Innovarsi per rafforzarsi: uno slogan che se applicato al settore primario significa indicare agli agricoltori la strada maestra per poter affrontare le sfide future. E’ attorno a questi temi che si è sviluppato il primo seminario, dei cinque previsti da qui a dicembre, promosso dalla Regione Veneto nell’ambito della Conferenza regionale dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale, in corso presso la Corte Benedettina di Veneto Agricoltura a Legnaro (Pd).

Nell’era digitale che sta avanzando a grandi passi, l’innovazione in agricoltura deve inevitabilmente partire dalla conoscenza dei bisogni degli imprenditori. Da qui, la necessità di ripensare l’attività di ricerca e di formazione, nonché le azioni di comunicazione e informazione, presupposti che nel loro insieme possono contribuire alla crescita dell’agricoltore-imprenditore, artefice dello sviluppo del sistema produttivo.
L’incontro, aperto dall’assessore regionale all’Agricoltura, Franco Manzato, che ha ricordato come i risultati dei seminari contribuiranno a disegnare la strategia regionale agricola per il prossimo decennio, ha visto la partecipazione di accademici ed esperti che hanno posto sul tavolo della discussione argomenti di grande interesse. Questioni che proprio in queste settimane sono in discussione anche presso l’Unione europea.

Innovazione, dunque, sembra essere la parola chiave attorno alla quale ruota il futuro del settore agricolo. Innovare l’impresa agricola per rendere più competitivo il sistema agroalimentare e la Regione Veneto, attraverso questi momenti di confronto, intende vederci chiaro per poter svolgere fino in fondo il ruolo che le compete.

Esistono però delle croniche criticità - ha evidenziato il prof. Giacomo Zanni, dell’Università di Ferrara - che ostacolano l’innovazione del settore agricolo: la debolezza strutturale delle imprese, la scarsità di risorse adeguate, la mancanza di una strategia nazionale, la scarsa disponibilità delle imprese agricole ad integrarsi, la frammentazione stessa degli enti che producono e diffondono innovazione.
Ecco la necessità di puntare su pochi ma buoni obiettivi: qualità dei prodotti, sicurezza alimentare, certificazione, agricoltura conservativa e biologica, biotecnologie, robotizzazione degli allevamenti, agricoltura di precisione, filiera corta, biomasse sono solo alcuni esempi.

Anche la ricerca – ha ricordato Roberto Esposti, dell’Università Politecnica delle Marche - rappresenta un  pilastro dell’innovazione. La competitività delle produzioni agroalimentari italiane ed europee poggia sull’attività di ricerca che, però, troppo spesso deve fare i conti con scarse risorse. La stessa Pac investe poco nella ricerca. La discussione e i confronti proseguirà su altre tematiche nei prossimi seminari in programma.