La fase economica che attraversa il Paese è quella ormai di un'economia di guerra: i costi di coltivazione e conduzione delle aziende agricole si impennano spinti dai prezzi alle stelle delle materie prime e dell'energia. E talvolta si affianca a tale fenomeno anche l'improvvisa svalutazione dei beni prodotti dalle aziende agricole che, come nel caso del grano duro, rischiano di essere pagati ben sotto la linea di pareggio per i bilanci le imprese agricole. E mentre, nel tentativo di parare il colpo, il Governo di Mario Draghi prepara il terzo Decreto Aiuti, un pacchetto di proposte da portare in Consiglio dei Ministri già domani 8 settembre 2022, dal mondo agricolo partono molte sollecitazioni rispetto alle soluzioni da adottare.
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Caro energia, l'ora delle proposte
Confagricoltura, servono aiuti specifici
Secondo l'analisi di Confagricoltura il caro energia sta mettendo in ginocchio cittadini e imprese, per le quali si sono avuti rincari del 400%. "Con la pandemia - ha detto il componente di Giunta Nazionale di Confagricoltura Rosario Rago al Tgr Campania - l'agricoltura ha dimostrato di essere un comparto strategico. Non sono mai mancati prodotti alimentari alla grande distribuzione organizzata, e il nostro settore oggi deve fare i conti anche con i mutamenti climatici, per cui non può permettersi ulteriori rincari. Se l'agricoltura è un comparto strategico, è giusto che venga salvaguardata".
Cia, subito estensione del credito d'imposta
"Il Governo dimostri di voler sostenere concretamente l'agricoltura italiana, messa in ginocchio dalla siccità, dal caro energia e dall'impatto economico della guerra in Ucraina. Tre le principali direttrici di intervento: agevolazioni su gasolio agricolo, indennizzi dopo gli effetti disastrosi del climate change e garanzia di liquidità alle aziende". Questo l'appello lanciato ieri, 6 settembre 2022, dal presidente nazionale di Cia - Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, in vista del prossimo Decreto Aiuti Ter per le imprese travolte dagli effetti della crisi.
Nel dettaglio, per Cia Agricoltori Italiani è prioritaria l'estensione del credito d'imposta per il carburante agricolo a secondo e quarto trimestre del 2022, periodi particolarmente strategici per il consumo energetico ed esclusi dalle agevolazioni attualmente vigenti. La misura deve comprendere anche il gasolio utile al riscaldamento delle colture in serra e non sia limitata solamente a quello per autotrazione.
Per risollevare le aziende agricole che hanno subìto danni pesantissimi dalla persistente siccità, Cia ritiene necessario il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà Nazionale, con l'introduzione di semplificazioni e deroghe che rendano possibile una rapida erogazione degli indennizzi agli agricoltori. Cia chiede, inoltre, al Governo interventi per garantire liquidità al settore in debito di ossigeno, come fu per l'emergenza covid-19, attraverso la sospensione delle rate dei mutui e di tutti gli altri finanziamenti.
Cia reputa, infine, sostanziale l'estensione del credito di imposta per l'acquisto di energia elettrica a tutte le aziende agricole, a prescindere dal consumo. Tale credito potrà essere ceduto oppure utilizzato in compensazione entro la fine dell'anno.
Coldiretti sui costi, invertire la tendenza
Coldiretti chiede azioni mirate per invertire la tendenza in atto, rappresentata da un "aumento dei costi" che "colpisce duramente l'intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne - denuncia la Coldiretti - dove più di un'azienda agricola su dieci (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell'attività ma ben oltre un terzo del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea". "In agricoltura - conclude la Coldiretti - si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio".
Prezzi troppo bassi per il grano duro
A fronte di costi in crescita e molto elevati, alcune derrate risentono di ribassi speculativi, che portano i prezzi di cessione al di sotto dei costi vivi di produzione. È il caso del grano duro, che ha portato ieri, 6 settembre 2022, le organizzazioni agricole a disertare la seduta di Borsa Merci Bari, come annunciato da Coldiretti Puglia e dove il grano duro fino ha perso altri 30 euro alla tonnellata, finendo a 485 euro sui massimi, ben sotto la soglia di pareggio, attestata intorno ai 500 euro. L'astensione dovrebbe ripetersi nella giornata di oggi a Foggia, impedendo, in virtù del regolamento locale, la fissazione dei prezzi in Borsa Merci. AgroNotizie® domani approfondirà il caso nel consueto appuntamento con i prezzi del grano duro in Italia e in Nord America.
"Da rilevare il picco storico della forbice dei prezzi tra grano duro e semole - aggiunge Coldiretti Puglia - mai così ampia, con una differenza di 300 euro dal campo alla prima trasformazione". Secondo l'Organizzazione agricola pugliese "La volontà degli industriali di far scendere il prezzo del grano italiano è emersa il 5 settembre scorso anche durante la seduta della Commissione Unica Nazionale Sperimentale a Roma, dove l'ultima proposta di riduzione è stata di 7-10 euro alla tonnellata, ridotta dopo un'ampia trattativa a -4 euro alla tonnellata".
Ma alla politica del braccio di ferro si oppone Coldiretti nazionale: "Occorre invertire la tendenza e lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova Legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni" afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che "bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro".
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