Quella di quest'anno è stata una stagione difficile per il kiwi, a causa delle gelate invernali e della siccità estiva. Senza dimenticare il diffondersi del Psa (Pseudomonas syringae pv actinidiae), che ha portato ad una contrazione delle superficie coltivate.
L'Italia rimane comunque il secondo produttore mondiale dopo la Cina, con una produzione commercializzabile di oltre 4 mila e 500 quintali nel 2012 e una superficie di 25.171 ettari; nel 2011 la superficie era di 24.930 ettari, per una produzione commercializzabile di 4.300 tonnellate (fonte Istat) .

Per approfondire l'argomento abbiamo intervistato Alessandro Fornari, presidente di Kiwifruit of Italy e direttore del Consorzio Kiwigold.

Quale è la situazione del kiwi per la campagna produttiva nel 2012/2013, in termini produttivi e qualitativi?
“Le previsioni parlano di un generale calo produttivo - spiega Fornari -, superiore al 20%, stando a quanto riportano le stime ufficiali, da diversificarsi però a seconda della Regione produttiva. La zona più colpita è quella del Piemonte, dove le gelate invernali hanno provocato gravi danni agli impianti in produzione, ma anche in Emilia-Romagna la diminuzione di prodotto commercializzabile appare significativa. Dal punto di vista qualitativo si prospetta una campagna positiva: le analisi sin qui effettuate hanno restituito infatti valori piuttosto soddisfacenti per quanto riguarda i principali indicatori, quali la sostanza secca dei frutti”.
 

Quali sono le prospettive prossime future per il kiwi in Italia e nel mondo?
“Dobbiamo essere in grado di affiancare, alla nostra leadership produttiva, anche una rinnovata leadership commerciale. Le prospettive future sono legate alla capacità che avrà il comparto di adattarsi ai cambiamenti del mercato globale. Nuovi produttori si affacciano sul mercato, in maniera spesso altamente competitiva, ed è fondamentale intraprendere le strade necessarie a livello tecnico-qualitativo e commerciale. Il Consorzio Kiwifruit of Italy è nato proprio con questo obiettivo: quello di migliorare le prospettive future del kiwi italiano attraverso l’adozione, da parte dei soci, di misure adeguate alle richieste del mercato”.
 
Psa e actinidia, quale è la situazione allo stato attuale? Quali sono le prospettive tecniche e commerciali legate a questa problematica?
“Lo stato rimane per così dire di allerta anche se però si sta sviluppando una certa capacità di convivenza con il batterio, grazie all’utilizzo di misure preventive che ne contrastino lo sviluppo. Inoltre il clima quest’anno è stato più sfavorevole allo sviluppo del batterio. Il mondo della ricerca continua a lavorare intensamente a questo proposito, pertanto ci si augura che le tecniche di lotta agronomica utilizzabili siano sempre più efficaci e che la convivenza forzata risulti in futuro il più possibile indolore”.
 
Come si sta ponendo il vostro Consorzio verso lo sviluppo di nuove varietà?
“Il consorzio Kiwifruit of Italy è oggi concentrato sulla varietà Hayward e non è prevista, nel breve periodo, un’attività legata alle nuove varietà”.
 
Kiwifruit of Italy cerca di garantire il prodotto italiano. Come si pone il kiwi italiano rispetto a quello straniero?
“Il kiwi italiano ha tutte le carte in regola per svolgere un ruolo di prim’ordine nel panorama internazionale, non solo dal punto di vista della quantità disponibile, come già avviene, ma anche da quello della qualità offerta. La struttura organizzativa della nostra offerta rende difficile il mantenimento di standard qualitativi costanti e l’adozione di politiche commercial incisive, creando di conseguenza ripercussioni sulle quotazioni. Su queste leve, garanzia di qualità e azioni commerciali integrate, agirà il Consorzio Kiwifruit of Italy per cercare di elevare la posizione del kiwi italiano nel contesto globale”.