La manovra fiscale che ruota intorno all'Imu agricola somiglia sempre più alla classica tela del ragno, con intreccio a disegni variabili di emendamenti e contro-emendamenti: un giorno si tesse una trama di aliquote e di case fantasma, così fitta da far scattare l'allarme rosso da parte delle organizzazioni agricole; il giorno dopo la stessa trama si sfilaccia, diventa a maglie più larghe, tali da indurre un cauto ottimismo.
I numeri ballano e il fisco, che pure è sempre più esoso con il settore agricolo, diventa meno ostile e per ora rinuncia al temuto 'accanimento fiscale'.

A quest’ultimo sentiment è improntato l'ultimo comunicato congiunto - firmato da Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri - all'indomani della presentazione dell'emendamento al decreto fiscale da parte dei relatoori Antonio Azzollini (Pdl) e Mario Baldassarri (Fli).
Nella nota congiunta, le quattro organizzazioni agricole esprimono "cauta soddisfazione per l'approvazione degli emendamenti al Decreto Legge fiscale n. 16/2012 all’esame del Senato in cui, per quanto riguarda l’Imu, è stato confermato il percorso stabilito al tavolo fiscale, cioè che il gettito in agricoltura non debba superare per l'anno in corso un contributo aggiuntivo di 135 milioni di euro per i fabbricati rurali ad uso strumentale e di 89 milioni di euro per i terreni".

 

E siccome è la somma che fa il totale, combinando l'Imu dei fabbricati e quella dei terreni, si arriva al tetto di poco più di 220 milioni. Il Governo rispetta il gettito programmato e per il mondo agricolo si disinnesca la mina di un extra gettito derivante in un futuro dall'allargamento della base imponibile dovuta al milione di fabbricati rurali e altrettanti fabbricati strumentali che dovranno essere accatastati entro il 30 novembre di quest'anno.

Intanto il decreto fiscale ha ottenuto il voto di fiducia al Senato.
Dall'analisi del testo, si evince che i fabbricati rurali strumentali delle zone montane (oltre i mille metri di altitudine) sono esentati dal pagamento; per quelli soggetti all'imposta, invece, la prima rata va pagata nella misura del 30%, con scadenza il 18 giugno e il saldo il 16 dicembre.

Per il calcolo dell'Imu sui terreni agricoli il coefficiente moltiplicatore aumenta dal 130 inizialmente previsto a 135 se il proprietario non è coltivatore diretto o Iap; per queste due figure professionali, invece, viene confermato il coefficiente di 110 e ripristinata la franchigia di esenzione e le precedenti forme di riduzione.

Senza questo "tetto" del gettito, le aziende agricole - secondo i calcoli delle organizzazioni del settore - avrebbero dovuto sopportare una stangata fiscale senza precedenti: circa i, 3 miliardi di euro, sommando al danno per la perdita di risorse, anche la beffa di vedersi tassare i cosiddetti edifici strumentali, strumenti di lavoro come stalle, fienili e ricoveri per le attrezzature, finora incorporati nel reddito agrario dei terreni. Semplicemente assurdo.

Con il punto fermo del gettito 2012, concordato al Tavolo fiscale, il conto sarà quindi pilotato, almeno per ora. Una sorta di time-out fino a fine anno, ma la resa dei conti è solo rinviata.

L’intesa rappresenta comunque – secondo la valutazione delle associazioni agricole - una base di partenza che va nel senso di una maggiore equità rispetto all’accanimento fiscale prima denunciato dalle organizzazioni, su cui lavorare nel prossimo futuro. A mano a mano che i nuovi edifici rurali saranno accatastati, l'aliquota potrebbe essere rimodulata e spalmata su una base imponibile più ampia. E questo, a regime, potrebbe riaprire la prospettiva di spostare il prelievo sulle abitazioni rurali, esentando dall'odioso balzello dell’Imu i fabbricati strumentali.

La tregua sull’applicazione dell’Imu ha fatto passare per ora in secondo piano un’altra partita ancora più importante, quella della riforma della fiscalità in agricoltura, basata da sempre sulla rendita catastale. Nei giorni scorsi si erano rafforzati sussuri e grida sull’intenzione del ministero dell’Economia di rispolverare un vecchio progetto – l’ultimo tentativo era stato fatto a metà degli anni Novanta – di introdurre la tassazione a bilancio anche per le aziende agricole.

Al recente tavolo fiscale con il sottosegretario Vieri Ceriani, il tema è stato stralciato per concentrasi sull’emergenza Imu, ma l’appuntamento è solo rinviato.

In vista di questo impegnativo negoziato, il mondo agricolo oltre agli scongiuri di rito - ha rispolverato il suo vecchio mantra: e cioè che la tassazione sulla base del reddito catastale è l’antesignana del più recente modello degli studi di settore.

Se gli agricoltori dovessero essere chiamati a fare ulteriori sacrifici, molto meglio allora – si lascia intendere nel mondo associativo – impegnarsi in una trattativa sulla revisione dei valori catastali. Ai quale, è giusto ricordarlo, sono agganciate molte delle cosiddette attivate connesse che negli ultimi anni hanno allargato in modo esponenziale il perimetro della tradizionale attività agricola, dalle agroenergie fino alla fornitura di servizi alla collettività per citarne alcune.