Gentile Direttore,
Le scrivo perché ritengo opportuno fornire alcuni chiarimenti riguardo all’articolo dal titolo “E’ scontro sui premi per la zootecnia da latte” pubblicato il 6 maggio sulla rivista online “AgroNotizie”.

Come ben sa, la gestione dei premi accoppiati della Pac per il latte, riguarda uno dei settori più importanti e strategici del nostro agroalimentare. La questione assume una connotazione particolare in una fase delicata per l’intero comparto che, dopo trenta anni, ha visto terminare il sistema delle quote produttive con prospettive reddituali tutte da valutare. Inoltre, la prolungata volatilità che continua a caratterizzare il mercato del latte e dei suoi prodotti derivati, rappresenta un ulteriore elemento di criticità e incertezza per il futuro degli allevatori italiani.


Venendo al dunque, mi permetto di sottolineare che, tra i “Perché no” citati nell’articolo del 6 maggio, accanto all’insorgere di costi aggiuntivi per l’iscrizione ai libri genealogici e per i controlli funzionali e all’esclusione delle razze ibride, sono stati trascurati elementi altrettanto importanti e decisivi.

Questioni cruciali, che hanno indotto la Cia (insieme a Confagricoltura) a ricorrere davanti al Tribunale amministrativo del Lazio.

Mi riferisco al requisito di accesso ai premi Pac previsto dalla normativa comunitaria e agli accordi nazionali presi lo scorso anno per rispettare i dettami dell’Unione Europea. Come dichiarato nei giorni scorsi, Il sostegno accoppiato, di cui al Titolo IV del regolamento (UE) n.1307/2013, era stato introdotto dall’UE per sostenere i settori in particolari difficoltà. In virtù di tale requisito (obbligatorio), le scelte nazionali dello scorso anno (frutto di un negoziato lungo e complesso) si erano orientate sul settore lattiero proprio perché considerato particolarmente vulnerabile sia per effetto del nuovo processo di convergenza sia a seguito dell’impatto derivante dalla rimozione delle quote.

Ebbene, in un colpo solo, con i provvedimenti di attuazione nazionale emanati dal Ministero sono decaduti entrambe le condizioni. Un premio concepito dall’Europa per ridare ossigeno a tutti gli allevatori e per rilanciare le zone in difficoltà (dove la zootecnia da latte spesso è una delle principali risorse economiche) diventa improvvisamente a vantaggio esclusivo di un gruppo di aziende.

Il tutto si è tradotto in una misura da un lato in contrasto con la normativa comunitaria di riferimento, dall’altro discriminatoria, soprattutto nei confronti di quelle aziende più deboli e in difficoltà per le quali (paradosso) lo strumento era stato concepito.

Alla luce di quanto detto, come organizzazione che rappresenta centinaia di migliaia di agricoltori italiani e che da sempre si batte per difendere e supportare le difficoltà delle imprese, la CIA non avrebbe potuto in alcun modo restarsene con le mani in mano tollerando tale ingiustizia. Non è nel nostro stile.

Continuando, non posso esimermi da un passaggio sul tema dell’interprofessione citato dal giornalista Angelo Gamberini. La necessità di un’interprofessione efficace che promuova l’aggregazione del prodotto e la qualificazione dell’offerta, ha rappresentato, da sempre, una delle principali battaglie della Cia.

Quindi, la misura contenuta nello schema di Decreto Legge approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri, rappresenta per noi un’opportunità. Una sfida che intendiamo portare avanti con tutte le nostre forze e l’impegno necessario e non un’occasione per “contendersi spazi, visibilità e seggiole”. Su questo punto siamo intransigenti, non accettiamo supposizioni.

Al tempo stesso, non intendiamo ostacolare lo strumento o esimerci da un confronto costruttivo. Semmai, siamo stati noi quelli che hanno lamentato la mancanza di concertazione su un elemento fondamentale del recente schema di Decreto-legge, come è quello dell’interprofessione. Certamente, anche questa volta, non ci risparmieremo nel fornire, per quanto possibile, il nostro contributo per migliorare nei passaggi istituzionali lo strumento e renderlo efficace nel suo funzionamento.

Per concludere, gentile Direttore, siamo in una fase particolarmente delicata per l’agricoltura italiana. Tra mille difficoltà e dopo un periodo difficile, le imprese di allevamento stanno tentando, con sacrificio e responsabilità, di rialzare la testa e di uscire dal tunnel della crisi. In questa direzione, una gestione corretta e trasparente dei premi Pac rappresenta un’opportunità da cogliere.

Evitiamo di diffondere informazioni parziali e incomplete che rischiano di creare ulteriore incertezza.
Di pari passo, in un momento così difficile il ruolo della rappresentanza di impresa assume un’importanza straordinaria.
Perché sminuirlo sollevando dubbi, supposizioni, critiche ingiustificate e poco veritiere?

La Confederazione Italiana Agricoltori ha la responsabilità di rappresentare uno spaccato importante del mondo della produzione agricola e particolarmente strategico all’interno di un contesto socio-economico in continuo mutamento e di difficile interpretazione.


Non è la prima volta che ci troviamo di fronte tempi difficili. Ma non abbiamo timori, perché continueremo a mettere in campo le nostre qualità e non ci risparmieremo nel difendere e tutelare in ogni sede le esigenze delle imprese agricole, siano esse fragili oppure dinamiche. Il nostro obbiettivo è mettere al più presto gli agricoltori nella condizione di guardare al futuro con rinnovato ottimismo.

Noi, ancora una volta, siamo pronti a fare la nostra parte. Ognuno faccia la sua.

Cordiali saluti
 

Secondo Scanavino
(Presidente Confederazione Italiana Agricoltori)


Risponde l'Autore dell'articolo
Gentile Presidente,
l'articolo citato, dopo aver adombrato i dubbi da Lei ricordati in merito all'interprofessione, si concludeva con questa affermazione “saremmo contenti di essere smentiti”. Dunque accogliamo con piacere questa sua dichiarazione che va nella direzione sperata, sebbene ancora ferma, non certo per colpa Sua, alla fase dei buoni propositi. I primi ad augurarci che ora si passi ai fatti siamo noi, certamente insieme a Lei. Magari in tempi rapidi. Ci rassicura la certezza del Suo impegno, che traspare anche dalla Sua lettera. E non mancheremo allora di “auto smentirci” e di dare alla notizia ed ai protagonisti di questa svolta tutto lo spazio e il plauso che meritano. Come l'esser riusciti, notizia successiva a questo nostro “carteggio”, a bloccare l'iniqua modalità di assegnazione dei premi accoppiati, evidenziata anche nell'articolo. Ora questi premi non saranno più vincolati alla iscrizione ai Libri Genealogici. E il merito, è fuor di dubbio, va alla Cia e a Confagricoltura che hanno intensamente lavorato per giungere a questo risultato.

Con i migliori auguri di buon lavoro a Lei e alla sua Organizzazione.

 

Angelo Gamberini