Il Comando Carabinieri Politiche agricole e alimentari Nucleo Antifrodi Carabinieri di Salerno in collaborazione con il Comando provinciale di Reggio Calabria ha condotto una vasta operazione contro il sistema degli illeciti finanziamenti comunitari nel comparto agro-alimentare destinati alla Regione Calabria, nel cui ambito è emersa una fitta rete di complicità tra operatori del settore e addetti ai controlli, risultati contigui anche ad alcune ‘ndrine locali.
L’attività investigativa riguarda 48 indagati di cui 11 già tratti in arresto in esecuzione di ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta di quella Procura della Repubblica.
A loro carico sono emerse responsabilità per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici per aver percepito illecitamente finanziamenti comunitari per un valore complessivo di circa 1 milione di euro.
L’attività investigativa ha consentito di accertare che il gruppo affaristico – criminale era organizzato su basi familiari contigue ad alcuni clan locali di Africo Nuovo (Rc) e San Luca (Rc), ed ha potuto avvalersi della fitta rete di complicità di diversi operatori dei Centri di Assistenza Agricola e di alcuni organi di controllo amministrativi.
In particolare, sono state accertate la fittizia dichiarazione all’Agenzia per le erogazioni in Agricoltura, da parte di 30 allevatori, di consistenze aziendali di centinaia di capi ovicaprini in realtà inesistenti o con dati di consistenza maggiorati, anche allo scopo di ottenere dal Servizio veterinario il codice ed il registro aziendale necessari per presentare le istanze di finanziamento; la connivenza di ispettori degli Uffici provinciali Agricoltura incaricati dei controlli, i quali, all’atto delle verifiche loro delegate dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, nella qualità di pubblici ufficiali attestavano in verbale la presenza in allevamento di ovicaprini in realtà mai posseduti dagli allevatori; la complicità dei responsabili di alcuni Centri di assistenza agricola i quali, ancorché “incaricati di Pubblico Servizio”, inserivano nel Sian, Sistema informativo agricolo nazionale domande di pagamento incomplete o riportanti dati palesemente falsi, contribuendo alla truffa posta in essere dagli allevatori.
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