Non siamo ancora sotto zero ma ci siamo molto vicini. No, non stiamo parlando di maltempo, ci riferiamo ai dati percentuali con i quali siamo soliti definire lo stato di salute economica nazionale e mondiale. Scende, secondo la recente stima preliminare dell'Istat, di 3 punti percentuali il Prodotto interno lordo italiano. L'incremento in quest'ultimo trimestre si ferma a 0.2 punti percentual,  non riuscendo proprio ad eguagliare lo 0.5 raggiunto ad aprile-giugno che, peraltro, aveva rappresentato l’aumento più forte dal 2006, prima della crisi economica. L'aumento congiunturale del Pil, come spiegano gli esperti dell'Istat, risulterebbe da un incremento del valore aggiunto dell’industria e dei servizi e da un calo del valore aggiunto dell’agricoltura.

Secondo il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan però, non sarebbe il caso di eccedere con le preoccupazioni, in quanto, ha affermato commentando le stime Istat relative al terzo trimestre 2010, “dipende da come si intendono i numeri. Se intendiamo l'agricoltura in senso stretto” ha proseguito il ministro, “sappiamo tutti che è un settore in crisi e in difficoltà. Ma per tutto quello che avviene nella trasformazione del prodotto, mi sembra che stia andando bene e dia all'Italia un lustro senza precedenti. Insomma, ognuno legge i dati come vuole'', ha concluso.

Non è dello stesso parere Confagricoltura che, pur senza trascurare la generale tendenza anticiclica del settore primario rispetto agli andamenti economici generali, riconosce in questa contingenza un fattore di eccezionalità, ed individua nel calo del valore aggiunto una durata tale da portare a scrivere sulla lavagna il dato dei tassi di variazione degli ultimi anni sempre con il segno meno (eccezion fatta per la piccola ripresa del 2007-2008). Conseguenza, la perdita di valore aggiunto agricolo di 2 miliardi di euro in sei anni (da 30 a 28 miliardi di euro circa). “Se proseguisse l'attuale trend” afferma l'organizzazione, “potrebbe significare un'altra annata con redditi in flessione per gli agricoltori”.

I dati non vengono letti con la giusta angolazione, come vorrebbe il ministro, nemmeno da Cia che sottolinea come il carrello della spesa alimentare delle famiglie italiane, pur non essendo ai livelli del 2007, torna a rincarare segnando un più 0,6 per cento in un solo anno. “I prezzi sui campi, al contrario, restano in discesa: meno 16 per cento negli ultimi due anni” afferma la Confederazione italiana agricoltori “e i consumi, dopo la ripresa dei primi tre mesi del 2010, in questo modo, restano al palo”. Secondo la Cia il mondo agricolo sarebbe impegnato nel concreto supporto del rallentamento del trend inflazionistico e starebbe pagando lo scotto con il calo dei redditi dovuto alla caduta dei prezzi all'origine e all'impennata dei costi produttivi, contributivi e burocratici. “Tuttavia” prosegue la nota, “un simile andamento non si ritrova poi nei passaggi della filiera agroalimentare e, di conseguenza, nella reale diminuzione dei prodotti al dettaglio che anzi ad ottobre - come rilevato da Istat - hanno segnato un più 0,3 per cento rispetto a settembre scorso”.
Per contrastare rincari artificiosi, secondo la Cia, oggi più che mai è importante la creazione di rapporti e accordi sempre più stretti nella filiera oltre ad una maggiore trasparenza nei processi di formazione dei prezzi dal campo alla tavola.

Confcommercio è del parere che con un'inflazione al 2% in Italia e dell'1,9% nell'area euro, il Paese sia in linea con le dinamiche europee ed internazionali. Per quanto riguarda la dinamica dei prezzi degli alimentari, secondo l'Ufficio studi di Confcommercio, lo 0,5% tendenziale di ottobre si colloca ben al di sotto dell'incremento del 2,6% osservato in Germania. Non si tratterebbe, affermano, di un dato episodico dal momento che “nella media del periodo gennaio-ottobre 2010, anche secondo dati di fonte Nielsen, il prezzo medio degli acquisti per prodotti di largo consumo è in diminuzione – 1% circa nei primi dieci mesi dell'anno”.

Del resto, la ripresa dell'area euro, secondo gli ultimi dati, risulta essere asimmetrica e sbilanciata a favore di Germania e Francia seguite da una pattuglia di paesi che viaggiano a velocità ridotta.