"Barilla è sempre stata attenta al tema dell'innovazione, sia quella sviluppata al suo interno, sia quella proveniente dai centri di ricerca e dalle Università", spiega ad AgroNotizie Michela Petronio, vicepresidente del Global discovery center di Barilla. "Negli ultimi anni ci siamo resi conto che l'ecosistema dell'innovazione è stato rivoluzionato dall'avvento delle startup, un universo con cui vogliamo collaborare per fare ancora meglio il nostro lavoro: offrire cibo buono per le persone e per l'ambiente".
Perché le grandi aziende, soprattutto fuori dall'Italia, hanno propri fondi cvc?
"Perché fare innovazione in strutture complesse come quelle dei grandi gruppi industriali è difficile. Con un fondo di cvc è possibile dialogare e investire in realtà imprenditoriali giovani, dinamiche, che possono portare valore aggiunto".
Vi definite un acceleratore?
"Per ora non siamo strutturati come un acceleratore. Non abbiamo un programma definito, né facciamo call. Solitamente o investiamo direttamente nella startup oppure creiamo collaborazioni con realtà che vogliono appoggiarsi a noi per testare nuovi ingredienti o tecnologie".
In che settori operate?
"Siamo interessati a tutte le startup che operano nell'ambito Food, ma ci spingiamo anche nell'AgTech. In questo ambito siamo orientati meno all'investimento, quanto alla sperimentazione. Cerchiamo partner con cui sviluppare innovazioni digitali a supporto degli agricoltori che operano nelle filiere di nostro interesse. Non guardiamo invece alle startup puramente digitali, come quelle di marketing".
Che percezione ha della capacità di innovare dell'Italia nel settore agri-food?
"Fare innovazione nel settore Food non è facile perché si deve coniugare la necessità di guardare al futuro con la nostra enorme tradizione agroalimentare. Tuttavia in Italia siamo molto avanti quando si parla di sostenibilità, healthy food e ingredienti alternativi. Quello che ci manca, a differenza degli States, sono gli investimenti. In California i fondi sono pronti ad investire somme ingenti anche a fronte di progetti ad uno stadio di sviluppo embrionale".
E infatti molte startup italiane volano a Londra e a San Francisco...
"Noi vogliamo offrirgli l'opportunità di rimanere qui, in Italia. E ci aspettiamo molto dall'incredibile ecosistema di innovatori che anima il nostro paese e che ha delle potenzialità enormi che noi speriamo di intercettare per crescere ed aiutare a crescere".
Ci può fare un esempio di startup figlia di Blu1877?
"BluRhapsody è una startup che utilizza la stampa 3D per creare forme di pasta impensabili da ottenere con i metodi tradizionali. La nostra ambizione è quella di offrire ai grandi chef l'opportunità di avere una pasta personalizzata, fatta su misura e non realizzabile in altri modi".