Come sta cambiando l'offerta produttiva di questo comparto merceologico made in Italy che, con circa 120 milioni di barbatelle innestate ha superato la Francia fermatasi a 105 milioni? Enovitis, Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura e l'Olivicoltura, in attesa di scoprire cosa verrà esposto in fiera a Milano i prossimi 24-28 novembre 2009, ha dedicato un focus di approfondimento realizzato attraverso le testimonianze di alcuni dei protagonisti del mercato.

Cresce, sull'onda del mutato gusto dei consumatori, la richiesta di vitigni bianchi rispetto ai rossi che andavano per la maggiore almeno fino a 5 anni fa e tornano in auge portinnesti e cloni più produttivi, sulla scia anche di un trend al ribasso nei prezzi delle uve. Contemporaneamente diminuisce la quota di barbatelle franche, a favore di quelle innestate, tanto da poter ipotizzare un progressivo abbandono per quanto riguarda le uve da vino.
Sono queste, in sintesi, le ultime tendenze che emergono dal comparto vivaistico viticolo italiano. Un mercato che ha modificato le proprie quote produttive in risposta al calo della domanda, ma un mercato che è riconosciuto leader a livello globale sia per la vasta gamma di prodotti che è in grado di offrire, sia per l'alta qualità dei materiali a livello sanitario che può garantire, grazie a un rigoroso protocollo, più rigido degli altri Paesi, anche all'interno dell'Unione Europea.

E' all'interno di queste coordinate generali che si colloca il mondo del vivaismo viticolo targato made in Italy a cui Enovitis, il Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura e l'Olivicoltura, ha dedicato un focus di approfondimento realizzato attraverso le testimonianze di alcuni dei protagonisti del mercato.
Enovitis (www.enovitis.it) aprirà i battenti per la sua 7a edizione dal 24 al 28 novembre 2009 a Milano (Italia) in concomitanza con la 23° edizione Simei, Salone Internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento. In primo piano nell'offerta espositiva della manifestazione, leader nel proporre le ultime novità nel campo delle macchine, attrezzature, prodotti e servizi per la viticoltura (atomizzatori, nebulizzatori, fitofarmaci, trattrici, cimatrici, legatrici, potatrici, fresatrici, estirpatori, motozappe, trinciatrici ecc.), naturalmente anche il settore delle barbatelle.

 

Il mercato delle barbatelle

Il mercato delle barbatelle sta assistendo a partire dal 2006 a una contrazione produttiva globale (innestante e franche). Nel 2008 la produzione ha invertito questo trend, ma poi si è ritrovata a fare i conti con delle eccedenze, tanto che 'a breve-medio termine è stato necessario ridurre le produzioni di un 20/30%' dicono dalle realtà vivaistiche.

Complice una situazione economica di incertezza 'il vigneto Italia - spiega Gianfranco Tempesta, presidente del Miva, Associazione Italiana Moltiplicatori Viticoli Associati - sta segnando ormai da alcuni decenni un trend di contrazione delle superfici ed è verosimile stimare questo calo in un 2% circa l'anno. Possiamo quindi prevedere di toccare quota 542.000 ha nel 2010. Alla luce di questa situazione - cui si aggiunge l'influenza di altri fattori legati al mercato del vino, quali l'età media del vigneto (il 50% ha un'età superiore ai 20 anni ad esempio) o le misure della nuova Ocm vino - possiamo ipotizzare che a partire da tale data il rinnovo annuo sarà pari a 18.000 ha, corrispondenti all'incirca a 65 milioni di barbatelle. Se si considera che l'export assorbe un quantitativo pari a 20-25 milioni di barbatelle, per evitare di avere eccedenze - che non sono utili a nessuno - è naturale che la produzione, almeno facendo un proiezione fino al 2015, vada ridimensionandosi verso un quantitativo totale di innestate pari a circa 80 - 85 milioni l'anno'.

Quali però oggi i numeri di questo comparto? Li illustra Eugenio Sartori, direttore di Vivai cooperativi Rauscedo, che ha recentemente aperto una sede anche in Francia.

'La produzione annua italiana di barbatelle innestate e selvatiche - spiega Eugenio Sartori, - si aggira attorno ai 120/130 milioni. La quota rappresentata dalle innestate è in netto aumento a scapito delle selvatiche le cui prospettive di produzione si stanno rapidamente deteriorando. Tra il 2007/08 e il 2008/09 la produzione di selvatiche è infatti passata da 20 a 12 milioni e nel prossimo futuro la contrazione continuerà. Nello stesso periodo la produzione di innestate è invece passata da 105 a 120 milioni. L'Italia è così diventata il primo produttore di barbatelle innestate al mondo superando la Francia che si è invece fermata a 105 milioni. Complessivamente in Europa la produzione stimata per la campagna vivaistica 2008/09 è di 333,5 milioni di innestate e 24,6 di selvatiche, mentre l'anno precedente era rispettivamente di 312 e 36,4 milioni'.

Se la riduzione del Vigneto Italia impone una revisione dell'offerta vivaistica proprio per adeguarsi alle reali esigenze del mercato 'unica maniera - sottolinea Tempesta - per difendere un minimo di redditività delle imprese vivaistiche', la riduzione in sé evidenzia anche una situazione di minor propensione ad impiantare.

 

Quali però le conseguenze di una tale prudenza nel medio-lungo periodo?

'E' necessario - risponde Sartori - non pensare di risolvere i problemi di mercato con la sola riduzione di superficie e di produzione, bensì cercando nuove opportunità e nuovi sbocchi anche a costo di investire in periodi poco felici. La nostra risposta alla crisi, come vivaisti leader mondiali del settore, è il mantenimento degli investimenti a suo tempo programmati, di proseguire con i programmi di selezione clonale, le microvinificazioni, le sperimentazioni in campo vivaistico e il sostegno all'Istituto di Genomica Applicata. Sulla qualità del prodotto, proprio in tempo di crisi è necessario essere più rigorosi: questo atteggiamento è infatti molto apprezzato dalla clientela'.

'Selezione clonale e sanità del materiale sono due fronti importanti - concorda Fabio Comai dei Vivai cooperativi Padergnone - su cui il nostro impegno è costante. Facciamo parte di un Consorzio, Ampelos, che si occupa di selezione clonale dopodiché con l'Associazione vivaisti trentini abbiamo in essere una convenzione con San Michele per la moltiplicazione del materiale di base'.

Tornando ai dati produttivi, 'le prospettive - prosegue Sartori - sono di una minore domanda di mercato un po' in tutti i Paesi viticoli di vecchia e di nuova viticoltura a causa dei minori investimenti che si andranno a effettuare. Vi sono Paesi come Italia, Francia, ex Iugoslavia, Grecia, nei quali il tasso di autofinanziamento delle aziende vitivinicole è buono e altri dove si ricorre quasi esclusivamente al credito bancario; in quest'ultimo caso la riduzione degli investimenti vitivinicoli è nettamente più accentuata. Gli aiuti dell'Ocm-vino ai fini della ristrutturazione viticola nella Ue e gli aiuti statali in Paesi extra Ue hanno comunque avuto un ruolo importante'.

'Sull'estero - conferma Comai - abbiamo notato particolari fermenti, negli ultimi 4/5 anni, nei Paesi dell'Est, soprattutto quelli di recente entrata nella Ue, che hanno beneficiato di finanziamenti per piani di ristrutturazione. In Italia zone particolarmente vivaci per il nostro mercato sono le isole - Sicilia e Sardegna - poi Veneto, la zona del Prosecco in particolare, e la Franciacorta'.

Molto attive, secondo Tempesta, le zone dove si producono spumanti e frizzanti: Oltrepò Pavese, Franciacorta, Trentino, Conegliano - Valdobbiadene; in netta ripresa l'Astigiano per il Moscato. Sartori preferisce parlare di 'aree dove si sta mantenendo il tasso di rinnovo ottimale, ad esempio area Prosecco e Pinot grigio'.

 

Cultivar, crescono le quote delle varietà bianche

Prosecco b. - Foto MIVA - VenetoAgricolturaPassando alle tipologie e cultivar richieste dal mercato italiano, gli equilibri si stanno spostando a favore delle varietà bianche. 'I vitigni bianchi - spiega Comai - stanno incrementando le loro quote, rispetto alla predominanza dei rossi che erano i più richiesti almeno fino a 5 anni fa. Il gusto dei consumatori è cambiato e si è andati in questa direzione. Per la maggiore vanno Prosecco (nella foto a sinistra, ndr), Pinot grigio, Chardonnay, Sauvignon bianco, tutte varietà bianche aromatiche'.
'I viticoltori - aggiunge Sartori - stanno cercando di spostare le proprie produzioni, dove e quando possono, sulle varietà bianche, anche attraverso il sovrainnesto. Da Cabernet Sauvignon e Refosco si passa così a Prosecco e Pinot grigio nel Nord-Est, e in Toscana da varietà internazionali a Sangiovese. Si nota, comunque, nei viticoltori una certa incertezza sulle scelte varietali anche perché i segnali che arrivano dal mercato sono contrastanti e, a parte cavalcare qualche situazione potenzialmente positiva, è veramente difficile fare scelte che diano certezze per il futuro. In questo momento di difficoltà si è fatta strada anche la convinzione che percorrere l'alta qualità non sia sempre la carta vincente e quindi si nota sempre più interesse verso i cloni e portinnesti che comunque siano in grado di consentire eventualmente anche produzioni di una certa entità. Kober 5BB, SO4, 420A, 110R, 1103 Paulsen sono i portinnesti oggi più utilizzati mentre le richieste di 101.14, 3309, Fercal, Gravesac, data la poca ‘rusticità', sono ridotte ai minimi termini'.
'Si ritorna - pone infine l'accento Tempesta - all'utilizzo delle tradizionali varietà specifiche delle Do, in regresso le internazionali (ad esempio Cabernet sauvignon) in quanto gli Igt varietali si prevede possano subire una concorrenza dai vini da tavola con denominazione varietale'.


E all'estero?

'Fino all'anno scorso andavano bene anche i vitigni a bacca rossa - conclude Comai - adesso, almeno per quanto riguarda l'Est Europa - sembrano più orientati sui bianchi, probabilmente sulla scia di quanto avviene qui'.

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