Più del Parmigiano Reggiano, più del Grana Padano. E' il sorpasso del Pecorino Romano sui blasonati “big” dei formaggi italiani, questi ultimi alle prese con una flessione di mercato dovuta a molte componenti, dalla eccessiva spinta produttiva, all'embargo della Russia, che ha bloccato un'importante fetta delle nostre esportazioni. Così, mentre un chilo di Parmigiano Reggiano si ferma a 7,55 euro al chilo (6,5 euro il Grana Padano), per un chilo di Pecorino Romano si arriva anche a 8,50 euro. Un anno fa lo stesso chilogrammo valeva il 35% in meno. Più di uno i fattori che hanno giocato a favore del Pecorino Romano. Al primo posto il calo della produzione registrato a iniziare dalla primavera del 2013, calo che in Sardegna è stato più evidente anche a causa della minore produzione di latte, in parte motivata, purtroppo, dalla presenza di alcune patologie come la Blue Tongue. Un rallentamento poi proseguito nei primi mesi del 2014, quando al contempo si rinvigorivano le esportazioni sui mercati europei e verso gli Usa. Forte l'aumento delle importazioni statunitensi dei pecorini non da grattugia segnalato da Ismea, con un incremento dell'11,4% nei primi mesi del 2014 rispetto all'anno precedente.
Il prezzo del latte
Un mix di condizioni, questo del calo produttivo e dell'aumento dell'export, che si è presto tradotto nell'aumento di prezzo del Pecorino Romano del quale oggi beneficiano soprattutto le industrie di trasformazione. Anche il prezzo del latte è aumentato, oggi alla quota record di 85 centesimi al litro, oltre il doppio di quanto viene pagato un litro di latte di vacca. Un prezzo che gli allevatori giudicano comunque troppo basso se paragonato a quello del Pecorino. Confrontando l'evoluzione dei prezzi del Pecorino e del latte, si nota che mentre il primo è salito negli ultimi anni di oltre il 170%, la crescita del latte si è fermata ad un più 135%. Gli allevatori premono dunque per vedersi riconosciuto un prezzo maggiore, almeno un euro al litro.
Governare le produzioni
Se il trend di mercato continuerà ad essere così favorevole non sarà troppo difficile per gli allevatori raggiungere un accordo al rialzo per il prezzo del latte. Ma la sfida più importante si gioca su un altro fronte. La migliorata redditività di industrie e allevamenti rappresenta una forte tentazione a spingere sull'acceleratore delle produzioni. Una situazione che in mancanza di nuovi sbocchi di mercato, peraltro difficili da immaginare oggi, porterebbe ad un crollo delle quotazioni e all'apertura di una nuova stagione di crisi. Un aiuto, per fortuna, giunge da Bruxelles. Per contrastare i possibili problemi che deriverebbero dalla chiusura del regime delle quote latte (di vacca in questo caso), è stato predisposto un “Pacchetto Latte” che prevede fra l'altro la possibilità di regolamentare la produzione dei formaggi a denominazione di origine. Parmigiano Reggiano e Grana Padano si sono già attivati su questo fronte, pur con fortune alterne. Ora anche i pecorini Dop tentano questa strada. Il primo passo è avvenuto nei giorni scorsi con l'incontro a Cagliari, nella sede di Argea (Agenzia regionale per la gestione e l'erogazione degli aiuti in agricoltura), dei protagonisti della filiera del latte ovino. Presto sapremo se i pecorini Dop sapranno darsi regole in linea con le attese del mercato. O se al contrario si dovranno lamentare nuove stagioni di crisi.
13 ottobre 2014 Zootecnia