Il 2011 passerà alla storia come l'anno più avaro, degli ultimi 60, per la produzione di vino. Si prevede di trasformare poco più di 40 milioni di ettolitri, addirittura meno del 1948, l'annata quantitativamente più scarsa a memoria d'uomo. Nel 2010 la produzione fu di quasi 47 milioni di ettolitri.

"Lo straordinario prolungarsi della stagione estiva ha profondamente inciso sulle performance dei vigneti. Sono scesi i quantitativi raccolti e sono calate anche le rese del mosto trasformato - spiega Piergiovanni Pistoni, presidente della Federazione nazionale vitivinicola di Confagricoltura, commentando i dati definitivi della vendemmia -. La situazione, però, non è uguale su tutto il territorio, ci sono riduzioni marcate nel Mezzogiorno, e la Sardegna è l'unica regione ad aver registrato una produzione in crescita".

Più che la quantità, però, è importante il mercato. "Segnali positivi vengono dall'incremento di prezzo per le uve in generale- continua Pistoni -. Fondamentale in questa situazione è consolidare la presenza del nostro vino sui mercati esteri ed emergenti con produzioni sempre più qualificate".

 

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