Continuo imperterrito anche nell'anno nuovo con l'ottimismo della volontà riguardo il nostro ammaccato Paese.
Mica tutto da buttare - certe volte, guarda un po', anche le nostre leggi possono essere buone e all'avanguardia.

Parlo della legge 141/2015 sull'agricoltura sociale, che è stata poi ripresa anche dal nuovo codice che ha rivoluzionato il Terzo settore (d.lgs.117/2017). In campagna si può fare terapia, curare, educare, insegnare, includere ...e produrre. Secondo il rapporto della Rete rurale nazionale 2018, le imprese attive nel nostro paese sarebbero già 1.100 con forme giuridiche assai varie dalle "ovvie" cooperative sociali e realtà del terzo settore (46% e 12% rispettivamente) alle aziende individuali (qui un meno ovvio 19%) alle società (17%) fino agli enti pubblici (6%). Media del fatturato non trascurabile: 230mila euro - il 10% delle imprese va però sopra il milione di euro per anno. Niente male per un settore partito da quattro anni e che solo nel 2019 ha visto i primi decreti attuativi.

I campi di cimento per l'agricoltore sociale son millanta: è sempre comunque necessaria vocazione e preparazione. Non a caso l'anno scorso all'Università di Bologna è stato inaugurato, dall'infaticabile sociologa Roberta Paltrinieri, un corso di alta formazione in agricoltura sociale.

Concludo a tema.
A Sigmund Freud fu chiesto quali cose nella vita una persona dovesse far bene. Il grande psichiatra rispose seccamente: lieben und arbeiten (amare e lavorare). Appunto due degli obiettivi dell'agricoltura sociale.