I cambiamenti climatici stanno causando una riduzione delle precipitazioni in tutto il Bacino del Mediterraneo. Secondo gli esperti, in base ai diversi scenari possibili, l'Italia vedrà da qui al 2050 una contrazione dei millimetri di acqua piovana che cadranno sul nostro territorio. Questa situazione ha un impatto negativo sull'agricoltura e anche la produzione di uva sta risentendo degli stress idrici in vigneto.


Per mitigare gli effetti della carenza di piogge è nato "B-Wine: il biochar per aumentare la sostenibilità e la resilienza della viticoltura", un progetto finanziato dal Psr della Regione Toscana che vede come capofila Fèlsina Spa e altre due aziende agricole: Tenuta Badia a Coltibuono e Fattoria Corzano e Paterno. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), con gli istituti Ibe, l'Istituto per la BioEconomia di Firenze, e Igg, l'Istituto di Geoscienze e Georisorse di Pisa, si occuperà invece di tutta la parte scientifica.

 

Partner di divulgazione è il Biodistretto del Chianti; il progetto potrà invece contare sul supporto di Enerion Global per la valutazione ambientale dell'applicazione del biochar in vigneto in termini di mitigazione dell'impatto carbonico e idrico. Mentre si occuperà del trasferimento digitale dei dati Image Line®.

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Il progetto B-Wine studia l'applicazione in campo del biochar

 

Il biochar, che cos'è e come si usa in vigneto

"Il biochar, più comunemente conosciuto come carbone vegetale, è un sottoprodotto della pirolisi e della gassificazione del legno, proveniente ad esempio dagli scarti di potatura di vigneti e frutteti", spiega Silvia Baronti, ricercatrice del Cnr e tra i fondatori dell'Associazione Italiana Biochar.


Questo carbone vegetale possiede delle caratteristiche molto particolari. Innanzitutto è un materiale con un'elevata superficie specifica ed è altamente poroso, dunque se immerso in acqua è in grado di trattenere molto liquido.

 

Cumuli di biochar in attesa di essere distribuiti in vigneto

Cumuli di biochar in attesa di essere distribuiti in vigneto
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)


Inoltre contiene una percentuale elevata di carbonio, intorno all'80%, lo stesso elemento di cui è composta l'anidride carbonica, il principale gas ad effetto serra. La produzione di biochar rappresenta quindi una strada per sottrarre dall'atmosfera questo gas e sequestrarlo in una forma solida, contribuendo all'obiettivo fissato dall'Unione Europea di zero emissioni entro il 2050. "La letteratura scientifica ci dice che il biochar nel terreno non viene degradato per oltre cento anni", sottolinea Silvia Baronti.


Il biochar è inoltre una sostanza alcalina e quindi può essere utilizzata per correggere l'acidità dei suoli quando necessario. E in effetti, a livello normativo, il carbone vegetale è registrato come ammendante, utilizzabile sia in agricoltura convenzionale che in agricoltura biologica.


Infine, a causa della sua struttura granulare e a scaglie, il carbone vegetale migliora l'aerazione all'interno del suolo ed è dunque indicato per i terreni soggetti a compattamento e asfittici.

 

Il biochar nel dettaglio

Il biochar nel dettaglio
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)


L'uso del biochar all'interno dei vigneti

"Proprio per la sua capacità di assorbire e trattenere l'acqua il biochar può essere utilizzato in vigneto per conservare l'acqua piovana e metterla a disposizione delle viti, insieme ad eventuali nutrienti disciolti, nel momento del bisogno", ci spiega la ricercatrice del Cnr, che incontriamo proprio durante la distribuzione di biochar presso un vigneto dell'Azienda vitivinicola Fèlsina, a Castelnuovo Berardenga, nel Chianti Classico.


Nello specifico si procede ad applicare il biochar ad una dose sperimentale di 20 tonnellate ad ettaro attraverso l'impiego di un comune spandiletame. Il carbone vegetale, dopo essere stato sparso al suolo, viene interrato attraverso una lavorazione del terreno ad una profondità di circa 15 centimetri. In questo modo il carbone è messo nelle condizioni di svolgere il suo compito di "spugna" in favore delle viti.

 

Gli obiettivo del progetto B-Wine

"Il progetto B-Wine, iniziato nel 2022, si concluderà nel 2024. Nell'arco di questi tre anni raccoglieremo dati attraverso rilevazioni di campo e anche grazie all'utilizzo di satelliti e droni. I dati ci permetteranno di comprendere meglio l'effetto che l'uso del biochar può avere in vigneto. Nello specifico ci si concentrerà sulla vigorìa delle viti e sulla produzione e qualità delle uve", specifica Silvia Baronti. "Altro obiettivo del progetto sarà quello di misurare la water and carbon footprint nel vigneto".

 

Il biochar dopo la distribuzione al suolo e prima dell'interramento

Il biochar dopo la distribuzione al suolo e prima dell'interramento
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)


Se dunque i risultati dovessero essere positivi, l'utilizzo del carbone vegetale potrebbe diventare uno strumento per rendere i vigneti maggiormente resilienti ai cambiamenti climatici, in special modo quelli che non possono disporre di irrigazione.

 

Satelliti e droni per il monitoraggio dei campi

Come spiegato da Salvatore Filippo Di Gennaro, ricercatore del Cnr, la valutazione dell'effetto della distribuzione del biochar all'interno del vigneto verrà fatta grazie a numerose tipologie di dati raccolti, sia attraverso osservazioni e misure dirette sulla pianta e sul suolo, sia grazie all'impiego di droni e satelliti.

 

"All'interno del progetto utilizzeremo tecniche di telerilevamento per affiancare le misure tradizionali fatte a terra, mirate a valutare gli effetti del trattamento con biochar. Nel dettaglio saranno utilizzati sia droni che piattaforma satellitare", specifica Di Gennaro.

 

"Per quanto riguarda i droni verranno utilizzate camere Rgb e Lidar per valutare lo sviluppo vegetativo della chioma. Invece saranno utilizzate camere termiche e multispettrali per indagare rispettivamente le condizioni di stress idrico e di efficienza fotosintetica delle foglie".

 

Dopo la distribuzione del biochar il suolo deve essere lavorato per interrare il carbone vegetale

Dopo la distribuzione del biochar il suolo deve essere lavorato per interrare il carbone vegetale
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)


"Infine, grazie ad un disegno sperimentale in cui sono state utilizzate parcelle molto grandi, sarà possibile anche sfruttare i dati satellitari. Nello specifico sarà possibile fare un'analisi pregressa per valutare le condizioni negli anni precedenti il trattamento e, cosa ancora più importante, fare degli studi di lungo periodo per misurare gli effetti del trattamento col biochar anche oltre il periodo di chiusura del progetto".

 

Per rendere ancora più significative le prove, le tre aziende vitivinicole coinvolte sono state scelte proprio perché caratterizzate da profili pedoclimatici dei vigneti differenti. In questo modo si potrà davvero valutare l'effetto che l'applicazione di biochar ha in differenti scenari.

 

Biochar e sequestro del carbonio

Una prospettiva molto interessante riguarda l'utilizzo del biochar in un'ottica di carbon sequestration. L'Unione Europea sta infatti promuovendo tutte quelle pratiche volte a sequestrare anidride carbonica all'interno dei suoli agricoli. Il carbone vegetale, essendo composto all'80% da carbonio, potrebbe essere uno strumento per immobilizzare nel terreno l'anidride carbonica assorbita dalle piante durante la crescita e utilizzata per la formazione di biomassa, poi trasformata in carbone.

 

Sono stati usati anche i droni per monitorare i vigneti del progetto

Sono stati usati anche i droni per monitorare i vigneti del progetto
(Fonte foto: Consiglio Nazionale delle Ricerche)

 

"Distribuire 20 tonnellate di biochar in 1 ettaro di vigneto significherebbe sequestrare almeno 40 tonnellate di CO2 equivalente, che l'agricoltore potrebbe vendere sul mercato volontario per compensare in parte i costi sostenuti per l'acquisto del biochar stesso, oppure per la realizzazione degli impianti di produzione", sottolinea Silvia Baronti.


Un aspetto da non sottovalutare è infatti il costo del biochar, il quale può influire sulla sua effettiva adozione all'interno dei vigneti. "La vendita dei crediti di carbonio può sicuramente essere una idea interessante. Ma è anche auspicabile che grandi aziende agricole o cooperative si dotino di impianti per la pirolisi o la gassificazione, in modo da produrre direttamente il biochar sfruttando i residui della potatura di vigneti e frutteti. Si avrebbe così un vero e proprio esempio di economica circolare", conclude Silvia Baronti.

 

A gennaio 2024, il Biodistretto del Chianti, insieme agli altri partner del progetto, organizzerà un convegno per presentare i primi risultati di B-Wine e condividerne le prospettive di sviluppo. Presto tutti i dettagli.

 

Questo articolo è stato modificato in data 9 novembre 2023: è stato specificato il ruolo di Enerion Global.


Il progetto B-Wine

Psr 2014-2020. Sottomisura 16.2 "Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie" annualità 2022. Progetto B-Wine: Il biochar per aumentare la sostenibilità e la resilienza della viticoltura (Cup Artea: 1073741)

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