dighe, nonostante la stagione irrigua sia in pieno svolgimento, i volumi d'acqua stoccati sono abbondanti e poco al di sotto della capacità massima.
In Umbria il livello del lago Trasimeno è quasi 70 centimetri sotto la media storica ed è a soli 6 centimetri dai valori registrati lo scorso anno; calano i fiumi Tevere e Chiascio, mentre la Nera è in crescita. Nel Lazio torna ad abbassarsi il lago di Nemi (-3 centimetri); si riducono anche le portate dei fiumi Tevere (sotto media), Fiora, Aniene, Liri e Sacco.
Seppur con livelli in calo, i fiumi della Campania godono di buona salute: su tutti spicca il Garigliano con un'altezza idrometrica, superiore di oltre 60 centimetri alla media dell'ultimo quadriennio.
In Basilicata, nonostante il prelievo irriguo di quasi 9 milioni e mezzo di metri cubi d'acqua in una settimana, lo scarto idrico positivo sul 2022 si allarga ulteriormente fino a sfiorare gli 80 milioni di metri cubi.
Infine, un surplus ancora maggiore si continua a registrare in Puglia, dove i bacini a servizio del Tavoliere trattengono oltre 85 milioni di metri cubi d'acqua in più rispetto all'anno scorso.
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Fonte: AgroNotizie