Ad affermarlo è Maria Letizia Gardoni, delegata dei giovani della Coldiretti, che ha inoltre sottolineato: “dai campi non viene solo una risposta alla disoccupazione e alla decrescita infelice del paese, ma anche una speranza alla sconfitta dei nostri coetanei che sono costretti ad espatriare e a quella di chi a cinquant’anni si trova senza lavoro, senza certezze, ma con una vita già costruita da riposizionare”.
Dal 2015, infatti, si è affermata in Italia una nuova generazione di 60 mila contadini, allevatori, pescatori e pastori che costituiscono uno dei principali vettori di crescita del settore agroalimentare italiano grazie ad una capillare acquisizione di processi innovativi che spingono l’occupazione.
Se però, secondo i dati Istat, relativi ai primi nove mesi del 2015, i maschi under 34 sono aumentati del 27% rispetto allo stesso periodo del 2014, la sorpresa è arrivata dal mondo femminile: sono infatti aumentate del 76% le giovani donne italiane che hanno scelto di lavorare indipendentemente in agricoltura come imprenditrici agricole, socie di cooperative agricole o coadiuvanti familiari. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti “Più lavoro in agricoltura dall’innovazione - Missione cambiamento: le risposte dei giovani agricoltori”, presentata a Fieragricola insieme alle innovazioni tecnologiche ed ai nuovi prodotti ideati dagli imprenditori agricoli: dalla app salvatruffe all’energy drink contadino, dalla pasta di canapa alle microalghe per il benessere, dal caviale di lumaca alle panatine.
La vera novità non è però rappresentata da coloro che decidono di percorrere le orme di famiglia, ma dai cosiddetti agricoltori di prima generazione, cioè giovani provenienti da altri settori o da diversi vissuti familiari che hanno deciso di cambiare strada e scommettere sull’agricoltura con passione, estro e professionalità. A confermarlo è un’analisi della Coldiretti/Ixè, in base alla quale tra le new entry giovanili nelle campagne, la metà è laureata, il 57% ha fatto innovazione, ben il 74% è fiero del lavoro fatto ed il 78% è più contento di prima. Tra l’altro, la decisione di diventare imprenditore agricolo, è appoggiata e sostenuta per il 57% anche da genitori, parenti ed amici.
Le analisi ed i dati raccolti dimostrano quindi che, sulla base della legge di orientamento per l’agricoltura (legge 228/2001), i giovani imprenditori hanno interpretato in chiave innovativa le opportunità offerte dal mondo rurale. Oggi il 70% delle imprese under 35, si dedica ad attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative come i corsi di cucina in campagna e la cura dell’orto, l’agricoltura sociale diretta all’inserimento di disabili, tossicodipendenti e detenuti, la sistemazione di giardini, strade e parchi, l’agribenessere, la cura del paesaggio e la produzione di energie rinnovabili.
“Il risultato è che le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% della media, un fatturato più elevato del 75% della media ed il 50% in più di occupati per azienda”, ha affermato Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti.
Nell’agricoltura italiana ci sono opportunità di insediamento per almeno 20mila giovani fino al 2020 con l’approvazione da parte della Commissione europea di tutti i Piani di sviluppo rurale esposti dall’Italia sulla base dello studio presentato alla Fieragricola dalla Coldiretti, dal quale emerge che gli interventi si rivolgono a giovani agricoltori tra i 18 ed i 40 anni non compiuti e possono arrivare ad offrire fino a 70mila euro a fondo perduto per iniziare l’attività, oltre ad un contributo a fondo perduto sugli investimenti aziendali che può raggiungere il 60%.
I giovani della Coldiretti hanno dato vita ad un’apposita task force con l’obiettivo di sostenere i giovani interessati, dando loro tutte le informazioni ed i consigli utili, sia attraverso tutor che attraverso corsi di formazione.
“Abbiamo di fronte un’occasione forse irripetibile per sostenere il grande sforzo di rinnovamento dell’agricoltura italiana e di sostenere la competitività delle imprese”, ha concluso Moncalvo nel ribadire “l’importanza del dialogo con la pubblica amministrazione per rendere più agevole e veloce l’accesso alla misure previste dai Piani”.