La giornata è stata aperta dai saluti del direttore generale Anbi Massimo Gargano e dalla testimonianza di Claudio Netti, presidente del Consorzio di bonifica delle Marche, sugli interventi fatti dai consorzi per correre in aiuto agli agricoltori e allevatori colpiti dal terremoto, che ha portato alla realizzazione di 92 strutture su 105 previste, in particolare stalle, più o meno temporanee.
"Tra siccità, piogge e grandinate, quest'anno abbiamo avuto la 'tempesta perfetta'" ha detto il presidente dell'Anbi, Francesco Vincenzi, nel corso della sua relazione. "Al Governo e al ministro dell'Economia chiediamo di fare in modo chiaro la scelta prioritaria di superare la cultura delle emergenze climatiche. Noi mettiamo a disposizione le nostre competenze e risorse, come il Piano di mitigazione del rischio idrogeologico, il Piano nazionale invasi e Irriframe: strumenti per rispondere all'allarme e alla richiesta di risposte che si alza dal territorio".
Vincenzi ha offerto la piena collaborazione alle istituzioni per aprire una pagina nuova nella gestione del territorio, ricordando che dopo l'uso umano, la priorità nella gestione delle acque deve essere l'agricoltura e che il problema della gestione delle risorse idriche è oggi più grave al Centro-Nord rispetto al Centro-Sud.
L'Italia, secondo il presidente Anbi, vive il paradosso di continuare a spendere moltissimo per la gestione delle emergenze pur avendo a disposizione progettualità concrete per fare prevenzione, programmazione e occupazione. "Non contro la burocrazia in generale, - ha sottolineato Vincenzi - ma è assurdo che non sia possibile avviare un intervento prima di cinque anni dallo stanziamento dei fondi necessari".
"Oggi - ha continuato il presidente dell'Anbi - i consorzi di bonifica ribadiscono necessità di voltare definitivamente pagina. E' giunto il momento di programmare investimenti pluriennali sul contrasto al dissesto e alla siccità. E' il tempo di cogliere con rapidità e determinazione le opportunità offerte dal Piano nazionale di sviluppo rurale e del Fondo di sviluppo e coesione per le infrastrutture irrigue. Sul contrasto al dissesto idrogeologico abbiamo risorse importanti nella legge 232/2017, che sono però destinate prevalentemente alle aree metropolitane; non possiamo però continuare a ignorare le aree interne del paese e le aree rurali.
Infine riteniamo in modo convinto che la legge sul consumo del suolo non possa essere messa nel dimenticatoio".
La battaglia dell'Anbi valica i confini nazionali e arriva in Europa, dove è recentemente nata Irrigants d'Europe, con sede a Bruxelles, che riunisce le quattro grandi nazioni che in Europa irrigano: Italia, Francia, Spagna e Portogallo. La finalità della neonata associazione è quella di invertire la tendenza nelle istituzioni comunitarie a far decidere le politiche dell'acqua irrigua da Stati che godono di precipitazioni costanti tutto l'anno.
"La politica per le acque irrigue - ha concluso Vincenzi - la devono decidere i paesi che non possono fare a meno dell'acqua".
"La politica economica dei prossimi anni sarà dominata dalle questioni ambientali. Vero in tutti i settori, vero soprattutto in agricoltura" ha detto il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti.
"L'acqua diventa un fattore fondamentale della produzione e la corretta gestione, fatta da agricoltori e Governo, richiede programmazione e innovazione. In questi anni abbiamo lavorato per reperire le risorse, ed è stato il lavoro più facile. Ora dobbiamo organizzare una governance in grado di utilizzare queste risorse velocemente ed efficacemente. Abbiamo tanto lavoro da fare e lo dobbiamo fare insieme".
Lusinghiere le parole di Erasmo D'Angelis, capo struttura di missione #italiasicura, che ha definito i consorzi di bonifica "la seconda protezione civile del paese" e ha ribadito la propria soddisfazione per la virata dell'Italia verso una nuova epoca contrassegnata dalla prevenzione strutturale, con una programmazione a lunga scadenza e con un piano nazionale invasi già sostanzialmente strutturato, che dovrà affrontare ora il difficile percorso di confronto con i territori.
Sulla necessità di investire si è intrattenuto invece Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti: "Investire costa, ma sempre meno di quanto costa affrontare le emergenze. - ha detto - In questi ultimi tre anni qualcosa è cambiato. Si è creata l'unità di missione e si sono creati gli strumenti di indebitamento con l'Europa per trovare le risorse necessarie. A rischio non c'è solo l'agricoltura, ma il paese. Saremmo dei pazzi se non cogliessimo le opportunità messe a disposizione dal Governo per trasformare i fondi reperiti in opere concrete. Gli agricoltori fanno la loro parte, usando meno acqua per irrigare di più, e voi avete fatto bene a lavorare con i pochi paesi irrigui europei".
La priorità, secondo Moncalvo va assegnata indubbiamente al nuovo piano invasi, ma sarebbe opportuno anche utilizzare risorse già presenti sui territori, come le cave dismesse.
Apprezzamento per Irrigants d'Europe è giunto anche dal primo vicepresidente Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, che ha sottolineato la necessità di costruire alleanze per raggiungere un peso specifico politico significativo in Europa e ha definito la nascita di "Irrigants d'Europe" una "straordinaria opportunità", impegnandosi a contattare i rappresentanti dei paesi partecipanti nelle Commissioni Agricoltura e Ambiente del Parlamento europeo per arrivare ad un documento comune nella prospettiva della nuova Direttiva quadro sulle acque.
"I consorzi di bonifica e irrigazione sono indispensabili, perché sono chiamati, insieme alle Regioni per quanto di loro competenza, a svolgere un ruolo fondamentale per una moderna politica del territorio" ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. "E' urgente investire nel rinnovamento delle infrastrutture idriche e nell'efficienza del sistema di approvvigionamento, che presenta tassi di perdita media del 27% a livello nazionale, con punte del 50% al Sud".
Per Giansanti è prioritario affrontare la gestione dell'acqua in modo sistematico, affrontando razionalmente una serie di sfide che possono rappresentare anche opportunità dal lato ambientale, per migliorare la sicurezza territoriale e sociale e, dal lato economico, per aumentare l'efficienza dei processi produttivi.
"Dobbiamo spiegare all'Europa - ha dichiarato il viceministro al Mipaaf Andrea Olivero - il modello agricolo italiano, che contestualmente, però, dobbiamo tutelare".
"Irrigazione vuol dire anche pianificazione ed innovazione, per la quale servono risorse. Per ora, a disposizione ci sono circa 600 milioni di euro, che bisogna 'spendere bene e spendere velocemente', ma per intercettare ulteriori finanziamenti serve una strategia" ha concluso il viceministro, che per definirla ha dato disponibilità ad un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati, ad iniziare dai consorzi di bonifica.