Sono quasi 300 le piante officiali coltivate in Italia e tra quelle più diffuse ci sono mirtillo nero, zafferano, valeriana, finocchio, camomilla, cipolla, origano, rosmarino, liquirizia, assenzio, aglio, coriandolo, anice e rabarbaro.

A tal proposito ieri, 16 maggio 2018, è stato approvato un nuovo decreto in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle stesse dal Consiglio dei ministri su proposta del presidente Paolo Gentiloni in qualità di ministro del Mipaaf.

Il nuovo Testo Unico fa proprie le conclusioni del Tavolo di filiera delle piante officinali, istituito nel 2013, e, tenendo conto delle normative europee, adegua la disciplina vigente dando un nuovo assetto al settore, in modo da favorirne la crescita e lo sviluppo e da valorizzare le produzioni nazionali, garantendo al contempo una maggiore trasparenza e conoscenza al consumatore finale.

In particolare, il decreto fornisce una nuova definizione di piante officinali, prevedendo l'istituzione dei registri varietali delle specie di piante officinali, nei quali sono elencate le piante officinali ammesse alla commercializzazione e sono stabilite le modalità e le condizioni per la certificazione delle sementi.
 
Il testo chiarisce che la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione delle piante officinali sono considerate a tutti gli effetti attività agricole e disciplina la raccolta spontanea, in modo da evitare il depauperamento delle aree a questa destinate e da favorire una maggiore conoscenza delle stesse zone, delle piante e dell'ambiente in cui si sviluppano.

Inoltre il testo stabilisce che deve essere adottato il Piano di settore della filiera delle piante officinali, che costituisce lo strumento programmatico strategico diretto a individuare gli interventi prioritari per migliorare le condizioni di produzione e di prima trasformazione delle piante officinali, al fine di incentivare lo sviluppo di una filiera integrata dal punto di vista ambientale, di definire forme di aggregazione professionale e interprofessionale capaci di creare condizioni di redditività per l'impresa agricola e di realizzare un coordinamento della ricerca nel settore.

Infine il decreto prevede, per le Regioni, la possibilità di istituire, nel rispetto della normativa dell'Unione europea, marchi finalizzati a certificare il rispetto di standard di qualità nella filiera delle piante officinali.

Positivo il giudizio generale sulla legge di riforma da parte di Coldiretti che aggiunge: "Sarà però necessario un successivo intervento per rendere obbligatoria l'etichettatura di origine dei prodotti officinali, in coerenza con la direzione presa nel settore agro-alimentare, al fine di dare la massima trasparenza, una direzione chiesta dalla maggioranza dei consumatori".
 
"Per comprendere a fondo l'importanza dei prodotti di trasformazione delle piante officinali nel panorama economico nazionale, è bene ricordare – spiega ancora Coldiretti - che il circa il 50 % degli integratori alimentari attualmente in commercio in Italia sono a base vegetale con gli infusi che generano un valore al dettaglio di 130 milioni di euro con un aumento del 7,9% in un anno secondo i dati Iri 2017. I fattori che spiegano tale incremento sono riconducibili al desiderio da parte del consumatore di utilizzare prodotti di origine naturale per il benessere del proprio corpo".