L'uva da tavola è una delle colture più di pregio del panorama agricolo nazionale. La sua produzione richiede grande competenza tecnica, come pure la dotazione di strutture e impianti idonei alla creazione delle condizioni ottimali per la coltura. Obiettivo finale: la massima qualità di grappoli e acini, intesa come integrità fitosanitaria, colore, sapore, croccantezza e anche shelf life. Ciò perché l'uva da tavola soggiace spesso a catene di trasporto lunghe e complesse, necessitando quindi della capacità del prodotto di reggere al meglio anche a tali sollecitazioni ambientali.
Italia sempre leader
Nel 2021 l'Italia si è confermata primo produttore europeo e quarto mondiale, con quasi 47mila ettari coltivati, di cui circa 24.400 in Puglia e quasi 19mila in Sicilia. Le due regioni italiane, non a caso, coprono oltre il 90% delle superfici nazionali a uva da tavola, grazie anche alle condizioni ottimali per la coltura, apportate dai locali climi caldi, asciutti e soleggiati.
L'importanza della nutrizione
Ma le condizioni ottimali non bastano per ottenere i migliori processi di accrescimento e maturazione, necessitando questi anche di apporti specifici di nutrienti fra i quali i più importanti sono azoto, potassio, calcio e magnesio, pur risultando di estrema utilità gli apporti esterni di fosforo e microelementi. Il tutto, bilanciando oculatamente le somministrazioni, poiché un eventuale eccesso di azoto potrebbe indurre una crescita troppo vigorosa della vegetazione, penalizzando la qualità dei grappoli.
Un acino sodo e croccante, nonché durevole nella conservazione, deve però le proprie caratteristiche essenzialmente al potassio, elemento principe quanto a resa qualitativa. Variabile poi il fabbisogno di fosforo, elemento la cui disponibilità può calare in presenza di terreni calcarei, mentre fra i microelementi gioca un ruolo fondamentale il ferro, la cui carenza può generare fenomeni di clorosi. Infine, alcuni portainnesti mostrano esigenze sensibili quanto a magnesio, altro elemento che quindi non dovrà mai mancare nel pool di fertilizzanti somministrati.
Strategie diverse
Diverse le strategie nutrizionali, dal momento che si possono somministrare integrazioni per via fogliare, soprattutto di microelementi, come pure tramite fertirrigazione grazie alla ricca presenza sul mercato di prodotti idrosolubili di facile dosaggio e somministrazione.
Tali apporti devono essere cadenzati lungo tutta la stagione, integrando la disponibilità degli elementi presenti del terreno con i più opportuni prodotti commerciali. L'azoto, per esempio, è bene venga somministrato in modo frazionato, intervenendo una prima volta in autunno con prodotti a lenta cessione, concimazione da ripetersi poi a fine inverno. L'ultimo terzo dell'azoto potrà poi essere distribuito durante la fase di ingrossamento acini, meglio se tramite gli impianti di fertirrigazione. Idonei alla bisogna si mostrano alcuni granulari in cui all'azoto risultano abbinanti anche altri elementi, come per esempio zolfo, magnesio, boro e ferro.
Alla ripresa vegetativa, come pure nella fase di post raccolta, è infine consigliabile intervenire direttamente sul suolo apportando concimi organici ed organo-minerali, utili non solo al supporto nutrizionale, bensì anche alla buona qualità strutturale del terreno.
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Fonte: Agronotizie