Secondo uno studio realizzato da un team internazionale, pubblicato su Nature Scientific Reports e al quale il Cnr ha partecipato con gli Istituti di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) e di biometerologia (Ibimet), le coltivazioni di mais in Europa saranno messe a rischio per la diffusione dei funghi responsabili della produzione di aflatossine.

Lo studio è stato commissionato dall'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, con l'obiettivo di capire come i cambiamenti climatici influiranno sulla sicurezza delle derrate alimentari, nello specifico sull'accumulo di aflatossine nel mais.

Ma come influiscono i mutamenti climatici sulla presenza di aflatossine nei cereali?
“I dati ci dicono che stiamo andando verso un riscaldamento globale con un aumento dei fenomeni estremi - dice Antonio Moretti dell'Ispa-Cnr - In futuro avremo dunque temperature medie più alte, periodi siccitosi e precipitazioni violente. In queste condizioni l'Aspergillus flavus, il fungo responsabile della produzione di aflatossine, si trova nelle condizioni ideali per prosperare”.

Con quali conseguenze?
“Immaginando un aumento della temperatura di due gradi da qui al 2050 l'intero areale produttivo che si affaccia sul Mediterraneo vedrebbe incrementato di oltre il 50% il rischio di contaminazione. Il più colpito sarebbe il mais, mentre per riso e frumento gli effetti sarebbero molto blandi. Secondo le nostre proiezioni la granella di granturco vedrebbe concentrazioni di aflatossine superiori ai limiti di legge”.

Sarebbe colpita solo l'Italia?
“Gli effetti si farebbero sentire anche nell'Europa dell'Est e del Sud-Est”.

Perché i cambiamenti climatici dovrebbero influenzare la diffusione dell'Aspergillus flavus?
“Questo fungo si sviluppa in climi caldi e siccitosi e quando la pianta del mais soffre a causa di uno stress idrico. I cambiamenti climatici creerebbero dunque le condizioni ideali e la carenza di acqua per irrigare aggraverebbe la situazione”.

Ci sono delle contromisure che possono essere prese?
“Da un lato limitare l'innalzamento della temperatura globale. Dall'altro diffondere le migliori pratiche agronomiche. Lo strumento più promettente dal mio punto di vista per la lotta alle aflatossine è l'uso di popolazioni di Aspergillus flavus non tossigene per contrastare quelle che producono micotossine”.

Ma perché le aflatossine sono così pericolose?
“Sono sostanze tossiche naturali, che appartengono alla categoria delle micotossine e sono prodotte dal metabolismo secondario di alcuni ceppi fungini della specie Aspergillus flavus. Tali sostanze possono svilupparsi su numerosi substrati vegetali quali i cereali, soprattutto il mais, che sono stati oggetto dello studio. L'aflatossina B1, in particolare, provoca tossicità genica: è stata riconosciuta come causa di una forma di tumore al fegato ed è dotata di proprietà immunosoppressive”.