Bistrattata allo scorso Vertice sul bilancio a novembre, l’agricoltura non poteva essere nuovamente il capro espiatorio del fronte di Paesi che ha imposto ingenti tagli al bilancio comunitario.
La Politica agricola comune (Pac) recupera 1 miliardo e 250 milioni di euro rispetto all’ultimo compromesso, riducendo così i danni e continuando ad rappresentare, con 373 miliardi e 180 milioni di euro a parte più cospicua della spesa Ue.


Accordo sul bilancio, le cifre delle risorse comunitarie 2014-2020

La partita sul bilancio, dopo oltre 25 ore di maratona negoziale dei leader europei, si è conclusa venerdì 8 febbraio con un’intesa che, per la prima volta nella storia dell’Unione europea, riduce le risorse rispetto ai sette anni precedenti.
Un effetto della crisi economica, che ha costretto alcuni Stati membri, capitanati dalla Gran Bretagna, a negoziare fortemente al ribasso, per poter dimostrare alle opinioni pubbliche nazionali di aver fatto “stringere la cinghia” anche a livello comunitario. Un fronte di Paesi, tra cui Italia, Francia, Spagna e Belgio, si è battuto per limitare le sforbiciate e mantenere alte quanto più possibile le ambizioni europee.

Risultato: quasi 960 miliardi di euro è la cifra con cui i Ventisette si impegnano a finanziare le politiche comunitarie dal 2014 fino alla fine del decennio, mentre il tetto dei finanziamenti effettivi è stato fissato a oltre 50 miliardi in meno (poco più di 908 miliardi di euro).
Un divario su cui darà battaglia il Parlamento europeo, che su questo dossier ha potere di veto e che ha già definito inaccettabile e illegale il deficit che si creerebbe tra i progetti avviati e le fatture da pagare
Quando si prende l’impegno per finanziare dei programmi – questo il ragionamento dell’Euroassemblea – i soldi, prima o poi, vanno tirati fuori: non metterli a bilancio per questo periodo finanziario significa solo posticipare il momento del saldo delle fatture, creando un indebitamento.
Il bilancio, così come è uscito fuori dal consesso dei Capi di Stato e di Governo, è stato ridotto di 85 miliardi rispetto alla proposta originaria della Commissione europea.


La spesa agricola

Di questi 85 miliardi, circa 14 sono quelli tagliati alla Pac. In totale, per l’agricoltura, risultano ora disponibili poco più di 373 miliardi, suddivisi in 277 miliardi e 850 milioni per gli aiuti diretti ai produttori e 84 miliardi e 940 milioni di euro per i programmi di sviluppo rurale.
Nella cifra che va al primo pilastro della Pac sono inclusi anche 16 miliardi per le misure di mercato e 2,8 miliardi per il fondo di riserva per le crisi.
C’è poi da ricordare il Programma di aiuto agli indigenti, che non farà più parte di questo capitolo di spesa (è stato spostato dalla Pac al Fondo sociale eruopeo), ma è stato comunque confermato, anche se con una dotazione ridotta, di 2 miliardi e mezzo.


Le indicazioni sulla riforma Pac

Nel compromesso raggiunto tra le capitali sul budget, ci sono anche delle indicazioni sulla riforma Pac che saranno determinanti per l’ultima fase di negoziazione con il Parlamento europeo.
I Ventisette hanno lasciato l’indicazione del 30% per il greening, ovvero il condizionamento all’adozione di pratiche eco-compatibili per il ricevimento di circa un terzo del sostegno al reddito di ogni produttore. Si chiedono però criteri definiti in maniera chiara perché gli Stati membri abbiano flessibilità relativamente alle misure di greening.
Nessuna menzione, invece, alla riduzione delle aree a scopo ecologico, quella parte della superficie coltivata da adibire a fini ambientali: la Commissione europea ha proposto il 7%, il Parlamento europeo ha suggerito di cominciare, gradualmente, dal 3%, mentre il Consiglio ha specificato solo che questo requisito dovrà essere implementato “in modo da non determinare una diminuzione della produzione né del reddito dei produttori”.

Tra le indicazioni più rilevanti da parte degli Stati membri, il rifiuto della proposta di “capping” della Commissione europea, ovvero l’idea di fissare a 300mila euro il tetto massimo di sostegno al reddito ricevibile da un’azienda agricola. Le capitali ritengono che l’introduzione del tetto debba essere facoltativa, rendendo così del tutto inefficace l’iniziativa e andando incontro, peraltro, alle critiche di molti osservatori che hanno sottolineato l’incoerenza di questa posizione con la logica prevalente di tagli e di risparmi.
Sì, infine, alla flessibilità tra pilastri, che permetta di trasferire il 15% dei soldi dedicati al sostegno al reddito agricolo verso lo sviluppo rurale, e viceversa.


Il bilancio per l’Italia

L’Italia, nella negoziazione con i partner europei, ha limitato i danni per quanto riguarda i pagamenti diretti agli agricoltori: 27 miliardi di euro la dotazione totale per i sette anni, circa un miliardo in meno rispetto alla finanziaria comunitaria precedente.
Ottimo il risultato che riguarda il secondo pilastro: i finanziamenti europei per i Programmi di sviluppo rurale saranno di 9,26 miliardi (a fronte di 9,1 miliardi nel periodo 2007-2013). Una conquista, nel momento in cui la dotazione complessiva per questa voce di spesa calava del 10%.
L’Italia ha strappato, in particolar modo, 1 miliardo e mezzo in più per lo sviluppo rurale e 500 milioni in più, all’interno della politica di coesione, specifici per le aree rurali delle regioni meno sviluppate.


Le reazioni

“Eccezionalmente soddisfatto” si è detto il ministro delle Politiche agricole Mario Catania, che ha accompagnato il Premier Mario Monti al Vertice, spiegando, in particolar modo, che lo sviluppo rurale è la politica alla quale è affidata la tenuta e la crescita del settore agricolo per i prossimi anni. Sperando in un ulteriore miglioramento in sede di negoziato col Parlamento europeo, il ministro ha sottolineato come il sostegno diretto al produttore italiano diminuirà, in un’ottica di riequilibrio tra i benefici ricevuti da agricoltori di diversi Stati membri. Diminuzione, comunque, non eccessiva: da 400 euro si passerà a 380 euro per ettaro, a fronte però di una media europea di 260 euro.

“La sfida comincia ora per il futuro dell'agricoltura europea – ha commentato il responsabile europeo all’agricoltura, Dacian Ciolosdopo l'accordo politico dobbiamo passare dalle proposte alle decisioni''. Il Commissario si è detto naturalmente rammaricato per il taglio dei fondi, non solo nello specifico del suo dossier, ma anche quello riguardante ricerca e innovazione.

A ricordare che la partita è ancora tutta da giocare ci pensa Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo: “Dei 120 miliardi di euro di riduzioni della spesa totale, 16,5 miliardi rappresentano tagli al capitolo della politica agricola – riassume De Castro – a cui però bisogna aggiungere il mancato adeguamento al tasso di inflazione, stimato al 2-3%, che si tradurrà verosimilmente in un ulteriore 12% di riduzione”.

L’accordo emerso dal Vertice, comunque, deve ancora passare il vaglio del Parlamento europeo: “difficilmente il Parlamento lo approverà così come definito dal Summit”, conclude De Castro. Ci saranno da aspettarsi, dunque, intense settimane (forse mesi) di negoziazione tra le due istituzioni europee.