Ormai è emergenza vera per l’agricoltura italiana. Un’impresa agricola su tre è a forte rischio. I bilanci aziendali sono sempre più 'in rosso'. I prezzi sui campi continuano la caduta libera (a fine anno il calo potrebbe arrivare anche al 16% rispetto al 2008), mentre i costi produttivi crescono in maniera preoccupante e con essi gli oneri contributivi e il “peso” asfissiante degli adempimenti burocratici. Una serie di fattori che avrà riflessi nefasti sui redditi dei produttori che anche quest’anno sono destinati a registrare il segno negativo. A lanciare questo nuovo allarme è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che ha promosso una mobilitazione sull’intero territorio nazionale, per sollecitare una maggiore attenzione nei confronti del settore che ha bisogno urgente di interventi straordinari e concreti.
E’, comunque, il continuo crollo dei prezzi all’origine l’elemento che alimenta di più le preoccupazioni. In questo senso, avverte la Cia, il 2009 si sta rilevando un anno disastroso. Tutti i vari comparti registrano cadute verticali e sono in drammatica difficoltà. Nei primi nove mesi dell’anno per i cereali si ha una flessione del 39%, del 13,7% per la frutta, del 14, 5% per il latte e i suoi derivati, del 19% per l’olio d’oliva, del 23% per il vino, dell’8,6% per gli ortaggi, del 5% per le colture industriali, del 2% per gli animali vivi e le uova.
Uno scenario aggravato dai costi che per le imprese agricole sono diventati sempre più insostenibili. Tra mezzi di produzione (concimi, mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio), oneri contributivi e burocratici, siamo in presenza di un peso rilevante per gli agricoltori che, oltre a perdere competitività sui mercati, vedono ridurre in maniera drastica i propri redditi. Negli ultimi dieci anni, dal 1999 al 2008, abbiamo assistito, sottolinea la Cia, ad aumenti che superano abbondantemente il 300 per cento. Un trend che si è confermato anche nei primi nove mesi del 2009, anche se in maniera meno vistosa rispetto al passato, ma comunque sempre gravosa.
La contrazione della ragione di scambio del terzo trimestre 2009, secondo Ismea, è attribuibile esclusivamente al cattivo andamento dei prezzi costo e ricavo delle coltivazioni. La ragione di scambio relativa a tale segmento ha perso, infatti, 12 punti arrivando a quota 76, mentre la ragione di scambio degli allevamenti è cresciuta di 2,4 punti vicino sfiorando quota 84. Rispetto al terzo trimestre del 2008, la ragione di scambio ha ceduto 9,6 punti, con una flessione di 16 punti per le coltivazioni e di 2 punti per gli allevamenti.