Le perdite di produzione americane sono state compensate dagli aumenti in Cina e nell’Unione europea. La produzione cinese dovrebbe continuare a crescere, salendo leggermente a 14,3 milioni di tonnellate, grazie a nuovi impianti entrati in produzione. Anche l’export registrerà un incremento, passando da 16.000 a 90.000 tonnellate, in particolare verso il Kazakistan e il Vietnam. Boom anche per l’import, che passa da 400 a 9.000 tonnellate, in gran parte per effetto di un accordo commerciale stipulato nel novembre 2016 con il Cile, che diventa il principale fornitore.
La produzione statunitense è prevista in calo. Circa 72.000 tonnellate in meno, per una produzione di 787.000 tonnellate, logica conseguenza di una concomitanza di fattori climatici: temperature più elevate di notte e minore escursione termica con il giorno, fioritura precoce e gelate in tarda primavera, che hanno decimato le colture in Georgia e Carolina del Sud, gli Stati produttori più importanti per volumi produttivi dopo la California.
Le esportazioni Usa dovrebbero diminuire drasticamente, con una frenata compresa fra 21.000 e 60.000 tonnellate, in base alla diminuzione della produzione. Le importazioni sono proiettate leggermente al ribasso, per una minore quantità proveniente dal Cile sia nella fase iniziale che finale del 2017.
La produzione della Turchia dovrebbe risentire di una riduzione per colpa della grandine nella regione di Marmara, decurtando i raccolti a 505.000 tonnellate. La ripresa dei rapporti commerciali con la Russia, invece, regalerà un boom all’export: da 9.000 a 60.000 tonnellate.
La produzione dell’Unione europea dovrebbe aumentare di 238.000 tonnellate e salire a 4,1 milioni di tonnellate complessive, grazie a nuovi impianti di alberi ad alto rendimento entrati in produzione e a una stagione che, nonostante l’andamento meteo non sempre felicissimo, ha comunque garantito una buona fioritura e una produzione di frutta in crescita nei principali Stati produttori.
Scenario positivo è atteso anche per le esportazioni, destinate a salire di 69.000 tonnellate, per toccare quota 295.000 tonnellate, con le destinazioni verso Bielorussia e Ucraina in aumento. L’embargo russo, secondo gli uffici di Washington, gioca ancora un peso rilevante. L’import è in diminuzione a 28.000 tonnellate.
La produzione del Cile è stimata in decremento di circa 3.000 tonnellate, con volumi che dovrebbero attestarsi a 146.000 tonnellate, delle quali 85.000 destinate oltre confine.
Ribassista anche la produzione made in Japan: -2.000 tonnellate giapponese e stime scese a 125.000 tonnellate, con l’aggravante di una superficie peschicola in diminuzione anche per l’invecchiamento degli agricoltori.
La produzione australiana dovrebbe invece salire leggermente a 92.000 tonnellate, con esportazioni comprese fra 3.000 e 12.000 tonnellate, in particolare verso la Cina, con la quale il paese dei canguri ha un accordo di mercato particolarmente vantaggioso.
Mercoledì incontro a Roma
Mercoledì 20 settembre, alle 10:30, al Centro studi americani di Roma (via Michelangelo Caetani, 32) si terrà il dibattito “L’America First di Trump”, durante il quale sarà presentato il rapporto, a cura di Ismea, sugli scenari globali per il commercio agroalimentare.Dopo i saluti di Paolo Messa, direttore Centro studi americani, interverrà il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello, per la presentazione del rapporto.
Al dibattito parteciperanno Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole; Marta Dassù, vicepresidente Centro studi americani; Dominick Salvatore, professore Fordham University di New York. Modererà l’incontro il direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa.