Il monocrotophos è un agrofarmaco organofosforico considerato ad alto rischio dalla Fao e dall'Organizzazione mondiale della sanità. L'esperienza in diversi Paesi in via di sviluppo mostra come la diffusione e l'utilizzo di tali prodotti metta spesso a rischio la salute delle persone o l'ambiente.
L'incidente in Bihar sottolinea ancora una volta quanto lo stoccaggio adeguato degli agrofarmaci e lo smaltimento sicuro dei loro contenitori siano fattori altrettanto importanti quanto gli elementi più propriamente legati al lavoro nei campi, come l'utilizzo di maschere e indumenti protettivi adatti. L'intero ciclo di distribuzione e smaltimento di prodotti fitosanitari pericolosi comporta rischi considerevoli e le misure di salvaguardia sono difficili da applicare in diversi paesi.
Tra varie organizzazioni internazionali, tra le quali la Fao, l'Oms e la Banca Mondiale, è opinione condivisa che i prodotti ad alto rischio non dovrebbero essere messi a disposizione dei piccoli produttori agricoli poiché questi non hanno conoscenze, polverizzatori, indumenti protettivi o spazi per lo stoccaggio adeguati per gestire in modo appropriato tali prodotti.
La Fao pertanto raccomanda che i Paesi in via di sviluppo accelerino il ritiro degli agrofarmaci ad alto rischio dai loro mercati.
Alternative non chimiche e meno tossiche esistono già e in molti casi tecniche di Gestione integrata delle infestazioni (Ipm) possono fornire alternative valide per fare fronte alle infestazioni in modo più sostenibile e con minor utilizzo di prodotti fitosanitari.
Per quanto riguarda il monocrotophos, molti governi sono giunti alla conclusione che la sua proibizione sia l'unica opzione efficace per prevenire danni a persone e all'ambiente.
Questo pesticida è già proibito in Australia, Cina, Unione Europea, Stati Uniti e in molti paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina.
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Fonte: Fao