"A Parigi è stata raggiunta un’importante intesa che, innanzitutto, riconosce a livello globale il problema del cambiamento climatico". Così il presidente della Cia, agricoltori italiani Dino Scanavino commenta l’accordo globale sul clima siglato nell’ambito di Cop21. "Considerando i precedenti fallimenti e viste le differenti posizioni negoziali di partenza - osserva Scanavino - è fondamentale che a Parigi si sia arrivati a un accordo di massima. Positivo l’obiettivo di lungo termine che, entro il 2020, prevede che la temperatura media globale rimanga al di sotto dei 2 gradi centigradi e si proseguano gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Altro elemento importante, è il processo di revisione degli obiettivi, seppur volontari, che dovrà svolgersi ogni 5 anni".

"Per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di Co2 - continua Scanavino - la doppia pressione che ha visto da un lato i Paesi più colpiti dall’impatto del cambiamento climatico rivendicare impegni chiari, dall’altro le economie emergenti premere per posticipare qualsiasi intesa, ha prodotto un risultato che potremo definire “a luci e ombre” considerando che nell’accordo non risulta l'obiettivo delle riduzioni entro il 2050. Il capitolo del sostegno finanziario, poi, è stato affrontato direttamente solo nella parte introduttiva prevedendo, nell'ambito delle decisioni non vincolanti, l'invito ai Paesi sviluppati a incrementare il loro livello di supporto e raggiungere l'obiettivo di fornire insieme 100 miliardi di dollari l'anno in finanziamenti per il clima entro il 2020".

"Adesso, nella consapevolezza che molto di più si sarebbe potuto ottenere, è opportuno che la via tracciata a Parigi per contenere il riscaldamento globale sia perseguita con impegno da tutti i Paesi. Quello agricolo, in particolare, è uno dei settori in prima linea per la lotta ai cambiamenti climatici. Ma il cambiamento climatico e l’impoverimento delle risorse naturali rappresentano per l’agricoltura anche sfide di enorme portata - evidenzia il presidente della Cia -. Se da un lato la produzione di cibo dovrà saper ridurre il suo impatto, dall’altro dovrà sapersi adattare ai cambiamenti del clima per non mettere a rischio la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. In tale ambito, è necessario valorizzare sempre di più il ruolo attivo che i terreni agricoli, i pascoli e i boschi svolgono nell’assorbimento della Co2, ma anche definire sistemi agricoli aperti all’innovazione e accessibili alle economie povere del Pianeta".

"Sfide inedite e difficili - conclude Scanavino - che pongono l’agricoltura al centro del futuro. Salvaguardare il suo ruolo e quello delle imprese che ne fanno parte, rappresenta una scelta obbligata per l’intera società".