L’Associazione conferma che il mais e i mangimi prodotti con una percentuale di suddetto mais superiore al 32% (soglia di intervento individuata dal ministero della Salute) e ancora in fase di commercializzazione sono stati posti sotto sequestro in via cautelativa, in attesa degli ulteriori accertamenti in corso.
Assalzoo comunica che i risultati delle analisi effettuate in autocontrollo dai propri associati, presso laboratori accreditati per la determinazione della diossina, hanno dato tutte esito favorevole e sono sotto il limite legale. Ne consegue che i mangimi composti prodotti e commercializzati dagli associati rispettano i limiti imposti di legge e tutelano la sicurezza alimentare del consumatore.
Inoltre le analisi, continua la nota dll'Associazione, effettuate nel 2013 e 2014 nell’ambito del sistema di autocontrollo aziendale a livello nazionale su partite di mais proveniente dall’Ucraina, evidenziano una livello di diossina compreso tra lo 0,13 e 0,16 ng Oms Pcdd/F-Teq/Kg, ossia molto al di sotto del limite legale di 0,75. Detti risultati sono in linea con quelli raccolti a livello europeo dalla task force “diossina” costituita nel 2011 in seno a Fefac (Federazione europea dei produttori di alimenti composti).
Assalzoo conferma che, per quanto a propria conoscenza, le analisi effettuate sino ad ora sui prodotti di origine animale hanno dato esito favorevole, ossia risultano sotto i limiti previsti per gli alimenti ad uso umano. Sulla base di tali risultati le Autorità hanno provveduto allo sblocco di tali allevamenti.
Assalzoo da tempo richiede a tutela della zootecnia e in genere del “Sistema Italia” che i controlli sulle materie prime di importazione vengano effettuati prima della nazionalizzazione e, comunque, prima della commercializzazione. In questo contesto una demonizzazione a priori dei prodotti di importazione è una polemica quanto mai fuorviante: va considerato che il sistema agroalimentare nazionale è costretto ad importare oltre il 52% di materie prime di origine vegetale in quanto la produzione nazionale non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno interno. In particolare per il mais nel 2013 è stato importato il 37,5% del fabbisogno nazionale. "Inutile ricordare che il mais rappresentava la cultura principe dell’agricoltura italiana - sottolinea Assalzoo -per la quale nel 2005 eravamo autosufficienti, ma che da diversi anni vede un saldo negativo, con una produzione in continuo calo a causa della diminuzione delle rese ad ettaro, della rinuncia all’innovazione, della riduzione della superficie seminata, della competizione per uso energetico e della qualità igienico-sanitaria".
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Fonte: Assalzoo