Cresce l’interesse attorno alla ciliegia, così come dimostrato dall’aumento delle produzioni mondiali e dei consumi. Un mercato quello cerasicolo sicuramente in ascesa ma in cui non mancano però zone di luci e ombre, che rendono complessa la sua lettura. Per approfondire l'argomento abbiamo chiesto a Stefano Lugli, ricercatore presso il DipSA dell’Università di Bologna, di rispondere ad alcune domande.
 
Qual è la situazione cerasicola italiana e mondiale?
“La produzione mondiale di ciliegie nel 2013, secondo i dati Fao, è stata stimata in circa 2,3 milioni di tonnellate, in aumento rispetto a 1,8 milioni di tonnellate di fine secolo scorso. Se guardiamo le superfici coltivate vediamo come siamo passati dai 320 mila ettari coltivati del 1999 ai 400 mila ettari del 2013In Europa e in Italia però la situazione appare generalmente più complessa. Nel vecchio continente, infatti, sono state prodotte 0,5 milioni di tonnellate di ciliegie nel 2013 rispetto ai 0,7 milioni di tonnellate di fine secolo scorso. Anche in Italia è in atto un pericoloso calo produttivo, con le 104 mila tonnellate rispetto alle precedenti 145 mila tonnellate.
E' quindi evidente come negli ultimi anni la produzione si sia spostata verso Paesi extraeuropei. All'interno dell'Europa stanno crescendo soprattutto gli Stati dell'Est, con Ucraina, Russia, Romania e Grecia a fare da capofila e Bulgaria e Austria che hanno più che raddoppiato le loro produzioni. 
Allo stato attuale il primo Paese produttore mondiale è la Turchia con circa 450 mila tonnellate, seguita da Usa, Iran, Italia, Spagna e Cile”.

 
Come il comparto cerasicolo guarda al futuro?
“I dati pubblicati dalla Fao dimostrano che la cerasicoltura si stia spostando sempre di più verso nuovi Paesi, che hanno la possibilità di poter fare una coltivazione più specializzata e maggiormente performante. E' infatti necessario che la cerasicoltura diventi più moderna, imprenditoriale e sostenibile. Per poter essere competitivi è necessario migliorare le rese produttive che in Europa e Italia rimangono abbastanza basse (50-60 ql/ettaro per l’Europa e 40-45 ql/ettaro per l’Italia). Tra le maggiori innovazioni introdotte abbiamo l'alta densità d’impianto (si è passati da 500 piante/ettaro a 800-1200 piante/ettaro) e l'utilizzo di protezioni multifunzionali".
 
Innovazione varietale come protagonista di un'agricoltura moderna e sostenibile: Qual è lo scenario? Quali sono i parametri su cui il miglioramento genetico sta puntando?
“C’è grande fermento nel settore dell’innovazione varietale. Oggi però il panaroma varietale del ciliegio dispone di una scelta molto ampia per un calendario di maturazione troppo breve. Abbiamo più varietà che giorni di raccolta e questo trend deve essere cambiato. In Italia ci sono alcune realtà che hanno tentato di concentrare l'offerta sia dal punto di vista produttivo che di mercato ottenendo validi risultati. Basti pensare alla Puglia con la varietà Ferrovia e al Trentino con le varietà Regina e Kordia.
Per quanto riguarda i parametri su cui ci si sta concentrando sono: l’autofertilità, l’aumento della qualità e la resistenza al cracking. Elementi indispensabili per poter ottenere un valido prodotto e abbassare i costi di produzione. Se sui primi due abbiamo ottenuto ottimi risultati sul terzo c’è ancora da lavorare”.


 
La nuova varietà Sweet Lorenz: bella, grossa, consistente e buona da mangiare

Ciliegie di qualità, buone da mangiare e che soddisfino le esigenze del consumatore. Sono questi gli elementi indispensabili per fare reddito?
“Il produttore per riuscire a fare reddito deve trasformarsi in un vero imprenditore agricolo. E per fare questo è necessario scegliere anche varietà apprezzate dal mercato e dai consumatori. Se dovessi identificare alcuni parametri per dire qualità, parlerei di dolcezza equilibrata all’acidità (un livello di zuccheri > a 18 °brix e 8 gr/l di acido malico), consistenza (una durezza della polpa > a 400 g all’utilizzo del penetrometro), calibro elevato (28mm e oltre di diametro), ottimo colore rosso dell’epidermide (4-5 nella scala del Ctifl) e lunga shelf-life dei frutti. Senza dimenticare l’aroma”.
 
Ciliegie Sweet: quali sono le principali caratteristiche di queste nuove varietà? Come si stanno comportando sul mercato?
“La 'serie Sweet' nasce da un programma di breeding finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e in seguito supportato anche da aziende private. Nel 2013 sono state vendute circa 50 mila piante e attualmente sono in vivaio circa 150 mila piante pronte per essere distribuite. Punto di partenza del nostro lavoro è stata l'indagine di mercato, perché solo conoscendo esigenze e gusti dei consumatori è possibile orientare la ricerca e offrire un prodotto apprezzabile e di alta qualità. Gli obiettivi fondamentali che abbiamo perseguito sono stati l'uniformità e la tracciabilità del prodotto. Per quanto riguarda la prima, la 'serie Sweet' si compone di poche varietà dotate di caratteristiche molto simili, in grado di coprire un calendario di raccolta di 30/40 giorni; per quanto concerne la seconda, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul marchio, rendendolo riconoscibile ed evitando così la dispersione della varietà.
Segnalo come l’anno scorso siano stati fatti alcuni test di degustazione in tre aree vocate alla produzione di ciliegia: Verona, Modena e Bari.
Lo scopo era mettere a confronto le varietà della 'serie Sweet' con varietà tipiche di quell'areale e di pari epoca di maturazione. Nel veronese alla varietà Mora di Cazzano è stata contrapposta Sweet Gabriel® PA3UNIBO*, nel modenese Burlat a Sweet Aryanna® PA1UNIBO* e nel barese Giorgia a Sweet Lorenz® PA2UNIBO*. In tutti e tre i casi le varietà della 'serie Sweet' sono risultate maggiormente apprezzate rispetto alle varietà tradizionali. Le caratteristiche evidenziate sono state l’aspetto attraente, l’elevata consistenza della polpa e l’ottimo sapore".