Ecco allora che in molti agricoltori si è accesa la lampadina: perché non coltivare il Caviar Lime anche in Italia, invece dei soliti mandarini o aranci? E così in molti si sono messi alla ricerca delle piante nei vivai per avviare nuovi impianti. Ma attenzione, perché non tutte le cultivar sono uguali.
"Di cultivar addomesticate in Australia ce ne sono circa una ottantina, ma solo pochissime sono richieste dal mercato", spiega ad AgroNotizie Marco Battaglia, vicepresidente del Consorzio Fingerlime, nato nel 2016 proprio per promuovere e tutelare la produzione italiana del caviale di limone. "L'unica pianta con un interesse commerciale è il Citrus australasica, di cui però esistono molte cultivar, la maggior parte delle quali non sono vendibili. Ad esempio la Sanguinea è presente in Italia da mezzo secolo, ma non ha mercato".
Quali sono le cultivar che danno frutti vendibili alla ristorazione?
"Il nostro Consorzio ne ha selezionate in tutto dodici. Di queste sei sono state selezionate da Judy Viola, la madre del Finger Lime, che alla fine degli anni Ottanta in Australia ha addomesticato la pianta selvatica selezionando poi quelle cultivar che offrono prodotti eccellenti sotto il profilo agronomico e organolettico. Le sue cultivar sono Alstonville, Pink Ice, Judy's Everbearing, Emerald, Byron Sunrise e Yellow".
Le altre cultivar non hanno mercato?
"Il Cavaiar Lime non è un prodotto da scaffale, ma viene usato nei ristoranti e nei bar più esclusivi. Gli chef sono dunque molto attenti nella selezione del prodotto fresco e comprano solo i frutti che hanno al loro interno vescicole di dimensioni, colore e forma precisi oltre che ad un determinato gusto. Certe varietà di piante che vengono spacciate come Finger Lime non sono apprezzate dal mercato".
Come il Faustrine?
"Il Citrus Faustrine è un ibrido nato in California all'inizio del Novecento, ma che non ha mai avuto un mercato. Viene spacciato da alcuni vivaisti come Caviar Lime, ma non lo è. E' una pianta che offre frutti più simili al limone, senza le caratteristiche vescicole interne, e con un sapore meno buono. Chi ha comprato questa pianta non riuscirà a farsi pagare il prezzo di un vero Caviar Lime".
Qual è il prezzo di mercato del Finger Lime?
"Molto dipende dalla stagione. Al ristoratore viene venduto tra i 150-200 euro al chilo. Al coltivatore però ne vanno meno, intorno ai 100 euro come prezzo indicativo. Il prezzo lo fa il prodotto californiano, che ha la nostra stessa finestra produttiva, che arriva a Malpensa a quella cifra".
Dal punto di vista agronomico il Citrus australasica è una pianta difficile da coltivare?
"Il Finger Lime è autoctono della foresta pluviale australiana ed è stato addomesticato da Judy Viola, presidente onorario del Consorzio. Se propagato tramite seme o talea fruttifica dopo 10-15 anni a seconda delle condizioni ambientali. Nelle piante innestate produce frutti già dal primo anno, al secondo si arriva al chilo e nel pieno della produzione, a 5-6 anni, può toccare i 10-12 chili".
Chiunque può acquistare da voi le piante?
"No, solo i soci del Consorzio possono".
Quanto costa una marza?
"Oggi il costo è di 16 euro, ma abbiamo una disponibilità limitata di piante. Quello che però garantiamo è che le marze che forniamo sono di quelle cultivar richieste dal mercato. Ogni pianta ha una etichetta elettronica RFID per garantirne la tracciabilità".
Quante sono le aziende agricole che stanno coltivando Caviar Lime?
"In tutto le piante a dimora sono circa 3mila. Abbiamo aziende agricole in Sicilia e in Calabria che coltivano in pieno campo, mentre nel Lazio stiamo testando la serra. Siamo ancora in una fase di sperimentazione in cui cerchiamo di adattare le piante australiane al clima e al territorio italiano".
Quali sono i vantaggi per chi si consorzia?
"Prima di tutto il fatto di avere piante certificate, le uniche che possono dare frutti commercializzabili ai prezzi di cui abbiamo parlato. Inoltre come Consorzio seguiamo le aziende agricole dal punto di vista agronomico, controllando periodicamente le piante e dando consigli su concimazione, irrigazione, difesa. Una volta all'anno provvediamo alla potatura e alla selezione dei rami che poi serviranno per i nuovi innesti".
C'è un obbligo di ritiro del prodotto da parte del Consorzio?
"Sì, l'agricoltore non si deve preoccupare della commercializzazione. All'atto dell'iscrizione paga una quota di 4mila euro che servono alla promozione del Caviar Lime e al sostentamento del Consorzio. Uno dei nostri obiettivi è quello di non avere una proliferazione di coltivazioni che farebbe crollare il prezzo del prodotto. Vogliamo mantenerla una coltura da reddito".
Quali sono gli obblighi degli associati?
"Chi si consorzia si obbliga a non diffondere il materiale vivaistico che viene fornito".