Accorpare per attrarre. E' un processo che prosegue inesorabilmente in tutto il mondo. Per mantenere un sufficiente appeal in una fase di crisi, sia verso gli espositori sia per i visitatori, molti enti fiera si sono infatti mossi per unire le forze di singoli expò specialistici che altrimenti avrebbero faticato a giustificare gli investimenti necessari alla propria sopravvivenza. Parigi non fa eccezione. L'offerta nel 2010 vedrà affiancati l'Ipa (fiera dei macchinari per la trasformazione e il packaging dei prodotti agroalimentari), il Sial (fiera dei prodotti agroalimentari) e In-Food (esposizione settoriale degli aditivi e semilavorati alimentari).
Nel padiglione 7 del polo fieristico di Villepinte sarà posizionata l'area specifica per l'Ipa, di cui Olivia Grosbois, responsabile marketing dell'Ipa, riassume i punti chiave. In passato Ipa e Sial erano comunque in contemporanea, ma si svolgevano in parchi fieristici diversi. Oggi sono invece stati riuniti per ridurre gli spostamenti di espositori e visitatori, valorizzando l'Ipa grazie anche all'effetto "traino" di Sial , sua "sorella maggiore". Ci saranno circa 600 espositori della trasformazione agroalimentare, dell'imballaggio e dei servizi. Storicamente, la filiera regina dell'Ipa è quella della carne. L'Italia, dopo la Francia è il primo Paese estero con 55 espositori (9,2% sul totale) e 1.384 visitatori (3,1% sul totale). Nel 2010 si aspettano circa 44.000 visitatori, meno di un terzo di quelli del Sial, quindi. La fiera sarà anche occasione di condivisione e non solo d'esposizione: diversi premi caratterizzeranno le soluzioni tecniche più all'avanguardia, come pure verranno presentati i risultati di 15 progetti di ricerca focalizzati sui processi di trasformazione nella filiera agroalimentare. L'obiettivo è quello di trasformare l'Ipa in una sorta di osservatorio tecnologico nel panorama dell'innovazione nei processi di trasformazione, mentre il Sial continuerà a occuparsi dei prodotti finiti. L'abbinamento delle due fiere è stato molto apprezzato dalle aziende che aderiscono all'Ipa, perché possono trovare anche nel Sial potenziali interlocutori commerciali.
Compito di Adeline Vancauwelaert, Direttrice del gruppo Sial , è quello di fornire invece una panoramica su ciò che il Sial è, sia a livello francese che internazionale. Attualmente vi sono cinque Sial annuali: oltre a quello parigino, troviamo l'evento canadese, brasiliano e quello cinese. Esordio a novembre 2010 anche per il Sial di Abu Dhabi (Emirati Arabi) con 300 espositori e 4.000 visitatori previsti. A Shangai il Sial appena concluso ha invece già contabilizzato 30.000 visitatori e 1.200 espositori. Ben diversi, ovviamente, i numeri francesi: a Parigi vi sono 5.500 espositori per 145.000 visitatori. La Hall più importante dell'evento d'Oltralpe è il numero 5, dedicato ai prodotti lattierocaseari. Nel salone 8 verranno invece posizionati i prodotti "gourmet", che attirano un crescente numero di aziende e visitatori. Un tema emergente, che verrà ulteriormente enfatizzato nell'edizione 2010, sarà quello del pasto da asporto già pronto. Le mutate condizioni sociali e familiari hanno modificato nel tempo anche le abitudini alimentari di un'ampia fetta della popolazione, la quale si aspetta di trovare i propri pasti sempre più pronti e dosati a giusta misura. Quanto a numeri, al Sial di Parigi si attendono 185 Paesi visitatori. Ben 778 gli espositori 2008 italiani (14% sul totale) e circa 5.400 connazionali come visitatori (3,7% sul totale). Il Sial copre infatti ben 19 differenti categorie merceologiche, ma cerca di trovare equilibrio tra l'immagine di fiera generalista e quella di fiera specialistica. Tra i partner italiani si trova "Largo Consumo", con il quale Sial lavora sull'evento "Sial d'Or". Gettando un occhio al futuro, lo sviluppo sostenibile è l'argomento di più ampio respiro: per esserci fra venti anni, sottolinea la Vancauwelaert, si deve mantenere il vantaggio competitivo che oggi Parigi ha verso i competitor internazionali. Servono sempre idee nuove, attenzione verso i cambiamenti, decodificare le tendenze. A tal proposito, si potrebbe fornire al Sial un utile spunto di riflessione: un possibile bacino d'espansione potrebbe essere quello della produzione: molti sono i visitatori a valle della produzione e della trasformazione, infatti, ma poco sembra attrarre il Sial a monte, cioè a livello produttivo. Nei saloni di Parigi si vede infatti molta Gdo e industria. In pratica, la domanda. La produzione invece sembra non essere coinvolta. Al contrario, quando invece vi è sono iniziative fieristiche incentrate sulla produzione, manca la parte del consumo e della trasformazione. In sintesi, dove vi è l'offerta manca la domanda, e viceversa. Permane quindi anche a livello fieristico un certo clima contrappositivo tra chi produce e chi acquista o distribuisce. Un clima che si riverbera poi anche, e soprattutto, a livello di mercanteggiamenti sui prezzi nello sfinente braccio di ferro tra produttori, trasformatori e distributori. Un clima che forse potrebbe essere mitigato dal coinvolgimento reciproco nelle rispettive esigenze e bisogni. Magari anche a livello fieristico.