Qualcuno pensava che con la crisi la speculazione immobiliare si fosse fermata, anche perché i valori economici sono stati nell’ultimo decennio in inesorabile e clamoroso calo. Niente di più falso.
Secondo i dati Ispra tra il 2013 e il 2015 le coperture di suolo (agricolo perlopiù) nel nostro paese hanno riguardato 250 km quadrati (quattro volte la repubblica di San Marino). E questo nonostante che nel nostro paese vi siano oltre 700mila capannoni dismessi, 500mila negozi chiusi e soprattutto molti, molti milioni di abitazioni non utilizzate, sotto-utilizzate o anche in rovina.
A guardare le proiezioni demografiche si tratta di una tendenza che difficilmente si potrà invertire. Tutto questo perché gli enti locali dovevano fare cassa (ovvero pagare stipendi): lo hanno fatto alle spalle dei cittadini e sottraendo risorse ad altri settori produttivi, tanto è vero che circa un quarto dei crediti deteriorati delle banche è rappresentato dall’edilizia.
Ora si parla con insistenza di leggi regionali e anche nazionali per bloccare il consumo di suolo. Vorremmo lanciare un messaggio: che non ci si scordi dell’agricoltura. Solo un paese ben coltivato rappresenta se stesso al meglio. Ci vogliamo tornare su: repetita iuvant.