Gli input produttivi sono sempre più difficili da trovare e costosi da acquistare. E così molte aziende agricole tendono a ridurne l'impiego, soprattutto sul fronte dei fertilizzanti azotati, la cui produzione è strettamente legata all'impiego dei combustibili fossili.

 

Per evitare cali produttivi è dunque necessario ottimizzare l'impiego delle risorse a disposizione, come ad esempio l'acqua o i fertilizzanti stessi. A questo obiettivo stanno lavorando diverse startup che hanno preso parte al World Agri-Tech Innovation Summit 2022, l'evento che ogni anno raccoglie a Londra e a San Francisco startup, ricercatori e aziende da tutto il mondo.

 

A nutrire le piante ci pensano i batteri

Encera ha affrontato da una angolazione interessante la sfida della nutrizione azotata delle colture. Il team di scienziati ha infatti isolato dalla canna da zucchero dei batteri in grado di fissare l'azoto atmosferico e renderlo disponibile per le piante, come avviene naturalmente nel caso delle leguminose.

 

"La nostra soluzione può essere applicata a qualunque coltura ed è in grado di ridurre la necessità di ricorrere a fertilizzanti azotati in percentuali variabili, del 10-20% nel mais ad esempio", ci spiegano dalla startup che incontriamo durante l'edizione appena conclusa del World Agri-Tech, evento di cui AgroNotizie® è mediapartner.

 

"I batteri penetrano all'interno dell'organismo vegetale e lì operano per fissare l'azoto atmosferico. Questo permette di portare il nutrimento esattamente dove serve e inoltre non si crea competizione tra i nostri microrganismi e quelli naturalmente presenti nel suolo".

 

La soluzione, già sul mercato negli Usa e in Canada, potrebbe presto arrivare anche in Europa. L'aspetto positivo di questa tecnologia, rispetto ad altre simili, è che i batteri non sono oggetto di miglioramento genetico grazie alle biotecnologie e quindi non sono soggetti alle restrizioni tipiche degli Ogm.

 

Sensori e software per ascoltare le piante

Anche il monitoraggio della salute delle piante è fondamentale per ottimizzare l'impiego delle risorse. Treetoscope è una startup israeliana che ha sviluppato dei sensori per controllare lo stato di idratazione delle colture. L'agricoltore deve inserire dei piccoli device all'interno del tronco degli alberi da frutto (stanno anche lavorando sulle colture erbacee). Il sistema misura lo stato di idratazione della pianta e invia il dato ad una piattaforma monitorabile da remoto. In questo modo si può intervenire con l'irrigazione al momento giusto, senza sprecare acqua o far entrare la pianta in stress.

 

Vivent ha invece pensato di applicare il concetto di Ecg (l'elettrocardiogramma con cui si monitora il cuore umano) alle piante. Due elettrodi vengono inseriti in qualunque vegetale (ad esempio nel piede e nelle foglie) e sono in grado di identificare la presenza di stress, legata ad esempio a carenze idriche, nutrizionali o all'infezione di microrganismi patogeni. Si tratta di un sistema, racconta la startup svizzera, che permette di identificare precocemente i problemi prima che possano causare danni alla coltura.

 

xFarm, realtà italo-svizzera, ha invece sviluppato una piattaforma per l'agricoltura di precisione che consente di gestire dal monitoraggio della coltura fino alla creazione di mappe di prescrizione. Anche qui l'obiettivo è dare alle piante ciò di cui hanno bisogno esattamente quando ne hanno bisogno, minimizzando gli sprechi.

 

Infine Gardin ha messo a punto un sensore e un software che permette la fenotipizzazione da remoto delle piante. Uno strumento utile ai centri di ricerca e ai breeder che invece oggi hanno a disposizione strumenti molto più ingombranti e meno versatili.

 

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