Cinque operano nel parmense - una produce latte in polvere, due sono prosciuttifici, un'azienda produce mortadella Bologna Igp, culatello di Zibello Dop, cotto e salame industriale, e l'ultima è un macello – e due nel modenese, una produce il prosciutto cotto, l'altra è un macello.
Se l'esito sarà positivo, altre aziende della regione potranno iniziare l'iter per registrare i propri stabilimenti di trasformazione e i macelli per esportare la carne nel paese asiatico con importanti ricadute economiche e occupazionali per tutto il comparto. Basti ricordare che dei circa 391 milioni di euro di prodotti agroalimentari italiani esportati nel 2016 in Cina (+750% in valore in dieci anni), il 16% è made in Emilia Romagna, con una crescita del 64% in cinque anni, crescita che nei primi nove mesi del 2017 ha subito un'altra importante accelerazione mettendo a segno un ulteriore +23,56% (elaborazione dati Unioncamere Emilia Romagna su dati Istat).
"La visita della delegazione Cnca sul nostro territorio è un risultato importantissimo" afferma il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini.
"Da molti anni le delegazioni dell'amministrazione di certificazione e accreditamento cinesi non venivano in Italia. Il fatto che, in questa occasione più di metà delle visite previste in Italia siano in corso proprio in stabilimenti della filiera suinicola emiliano-romagnola, conferma ancora una volta il primato qualitativo delle nostre produzioni e apre importanti prospettive di aumento dell'export" prosegue il presidente.
La Cnca ha chiesto espressamente di visitare due stabilimenti del comparto del Prosciutto di Parma anche per approfondire aspetti legati alla certificazione Dop e aumentare così la lista dei prosciuttifici registrati all'esportazione ferma da oltre dieci anni a circa 15 realtà.
Ma l'apertura alla carne suina non è il solo risultato positivo raggiunto: nel dicembre scorso l'Amministrazione generale cinese per il controllo della qualità, l'ispezione e la quarantena (Aqsiq) ha tolto anche il bando sulla carne bovina fresca (in vigore dal 2001) avviando così anche per questo settore il cammino verso la ripresa e il rilancio dell'export.
"Il superamento del blocco delle carni suine e bovine - commentano gli assessori regionali all'Agricoltura, Simona Caselli, e alle Politiche per la salute, Sergio Venturi - è un passo avanti per promuovere i nostri prodotti in mercati cruciali come quello cinese e sostenere gli altri negoziati che abbiamo in atto, come quello delle pere italiane visto che attualmente, delle produzioni ortofrutticole emiliano-romagnole, possiamo esportare solo il kiwi".
"I sopralluoghi effettuati in questi giorni - concludono Caselli e Venturi - sottolineano l'importanza di temi quali la tracciabilità e l'efficacia dei controlli ufficiali nell'ambito della sicurezza alimentare, elementi da sempre al centro delle politiche regionali".
L'attività di audit condotta da Cnca in Italia, con il coordinamento del ministero della Salute e in stretta collaborazione con le Regioni italiane, si è svolta dal 15 al 25 gennaio e ha visto, per l'Emilia Romagna, il coinvolgimento di tutto il sistema produttivo, da Assica al Consorzio del Prosciutto di Parma, all'organizzazione interprofessionale del Gran suino italiano.
"La visita dell'ente di controllo e certificazione cinese - spiega il presidente di Gran suino italiano, Guido Zama - è un riconoscimento alle nostre produzioni, alle nostre imprese, alle garanzie igienico sanitarie dei prodotti realizzati e apre un grande mercato in cui poter valorizzare ancora di più tutta la nostra filiera. La Regione Emilia Romagna con la sua azione sta creando le condizioni per promuovere i nostri produttori nei mercati stranieri".
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Fonte: Regione Emilia Romagna