Il rame è un elemento chimico diffuso sulla crosta terreste e nella maggior parte degli organismi viventi. Le sue capacità di ossido-riduzione lo rendono un micronutriente essenziale per quasi tutte le forme di vita. Ha un ruolo fondamentale come cofattore per moltissime funzioni enzimatiche ed è indispensabile all'espletamento dei processi fisiologici cellulari. Gli organismi viventi hanno sviluppato un meccanismo di controllo rigoroso dell'assunzione, del trasporto, della concentrazione intracellulare e dell'escrezione di rame, al fine di assicurarsene l'apporto ottimale: l'omeostasi.
Considerando, in questa sede, il solo utilizzo come mezzo fitosanitario, si può già comprendere come la valutazione del rame sia necessariamente diversa da quella di altre molecole di sintesi, le quali non presentano nessuna caratteristica di essenzialità per la vita.
La Task force europea del rame (European union copper Task force -EuCuTf) è il solo notificante per i composti del rame come sostanze attive secondo il Reg. (EC) 1107/2009. Il processo di approvazione della sostanza attiva comprende non solo la valutazione del rischio (risk assessment), bensì anche la caratterizzazione del pericolo (hazard assessment). Come è noto, mentre il concetto di rischio è legato all'esposizione, e quindi agli effetti esercitati da un prodotto a seguito di un impiego specifico, il pericolo dipende invece dalle proprietà intrinseche della molecola.
È proprio rispetto alla caratterizzazione delle proprietà intrinseche indesiderate delle sostanze attive che il Reg. (Ec) 1107/2009 (oltre ai regolamenti Reach e biocidi) prevede una lista di sostanze candidate alla sostituzione (Cfs). Le proprietà indesiderate vengono anche chiamate criteri cut-off: esempi ne sono cancerogenicità, mutagenicità, teratogenicità, o proprietà interferenti endocrine (Ed). Un altro criterio cut-off per quanto concerne le caratteristiche ambientali è la cosiddetta caratterizzazione Pbt (Persistenza, bioaccumulo, tossicità).
Questo criterio fu sviluppato per le sostanze organiche di sintesi la cui presenza nell'ambiente non solo è fortemente indesiderata, ma le cui caratteristiche di persistenza e interazione con gli organismi viventi possono portare a fenomeni di bioaccumulo o biomagnificazione lungo la catena alimentare (esempi famosi furono il Ddt e i Pcb-policlorobifenili). Le molecole inorganiche sono, secondo logica, escluse dal criterio di persistenza per diversi regolamenti europei sulle sostanze chimiche (Reach, biocidi), oppure nemmeno menzionate (es. fertilizzanti), essendo la persistenza stessa una caratteristica assolutamente naturale per queste molecole (sarebbe preoccupante il contrario).
Questo non accade per il Reg. (EC) 1107/2009: i composti del rame infatti, se utilizzati come prodotti fitosanitari risultano inseriti, in base ai criteri Pbt, nella lista Cfs. Questa omissione dell'esclusione delle molecole inorganiche dal criterio di persistenza è in netto contrasto rispetto agli altri regolamenti europei sopracitati.
Poiché, in seguito ad una richiesta della EuCuTf, queste contraddizioni non sono state adeguatamente risolte dalla Commissione, è stata intrapresa un'azione legale affinché il rame sia rimosso dalla lista Cfs. La Corte europea, dopo una fase di "udienza" tenutasi lo scorso autunno/inverno con EuCuTf e Commissione, dovrebbe esprimersi entro il mese di luglio 2021.
Per quanto riguardo la valutazione del rischio va sottolineato che vanno considerati sia il pericolo potenziale (ossia le proprietà intrinseche di una molecola) che l'esposizione stimata per un impiego specifico. In genere, le prime vengono determinate tramite esperimenti di laboratorio, mentre l'esposizione viene stimata con l'ausilio della modellistica prevista dalle linee guida. Queste ultime, sviluppate per le sostanze organiche di sintesi, sono inadeguate per condurre la valutazione di molecole inorganiche quali i composti del rame, come riconosciuto da Efsa e dalla Commissione (assieme ad alcune autorità competenti di diversi stati europei) durante e in seguito all'ultimo processo di rinnovo del 2018.
I composti del rame approvati come fitosanitari sono insolubili in acqua. I residui di rame che raggiungono il terreno si legano fortemente alla materia organica, all'argilla o ad altri minerali. Questo fenomeno viene definito "invecchiamento" del residuo, che si traduce in una frazione molto inferiore dello ione Cu++ libero, ossia disponibile per gli organismi del suolo. Lo stesso fenomeno si verifica anche nel caso degli organismi acquatici, dove il rame, complessato da carbonio organico disciolto o legato a particelle sospese, risulta essere solo parzialmente biodisponibile.
Nel 2019 la Commissione europea ha incaricato Efsa di mettere a punto una linea guida ad-hoc che tenesse conto dei fenomeni e dei processi naturali descritti sopra. Questo documento (conosciuto anche come "Efsa Statement"), finalizzato e pubblicato di recente, introduce, come auspicato, il concetto di biodisponibilità e raccomanda l'utilizzo di modelli appositamente sviluppati in tal senso per la valutazione ambientale di sostanze come i composti del rame. In precedenza, infatti, il rischio ambientale tendeva ad essere sopravvalutato, mentre ora è possibile procedere ad una valutazione più realistica per ogni comparto ambientale utilizzando modelli come il Biotic ligand model (Blm), peraltro già ritenuto valido per la valutazione del rame, da altre autorità europee (Echa per regolamenti Reach e biocidi).
In conclusione, ogni futura valutazione di prodotti ad uso fitosanitario contenenti i composti del rame approvati, non potrà esimersi dal considerare le nuove indicazioni di Efsa, garantendo un approccio valutativo più adeguato a sostanze attive con caratteristiche quali quelle sopra descritte.
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Fonte: Agronotizie