L’Anbi Emilia Romagna, a seguito della denuncia da parte dell’associazione a livello nazionale e degli ultimi rilievi effettuati nelle falde acquifere locali superficiali, aggiunge un importante elemento di valutazione all’allarme scattato nei giorni scorsi dopo le misurazioni delle portate del Po, dei livelli in calo dei principali laghi del nord e della scarsa presenza di neve sull’Appennino. Nel coro di voci preoccupate era emersa anche quella di Coldiretti.

Le ultime analisi, infatti, dimostrano che le falde regionali sono completamente all’asciutto e che i livelli raggiunti sono addirittura inferiori ad un metro rispetto a quelli registrati nella calda estate del 2015; sono quindi numerose le conseguenze: dalla quantità di acqua inconsistente, alle riserve contenute in invasi quasi a secco, per non dimenticare l’assenza di neve che potrebbe alleviare parte delle criticità.

I Consorzi di bonifica che forniscono l’acqua a tutta l’agricoltura lanciano l’allarme richiamando tutti i portatori di interesse a “fare sistema” mettendo al centro della loro attenzione questa priorità per tutelare i prodotti caratteristici alla base del made in Italy agroalimentare.

Gli stessi Consorzi di bonifica della regione, che approvvigionano di acqua un territorio a sud del Po e che quindi è maggiormente penalizzato se paragonato alle pianure delle regioni al di sopra del fiume, non solo hanno elaborato dei sistemi di monitoraggio costante, ma anche delle competenze sul virtuoso utilizzo della risorsa e risparmio idrico (Irrinet-Irriframe).

La cosa certa è che la situazione attuale è particolarmente grave e se nei prossimi giorni non arriveranno le precipitazioni, si potrà parlare di una vera e propria emergenza.

Massimiliano Pederzoli, presidente dell’Anbi dell’Emilia Romagna, conferma “Le falde, scariche come mai prima, dimostrano che la situazione è di emergenza reale e rischia anche di generare conflitti tra i territori se non si decideranno da subito precise norme di comportamento in situazioni di grave carenza idrica”.

Al momento solo il Canale emiliano romagnolo mantiene disponibilità di acqua, mentre i grandi invasi regionali, tra i quali le dighe piacentine di Molato e Mignano e quella di Ridracoli (Fc), sono ai minimi storici di capacità.

Attualmente, infatti, il Canale emiliano romagnolo ed i Consorzi di bonifica collegati forniscono acqua ai potabilizzatori di Ravenna-Standiana, Ravenna-Bassette e Forlimpopoli-Selbagnone; una fornitura superiore a 1300 litri al secondo (110.000 metri cubi di acqua al giorno) in grado di soddisfare le esigenze di consumo di più di 500 mila abitanti equivalenti.