La Francia è sì il primo paese esportatore di vino al mondo, ma è anche, dopo la Germania, il secondo paese al mondo per import di vino sfuso, con quasi 6 milioni di ettolitri importati nel 2015. Gran parte di questo vino è destinato alle grandi catene distributive e ai relativi vini a private label, che oggi rappresentano ben il 35% dei consumi francesi di vino. 

I produttori transalpini però non ci stanno, perché vedono abbassarsi i prezzi dei loro vini “comuni”, cioè quelli non legati a una Dop o un Igp, a causa dei vicini concorrenti. Se però trent’anni fa erano gli italiani i principali fornitori della Francia, oggi il ruolo è passato in mano agli spagnoli.

Nel 2015, dei 6 milioni di ettolitri di vino sfuso importato dai francesi, l’83% è arrivato dalla Spagna – commenta Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitormentre dall’Italia sono giunti appena 380mila ettolitri, vale a dire il 7% di tutte le importazioni francesi di vino sfuso”. 

Rispetto a una decina di anni fa, l’import francese di vino in cisterna dalla Spagna è passato dai 2,5 ai 4,9 milioni di ettolitri, con una crescita del 92%. Parallelamente l’import dall’Italia è sceso del 52%. “Competere con lo sfuso spagnolo è davvero difficile – sottolinea Pantini – nel 2015 il prodotto iberico è entrato in Francia con un prezzo medio più basso del 36% rispetto a quello italiano”.

Il gap di competitività fra Spagna e Italia è dovuto a una viticoltura maggiormente irrigata e meccanizzata nelle aree più produttive della Spagna, che rendono praticamente impossibile agguantare il primato spagnolo.