L'impennata delle materie prime sui mercati internazionali, in particolare il petrolio, stanno mettendo in ginocchio le imprese agricole, sempre più strette nella morsa degli aumenti dei costi di produzione, che nel solo mese di gennaio hanno fatto registrare una crescita dell'8,5% rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. Una cifra ben più consistente di quella che si è avuta nell'intero 2007: più 6,1%. A sottolinearlo è la Cia (Confederazione italiana agricoltori) sulla base dei dati Ismea.
'Un trend che ha visto segnare record', avverte la Cia, 'come quelli dei concimi (+26,1%) e dei mangimi (+23,6%). Da non sottovalutare anche gli effetti del 'caro-petrolio' che, sempre a gennaio, ha determinato un incremento dei prezzi dei carburanti (+4,4%), dell'energia elettrica (+3,4%) e dei lubrificanti (+12,3%). A questi si aggiunge la lievitazione delle sementi (+ 4,5%)'. I settori che hanno maggiormente risentito di questa frenetica corsa al rialzo delle materie prime sono state le imprese di allevamento (soprattutto bovini e bufalini con un +18,1%) e quelle che coltivano frumento (+9,2%), riso (+8,2%), mais (+9%) e ortofrutta (+4%). Non solo. Ad aggravare la situazione, peraltro, già difficile per gli agricoltori, si sono aggiunti gli oneri previdenziali e quelli di carattere burocratico. Oneri pesanti che si traducono in forte ostacolo alla crescita economica delle imprese, con incidenza negativa notevole sull'occupazione e la competitività. 'Comunque, la crescita dei costi di produzione, insieme a quelli previdenziali e burocratici, non mancherà di avere pesanti ripercussioni sui redditi dei produttori agricoli che', afferma la Cia, 'già nel 2007 sono scesi dello 0,9%. Gli agricoltori italiani', rileva la Cia, 'rischiano, purtroppo, di continuare a registrare un andamento fortemente negativo sotto il profilo dei redditi. Una tendenza che, ormai, si protrae da anni (-10,4% nel 2005 e -3,4% nel 2006) e, almeno per il momento, non si intravede una svolta positiva. Analogo andamento non si riscontra, però, in Europa, dove la maggior parte dei paesi mette a segno un aumento reddituale agricolo. Nella classifica Ue occupiamo un posto da fine classifica. Dietro di noi abbiamo soltanto Malta, Grecia, Portogallo, Romania e Bulgaria'.
Di diverso tenore, invece, i dati relativi ai nostri principali concorrenti, Spagna e Francia. Il reddito agricolo spagnolo è, infatti, aumentato, nel 2007 rispetto al 2006, del 10,4%; mentre quello francese ha registrato un miglioramento nell'ordine del 7,5%. 'La ragione di questa discrepanza tra l'Italia e gli altri partner europei sta nel fatto che, nel 2007, il nostro Paese', conclude la Cia, 'non ha recepito i benefici di un corso favorevole dei prezzi dei prodotti agricoli a livello internazionale'.