Le esportazioni italiane di macchinari agricoli in crescita testimoniano che i costruttori nazionali presentano una forte vocazione ai mercati esteri e offrono prodotti di qualità molto apprezzati oltre confine.

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Se fino a poco tempo fa i mezzi agricoli esportati finivano principalmente in Europa e Stati Uniti, ora fanno rotta anche verso diversi paesi emergenti quali quelli dell'Africa subsahariana.

 

Il punto sulle esportazioni

Dal 2012 al 2022, l'export italiano di trattrici, trattrici incomplete e macchine agricole ha registrato un +37,6% passando da 4.704 a 6.472 unità esportate e ha riportato un incremento notevole anche tra 2021 e 2022 (Fonte: Nomisma su dati Istat e centro studi FederUnacoma).

 

Nel 2022 i principali mercati di sbocco per i trattori made in Italy sono Europa (57% dell'export totale), Russia, Ucraina, Turchia (14%) e Nord America (13%), seguiti dall'Africa (5%). Dal 2017 al 2022, l'esportazione di trattrici è aumentata del 76% in Nord America, del 37% in Unione europea e del 26% in Africa subsahariana (Fonte: Nomisma su dati doganali).

 

Distribuzione delle esportazioni di trattori made in Italy nel mondo nel 2022

Distribuzione delle esportazioni di trattori made in Italy nel mondo nel 2022

(Fonte foto: Nomisma su dati Istat)

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L'industria italiana guarda con crescente attenzione all'Africa. Secondo le previsioni di Matteo Zoppas, presidente dell'Agenzia Ice che supporta il settore nel rafforzamento della posizione a livello globale, "nei prossimi anni le regioni dell'Africa settentrionale e occidentale saranno tra le aree di intervento prioritarie per la promozione delle macchine agricole made in Italy".

 

Africa, continente promettente

L'Africa suscita tanto interesse nei produttori di mezzi agricoli - italiani e non - perché ospita il 60% della terra arabile incolta del mondo, un enorme potenziale finora inutilizzato. Inoltre, negli ultimi 20 anni, la produzione agricola subsahariana è cresciuta a un tasso annuo del +4,3% contro un tasso medio globale di solo +2,75% e oggi molti paesi africani sono autosufficienti o esportatori netti di prodotti agricoli.

A importare derrate dall'estero sono principalmente Nigeria, Angola, Repubblica Democratica del Congo e Somalia che sono stati fragili dal punto di vista governativo o grandi produttori di petrolio (Fonte dati: Jeune Afrique).

 

In futuro il settore agricolo è destinato a crescere ulteriormente se si considera che l'Africa sarà responsabile di più della metà dell'incremento della popolazione mondiale previsto dall'Onu entro il 2050. Per soddisfare il crescente fabbisogno alimentare, sarà necessario aumentare e ottimizzare le produzioni locali.

 

L'agricoltura africana necessita di investimenti in innovazione per aumentare la produttività e sostenere la popolazione in crescita

L'agricoltura africana necessita di investimenti in innovazione per aumentare la produttività e sostenere la popolazione in crescita

(Fonte foto: © Xavier - Adobe Stock)

 

Consapevoli delle sfide future e della necessità di migliorare fin da ora il sistema produttivo, i governi aderenti all'Unione Africana hanno accettato già da tempo di destinare il 10% della spesa pubblica all'agricoltura con la Dichiarazione di Maputo (2003). Sebbene ad oggi solo il Malawi spenda regolarmente il 10% del proprio budget nel settore primario (gli altri si limitano al 2-3%), i paesi firmatari sono comunque aperti a innovare la propria agricoltura anche con investimenti in macchine più moderne provenienti dall'estero.

 

Regione subsahariana: come meccanizzare l'agricoltura

L'80-90% degli agricoltori africani esegue ancora le operazioni agricole con la propria forza lavoro o animali da tiro. Soprattutto nell'Africa subsahariana, piccoli agricoltori, donne e giovani coltivano appezzamenti poco estesi usando soluzioni arretrate e facendo spesso i conti con lunghi periodi di siccità.

A causa dell'enorme gap tecnologico rispetto agli altri paesi e delle difficili condizioni climatiche, il continente presenta margini di sviluppo incredibili nei settori dei mezzi agricoli e dei sistemi irrigui. Già tra il 2019 e il 2021, il ricorso alla meccanizzazione è stato in crescita con un aumento annuo del 10% delle vendite di trattrici.

 

Tuttavia, la diffusione e l'adozione di soluzioni più moderne è possibile solo se governi e associazioni senza scopo di lucro sostengono i piccoli agricoltori che hanno un ridotto potere d'acquisto. Vie percorribili per andare incontro agli operatori sono l'introduzione di sussidi per la riduzione del costo di acquisto delle attrezzature, la creazione di "consorzi" per la condivisione delle risorse e l'agevolazione dell'accesso al credito.

 

L'aumento dell'uso di macchine agricole è uno dei driver fondamentali per lo sviluppo dell'agricoltura africana

L'aumento dell'uso di macchine agricole è uno dei driver fondamentali per lo sviluppo dell'agricoltura africana

(Fonte foto: © Elize Lombard - Adobe Stock)

 

In Africa occidentale i prestiti concessi dalle banche alle piccolo medio imprese agroalimentari sono meno del 7% del totale e spesso quelli a breve termine hanno tassi di interesse superiori al 15%. Solo ultimamente la situazione sta cambiando grazie alla proposta di offerte adattate agli agricoltori da parte di alcune banche, al maggiore sostegno di banche agricole pubbliche, fondazioni multinazionali, organizzazioni non governative e allo sviluppo della microfinanza (Fonte dati: Jeune Afrique).

 

Quali macchine agricole chiedono gli agricoltori africani?

Chiaramente i costruttori italiani interessati al business in Africa devono fare la loro parte attraverso l'individuazione di importatori affidabili, in grado di gestire nel miglior modo possibile la distribuzione dei macchinari in territori spesso caratterizzati da scarsità d'infrastrutture.

 

Inoltre, è fondamentale investire in attività di formazione dei venditori e dei tecnici locali che poi dovranno trasferire le informazioni giuste agli operatori, poco avvezzi all'uso delle tecnologie, e assicurare un'assistenza adeguata nella fase post vendita.

 

Gli agricoltori africani, proprietari di piccoli appezzamenti di terreno, richiedono soprattutto motocoltivatori come quelli distribuiti da Grillo

Gli agricoltori africani, proprietari di piccoli appezzamenti di terreno, richiedono soprattutto motocoltivatori come quelli distribuiti da Grillo

(Fonte foto: Grillo)

 

In generale, le aziende devono proporre macchine semplici, facilmente utilizzabili da operatori poco formati. Nei paesi dell'Africa subsahariana - dove il numero di trattrici in servizio è ancora limitato - sono richiesti soprattutto trattori di bassa e media potenza per la gestione di attrezzi con larghezze ridotte. C'è domanda anche di motocoltivatori e motozappatrici, ideali per la gestione di campi poco estesi e la coltivazione del fonio (cereale molto diffuso).

Alcuni Stati, come il Senegal, hanno potenziato la produzione risicola e il ricorso all'irrigazione. In questi casi, le aziende agricole necessitano di mietitrebbie e decorticatrici, nonché di motopompe e irrigatori a naspo.

 

Senegal, forte spinta verso la meccanizzazione

Focalizziamo l'attenzione proprio sul Senegal, dove l'agricoltura impiega il 60% della popolazione attiva e il settore primario - che rappresenta oltre il 16% del Pil - ha mostrato una crescita delle attività pari a circa il 6% nel 2022 contro il -1% del 2021.

 

L'agricoltura senegalese è in piena espansione per effetto delle politiche governative finalizzate all'aumento delle superfici coltivate, al miglioramento dei rendimenti e al rinnovamento delle tecniche produttive con la meccanizzazione.

Ad agosto 2022 il governo - che nel 2017 aveva investito oltre 79 miliardi di franchi CFA (120,4 milioni di euro) per l'acquisto di trattori dal programma di cooperazione brasiliano e dalla linea di credito Exim Bank India - ha annunciato l'avvio di un programma di ammodernamento del settore agricolo che prevede la messa a disposizione, in un primo momento, di 700 trattrici, oltre 50 mietitrebbie, ma anche impianti di magazzinaggio (Fonte: Sud Quotidien).

 

Nel 2022 il governo senegalese ha investito nell'introduzione di macchine agricole per l'ammodernamento dell'agricoltura nazionale

Nel 2022 il governo senegalese ha investito nell'introduzione di macchine agricole per l'ammodernamento dell'agricoltura nazionale

(Fonte foto: © Audy Valera - Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo) 

 

Sostiene lo sviluppo agricolo, in linea con la politica del Senegal, anche l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) che cura i programmi Papsen e Pais, in chiusura a fine 2023. Entrambi i programmi incentivano la meccanizzazione agricola mediante la consegna di diversi macchinari ai produttori di alcune regioni, la formazione di associazioni di agricoltori e il rafforzamento di imprese dedite alla manutenzione delle attrezzature.

 

FederUnacoma: in "missione" per sondare il terreno

Interessata al mercato senegalese, FederUnacoma ha partecipato a una missione a Dakar nei giorni 23-25 novembre 2022 organizzata nell'ambito del piano di potenziamento della promozione rivolta all'Africa subsahariana del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci). Grazie all'iniziativa, la Federazione ha potuto approfondire le opportunità di investimento in Senegal e il business climate del paese, nonché incontrare diversi imprenditori senegalesi e i rappresentanti dell'Aics.

 

Durante i vari incontri, è emerso che lo scambio tra Italia e Senegal, ad agosto 2022, era pari a 223 milioni di euro, di cui 152 riconducibili alle esportazioni italiane. Il 30% dell'export italiano riguarda i macchinari e l'Italia è il quarto fornitore di mezzi in Senegal dopo Francia, Cina e Stati Uniti. Le unità esportate potrebbero crescere ancora, se si considera che il governo locale dovrebbe lanciare dei bandi di gara per l'acquisto di 7mila trattrici, inclusi gli accessori. 

 

Tra le varie aziende incontrate da FederUnacoma c'è anche Sismar, unica casa senegalese che produce diverse attrezzature, trebbiatrici stazionarie, decorticatrici e collabora con la cinese Jiangsu per l'assemblaggio di trattrici da 55 e 75 cavalli. Sismar, che vende macchine attraverso il governo o direttamente agli agricoltori, cerca collaborazioni con imprese italiane del settore.

 

Il contributo dei concessionari

Mentre FederUnacoma continua a promuovere i macchinari made in Italy attraverso missioni imprenditoriali e fiere collettive in diversi paesi africani, Federacma vorrebbe aiutare a costruire officine e formare meccanici in Tanzania con il progetto di cooperazione internazionale "Unacma per la vita".

 

"Qualche anno fa alcuni nostri concessionari in pensione si sono messi a disposizione per andare gratuitamente in Africa ma poi, senza il supporto del Ministero degli affari esteri, non abbiamo trovato risorse sufficienti per costruire le officine in loco e far partire i corsi - spiega Gianni Di Nardo, segretario generale di Federacma. Speriamo che il progetto diventi realtà in futuro".

 

Intanto, di recente, Federacma ha incontrato esponenti del Ministero dell'agricoltura per concretizzare l'idea di spedire trattori vecchi, ma ancora funzionanti e marcianti, come mezzi di prova alle officine esistenti in Tanzania.

"Ci è stato chiesto di stendere un piano completo per la raccolta in Italia dei trattori utilizzabili, la spedizione e l'assegnazione alla Tanzania o ad altre nazioni che accettano mezzi usati - specifica Di Nardo. Il Ministero dell'agricoltura e quello degli affari esteri dovrebbero poi sviluppare il progetto con fondi del Maeci".

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