Quando manca poco più di un mese dal trentesimo anniversario della strage dei Georgofili, in cui - nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 - persero la vita cinque persone e a tre mesi dall'avvenuta cattura di Matteo Messina Denaro, considerato il mandante dell'attentato, l'Accademia dei Georgofili di Firenze ha inaugurato il 270° anno accademico, alla presenza del presidente professore Massimo Vincenzini, del corpo accademico (del quale fa parte anche il direttore responsabile di AgroNotizie®, Ivano Valmori, fondatore di Image Line®), dell'assessore all'Ambiente e Transizione Ecologica Andrea Giorgio.
Ed è un messaggio di rinascita e di volontà di collaborare con le istituzioni quello che lancia il presidente Vincenzini nel corso della mattinata a Palazzo Vecchio, rilanciando la rete di collaborazioni finalizzata a diffondere le nuove conoscenze e le soluzioni innovative per l'agricoltura e l'alimentare e per accompagnare gli organi decisori e gli stakeholder in un dialogo costruttivo per la crescita e la prosperità dell'agricoltura. Numerosi, anche nel 2022, gli eventi organizzati a Firenze su tutto il territorio italiano, per promuovere i risultati della ricerca in agricoltura.
La prolusione del vicepresidente Amedeo Alpi
È il professor Amedeo Alpi, vicepresidente dell'Accademia dei Georgofili, a tenere la prolusione all'inaugurazione del 270° anno accademico, sul tema "Agricoltura, Scienza, Innovazioni, Comunicazione". Partiamo dall'ultima parola: la comunicazione, minacciata da fake news e post verità che ora, denuncia il professore Alpi, colpisce anche le scienze e non risparmia l'agricoltura, con le informazioni false che "in ambito scientifico stanno assumendo una dimensione planetaria".
Come contrastare una disinformazione che colpisce la scienza? Verità e realtà non sono categorie superate e, suggerisce Alpi, "le organizzazioni scientifiche dovrebbero creare apposite strutture con lo scopo di verificare tutte le informazioni in modo da intervenire immediatamente, appena si rileva una notizia scientifica falsa, con una controinformazione adeguata".
La ricerca in agricoltura prosegue
I cambiamenti climatici, la popolazione mondiale in aumento, la necessità di migliorare le rese per ettaro, una minore disponibilità idrica, la carenza di manodopera restano alcune delle leve di spinta per la ricerca in agricoltura.
E se "l'efficienza di una azienda agricola si misura sulla capacità di stare sul mercato", inevitabilmente l'aggiornamento tecnologico, che è sempre stato fondamentale in agricoltura, "oggi è ancora più necessario e va periodicamente rinnovato a seguito dell'incessante progresso dei sistemi digitali, robotici e altri".
Emblematico, sul fronte della ricerca, lo sforzo sulla pista della fotosintesi, cioè la capacità delle piante di effettuare l'organicazione del carbonio dell'anidride carbonica che assorbono tramite gli stomi fogliari e che viene da esse trasformata dapprima in carboidrati e poi, in virtù del metabolismo cellulare, questi ultimi forniranno gli scheletri carboniosi utili per la sintesi di tutte le molecole necessarie alla pianta.
Oggi, grazie alla ricerca, "si può intervenire sul processo aumentandone il rendimento e, siccome la fotosintesi è la base della 'produzione' della pianta, si può ben capire quanto ciò possa interessare l'attività scientifica, la creazione di innovazioni e, in definitiva, l'agricoltura del Pianeta". Ma perché si deve mirare alla fotosintesi per aumentare quantitativamente e qualitativamente i raccolti? Alpi offre una risposta chiarissima: "La straordinaria crescita di popolazione sul Pianeta e il progressivo degrado ambientale ci impongono, in nome della sostenibilità, di terminare i disboscamenti per mettere a coltura nuovi terreni e di coltivare senza un ulteriore consumo di acqua e fertilizzanti, tendendo, tuttavia, al massimo della produzione ottenibile".
Startup e agricoltura di precisione
L'Italia ha idee per accompagnare il progresso anche in agricoltura. "Sono molte (centinaia) le startup agricole internazionali che offrono soluzioni digitali al settore agroalimentare" afferma il professore Alpi. "L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di startup di questo tipo, ma esse sono molto deboli nell'attivare finanziamenti e solo l'1% del totale dei finanziamenti viene erogato a questo tipo di imprese".
Anche l'agricoltura di precisione sta vivendo una fase di crescita particolarmente interessante, assicurando alle aziende agricole di "progredire in termini di sostenibilità ambientale e di miglioramento qualitativo della produzione agricola. Tali tecniche sono state disponibili a costi relativamente elevati per le piccole e medie aziende; ovviamente se si potesse intervenire per rendere tali tecniche disponibili a costi più contenuti si potrebbe ottenere un sensibile avanzamento della qualità delle produzioni globali insieme a un incremento di reddito per molti agricoltori", chiosa Alpi.
Talvolta, però, vi sono alcuni ostacoli che rallentano la crescita del settore agricolo. Fra questi, Alpi cita le norme sui fitofarmaci. "La limitazione degli agrofarmaci - avverte - non può costituire l'ennesimo problema degli agricoltori. Questo aspetto ha già generato una sorta di esternalizzazione della problematica che non possiamo far finta di non vedere".
Il nanismo in agricoltura si è ridotto, ma non del tutto
Da un'analisi dei numeri, punto di partenza dal quale il professore Alpi ha sviluppato il proprio ragionamento legato alla scienza, alla ricerca e alla comunicazione, l'Italia ha assistito a una vera e propria evoluzione dimensionale, a fronte di una contrazione del numero delle aziende. "Il numero delle aziende agricole passa da 4,2 milioni del 1961 a circa 2,4 milioni del 2000 calando ulteriormente a 1,6 milioni nel 2010 e infine a 1,1 milioni nel 2020. La prima grande riduzione nel numero delle aziende (-16%) avviene tra il 1961 e il 1970 a causa dell'esodo agricolo" riconosce il vicepresidente dell'Accademia dei Georgofili. "Ma mentre il numero delle aziende si dimezza tra il 2000 e il 2020, in concomitanza aumentano le medie e grandi aziende. La dimensione media aziendale, pur rimanendo piccola, raggiunge 11,3 ettari nel 2020, quasi raddoppiando rispetto al 1961. I due ultimi censimenti (2010 e 2020) mettono in luce come la contemporanea scomparsa di molte aziende (sino al 40%) e della Superficie Agricola Totale (Sat), circa il 20%, sia concentrata nelle zone di montagna, mentre in pianura la situazione rimane pressoché invariata".
Una delle conseguenze è che "la progressiva riduzione del numero delle aziende e della Superficie Agricola Totale ha provocato un forte abbandono delle aree montane e collinari, causando problemi di gestione del territorio e di salvaguardia del paesaggio rurale". E l'ultimo censimento (2020) conferma un ulteriore calo delle imprese agricole scese a 1.130.000 unità, con una perdita, nel decennio precedente, di circa 500mila unità.
Le commodity
Il professore Amedeo Alpi invia uno spunto di riflessione anche su una tendenza della quale si è sentito parlare spesso, cioè della "specializzazione" dell'agricoltura italiana, tanto da spingere da più parti a inseguire produzioni ad alto valore aggiunto. Ma è giusto? Ecco, per Alpi "la tendenza, in troppa parte dell'Italia, a non produrre commodity, può rivelarsi un errore strategico". Se l'obiettivo principale è "stare sul mercato", occorre "possedere una visione che vada oltre lo specifico processo produttivo, quindi una visione generale dell'agricoltura, ottenere i mezzi adeguati per produrre, essere disposti a lottare sul mercato".
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