Le progressive limitazioni normative all'uso di fertilizzanti azotati hanno ragioni di tipo ambientale, ovvero la salvaguardia delle acque, sia superficiali, sia di falda. In tale direzione sono quindi cresciute nel tempo le aree definite "vulnerabili" dalla Direttiva 91/676/CEE, nota anche come "Direttiva nitrati".
A demotivare ulteriormente l'uso dei concimi azotati si è poi aggiunto l'aggravio dei prezzi iniziato nel 2021. Ambiente ed economia hanno quindi concorso alla riduzione nell'uso dei fertilizzanti, trend che però collide con le esigenze nutrizionali delle colture, come per esempio i cereali. Il rigoglio vegetativo prima e l'accumulo di proteine nella granella poi, dipendono infatti dalla disponibilità di azoto per la coltura.
Microbiologia: alleata preziosa
A ovviare a tali esigenze sono però giunte di recente alcune soluzioni che affondano le radici nella microbiologia anziché nella chimica. Fra i microrganismi utili alle colture si evidenziano in tal senso i batteri promotori della crescita delle piante, in acronimo Pgpb. Questi sono infatti capaci di produrre numerosi metaboliti secondari, favorendo lo sviluppo delle piante anche tramite lo stimolo alla sintesi di fitormoni ed enzimi.
Inoltre, aspetto fondamentale, alcuni ceppi batterici sono capaci di fissare l'azoto atmosferico direttamente nelle piante, rendendolo immediatamente biodisponibile per il loro metabolismo.
Meno concimi, ma più azoto
In marcia decisa verso queste nuove frontiere si evidenzia Syngenta, la quale ha appositamente sviluppato una gamma di formulati a base di Azotobacter salinestris nello specifico ceppo CECT 9690, batterio azotofissatore applicabile a cereali e mais. Cinque i prodotti in gamma, ovvero Vixeran®, Nutribio N®, Naturbat N™, Rhizosum N™ e Probiotic N™, contenenti, per ogni grammo di formulato, 1x10 Unità Formanti Colonie (UFC) di Azotobacter salinestris ceppo CECT 9690. Trattasi di veri e propri agenti fertilizzanti di origine naturale, formulati come polveri e capaci di agire su tre differenti fronti:
- fissazione dell'azoto atmosferico a livello fogliare e radicale;
- riduzione delle perdite di concime;
- produzione di sostanze metabolicamente attive nella pianta.
Grazie alla loro particolare formulazione, i prodotti della Linea Syngenta sono inoltre conservabili fino a 24 mesi di shelf life, senza refrigerazione.
L'Azotobacter alla lente
L'Azotobacter salinestris è un batterio di tipo endofitico. È cioè in grado di vivere all'interno dei tessuti vegetali, in cui si è dimostrato capace di fissare l'azoto atmosferico mettendolo direttamente a disposizione delle piante.
In special modo il ceppo CECT 9690, esclusivo di Syngenta, si evidenza per le eccellenti performance di azotofissazione e per la solida e durevole interazione che stabilisce con la coltura.
A favore di tale interazione gioca anche l'elevata resistenza di questo specifico ceppo a eventuali condizioni avverse: ampio risulta infatti i range tollerati quanto a temperature, salinità e pH. Superiore a quella di altri ceppi anche la resistenza ai raggi UV.
Tali caratteristiche permettono al ceppo CECT 9690 di restare metabolicamente attivo fino a 60 giorni, esaltando la risposta delle piante agli stress. Per esempio quando questi siano dovuti a temperature molto elevate, salinità o valori di pH non ottimali.
Scopri la linea Azotobacter
Benefici e vantaggi
Una volta entrato in contatto con le piante, Azotobacter salinestris si diffonde velocemente creando un biofilm intorno a radici e foglie. In soli sette giorni si moltiplica infatti sino a 100 volte, mentre i flagelli gli permettono di colonizzare al meglio i tessuti vegetali. La sua presenza si manifesta tramite cisti all'interno delle quali il batterio produce acido indolacetico, precursore delle auxine, ma anche acido gibberellico, promotore della crescita delle piante.
Oltre a ciò, Azotobacter salinestris genera siderofori, sostanze che si comportano da chelanti naturali del ferro. Tale azione aumenta quindi la biodisponibilità per le piante di questo prezioso elemento.
Dosi e consigli di impiego
Quanto a dosi di impiego, i cinque formulati di Syngenta vanno applicati in ragione di 50 grammi per ettaro, avendo l'accortezza di diluirli in 200-300 litri di acqua con valori di pH consigliati fra 5,5 e 6.
Circa le tempistiche di impiego, le loro applicazioni non comportano ulteriori passaggi in campo, potendosi queste posizionare contestualmente alle pratiche di diserbo di post emergenza dei cereali, cioè fra inizio accestimento e inizio levata. È proprio in tale momento, infatti, che la fisiologia delle piante trae particolare vantaggio dalla presenza di Azotobacter salinestris.
Questo batterio può essere impiegato anche su mais sempre alla dose di 50 g/ettaro in post emergenza della coltura, tra le 3 e le 6 foglie, anche in questo caso in miscela con il diserbo.
Compatibili con la quasi totalità degli agrofarmaci presenti sul mercato, i formulati di Syngenta a base del ceppo CECT 9690 di Azotobacter salinestris permettono apporti stimati in 30-35 unità d'azoto per i cereali a paglia e 50-60 unità d'azoto per il mais.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Syngenta Italia