Facile dire cioccolato: un prodotto conosciuto da tutti, e apprezzato dai più. Ma il terreno si fa molto più insidioso quando si va a leggere l'etichetta e ci si confronta con le normative europee.

Il cioccolato e la definizione dei suoi ingredenti, infatti, sono costate all'Italia una lettera di messa in mora da parte della Comissione europea. La ragione? Aver continuato a usare la denominazione 'cioccolato puro' sulle etichette dei propri prodotti a base di solo burro di cacao (per distinguerli da prodotti simili ma contenenti altri grassi vegetali) secondo la propria normativa nazionale ma in violazione a quella europea; c'è anche una sentenza contro l'Italia della Corte di giustizia Ue del 25 novembre 2010.

Ora la Commissione europea, che si è riunita il 26 aprile a Bruxelles, ha deciso di archiviare la procedura d'infrazione aperta contro l'Italia. Cos'è cambiato? Semplice, una piccola modifica in extremis della legislazione nazionale l'ha rimessa in regola con la direttiva Ue.

La notizia è stata riportata da Roger Waite, portavoce del commissario all'Agricoltura Dacian Ciolos. Dopo la sentenza del novembre 2010, l'Italia rischiava un secondo ricorso alla Corte per mancata esecuzione della sentenza, da parte della Commissione europea, e sanzioni pecuniarie da versare.

 

Cosa cambia per il consumatore

Tutti soddisfatti, dunque? Pare proprio di sì, senza dimenticare i consumatori. Quando andranno ad acquistare cioccolato basterà dare un'occhiata all'etichetta: la presenza di grassi vegetali diversi dal burro di cacao, autorizzati dalla normativa europea fino a un massimo del 5% del prodotto finito, sarà segnalata in grassetto.