Nessun cenno di ripresa per il mercato europeo delle carni bovine, che continuano a perdere posizioni, come evidenziano le analisi di mercato rese disponibili dalla Commissione europea.
Le quotazioni degli animali vivi di minor pregio, come nel caso dei bovini delle razze da latte, hanno perso altre posizioni e i prezzi sono quasi del 40% inferiori rispetto a un anno fa.

Un po’ meglio per le razze da carne, ma il confronto con i 12 mesi precedenti mostra uno sconfortante meno 16,9%.
Solo per i vitelli le quotazioni sono in linea con quelli del 2019.
Situazione analoga è quella che si registra per la carne nelle varie tipologie in uscita dai macelli.

 
 

La produzione

Le cause di questa inerzia del mercato delle carni bovine non trova spiegazione nell’andamento della produzione, praticamente stabile considerando che la crescita non arriva nemmeno all’uno percento nel suo complesso.

Come nei mesi passati si nota tuttavia come l’andamento della produzione di carne bovina sia molto variegato, con differenze sensibili fra un paese e l’altro.
 


Import-export

La flessione dei consumi è solo una delle componenti che impediscono una ripresa delle quotazioni, che risentono della chiusura dei commerci conseguente all’emergenza da coronavirus.

Le ripercussioni sull’andamento dei flussi di import export sono evidenti.
Sensibile il calo delle importazioni europee che nei primi tre mesi dell’anno hanno segnato una flessione di quasi 17mila tonnellate rispetto allo stesso periodo del 2019, il 14,5% in meno.
Meno importazioni, ma anche minori esportazioni, che sempre nei primi tre mesi si sono fermate a poco oltre le 263mila tonnellate, 19mila tonnellate in meno rispetto all’anno precedente.
 


La frenata dei suini

Non si arresta la caduta del prezzo dei suini nella Ue.
Le quotazioni medie sono ulteriormente arretrate, fermandosi nella prima decade di maggio a 161,1 euro al quintale, il 7,2% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

L’euforia dei mercati per la forte domanda di carni suine proveniente dalla Cina è ormai solo un ricordo.
Nemmeno il comparto dei suinetti da rimonta si salva da questa caduta e anzi fa registrare i più elevati picchi negativi.
Segno che negli allevamenti ora prevale la prudenza e si è fermata la spinta produttiva dei mesi precedenti.
 


Meno suini nella Ue

Gli effetti del rallentamento non hanno tardato a farsi sentire e nei primi due mesi di quest’anno già si è ridotto il numero di capi avviati al macello.
In media la riduzione è del 2,6%, ma spicca il dato italiano, con una flessione prossima al 12%.

Una flessione che tuttavia non è stata sufficiente a fermare la caduta dei mercati, dettata come nel caso della carne bovina, dal cambiamento negli stili dei consumi e dalle difficoltà alla movimentazione delle merci a livello internazionale.

Per osservare cambiamenti in chiave positiva occorrerà attendere gli effetti della minore produzione e dell’allentamento delle restrizioni agli scambi commerciali.
 


Meglio gli avicoli

Qualche timido segnale di ripresa arriva invece dal settore avicolo europeo, dove il prezzo medio dei broiler ha segnato nella prima decade di maggio un aumento dell’1,6%.

La distanza dai prezzi dello scorso anno resta però elevata, il 7,2% in meno.
Per evidenziare la profondità della crisi del settore avicolo, è opportuno evidenziare che il prezzo attuale dei broiler è inferiore alla media dei prezzi calcolata nei quattro anni che vanno dal 2015 al 2019.
 
 

I bovini in Italia

E in Italia? Come nel resto della Ue si assiste a una caduta del prezzo, che nel caso dei vitelloni appare però modesta, solo un meno 0,6% registrato sulla media dei prezzi di aprile.
Ma si tratta comunque di prezzi del 3,7% più alti di quelli che gli allevatori percepivano nel 2019.

Significativo poi il balzo in avanti delle vacche a fine carriera, che hanno recuperato in appena un mese oltre il 13%, riducendo al 7,6% in meno il divario con l’anno precedente.

Controcorrente il dato rilevato da Ismea per le manze, che con i 2,74 euro per chilo di peso vivo hanno superato le quotazioni dei vitelloni.
 

Prezzi medi all’origine dei bovini e loro variazioni
(Fonte: © Ismea)

Il crollo dei suini italiani

Forte caduta dei prezzi per il comparto suino anche in Italia.
I prezzi dei suini da macello continuano a precipitare, lasciando sul terreno tutto il vantaggio ottenuto nei momenti di maggiore euforia del mercato.

Ma a differenza di quanto accade per i prezzi medi europei, le quotazioni all’origine delle scrofe e dei suini da allevamento, pur se hanno perso molto terreno, riescono a mantenersi più alti di quelli dell’anno precedente.
 

Prezzi medi all’origine dei suini e loro variazioni
(Fonte: © Ismea)

Frenano gli avicoli del Belpaese

Battuta d’arresto per il mercato avicolo italiano.
Lo evidenziano le analisi del Crefis, il Centro di ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza diretto da Gabriele Canali.

I dati medi si riferiscono al mese di aprile e mostrano per polli, galline e tacchini una flessione dei prezzi che si collocano così sotto a quelli dello stesso periodo del 2019.
Fra le motivazioni di questa svolta negativa l’aumento delle macellazioni, che a inizio anno hanno registrato un incremento vicino al 7% su base annuale.
Il calo dei consumi per la chiusura della ristorazione collettiva e la frenata nei flussi di esportazione hanno contribuito a deprimere i prezzi.

Il settore avicolo ha in sé le capacità per adeguare celermente la produzione al consumo e il ritorno alla normalità con la riapertura di ristoranti e hotel potrebbe restituire stabilità a questo settore, innescando una ripresa dei prezzi in tempi più rapidi rispetto ad altri segmenti della zootecnia.
 

Il prezzo degli avicunicoli, variazioni percentuali fra aprile e marzo 2020
(Fonte: © Crefis)

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.