Da questo presupposto, e dalle evidenze scientifiche di decenni di esperienze Netafim, possiamo affermare oggi che la variabile agronomica acqua è determinante per la coltivazione degli agrumi da reddito. I numerosi lavori di studio, importanti quelli condotti dall’Arssa di Mirto Crosia (Cs) in Calabria, hanno illuminato la strada verso le recenti riconversioni dei vecchi e superati impianto a spruzzo (detti anche a baffo) verso più efficienti impianti di subirrigazione a goccia. Le pressioni esercitate dal recente problema fitosanitario costituito dalla “Tristezza degli Agrumi” ha ulteriormente incentivato la fase di conversione.
In rapporto all'andamento stagionale l'irrigazione sugli agrumeti è indispensabile da maggio a ottobre. Bisogna evidenziare però che nel periodo dell'allegagione, fase molto delicata per la fisiologia della pianta, una scarsa disponibilità d'acqua favorisce la cascola dei frutticini. Inoltre nelle fasi di sviluppo e ingrossamento dei frutti gli stress idrici portano a riduzioni di pezzatura e deterioramento della qualità. Ecco perché è fondamentale una corretta gestione dell'irrigazione dell'agrumeto sapendo quando irrigare, ed in particolare quando effettuare il primo intervento irriguo, e quanta acqua apportare per turno irriguo.
Complessivamente per ogni stagione vanno somministrati in media 4000-6000 m3/ha di acqua. La data del primo intervento irriguo va scelta in funzione delle ultime piogge utili e dello stato di umidità del terreno. Attraverso i tensiometri possiamo conoscere l'andamento della quantità d'acqua presente nel terreno (fino ad una profondità di 60 cm) e di conseguenza individuare il momento in cui effettuare l'irrigazione. Orientativamente si possono iniziare gli interventi nei terreni sabbiosi a circa 35 centibar e nei terreni compatti a circa 70 centibar (il centibar è l'unità di misura della pressione).
Per il calcolo dei volumi di adacquamento bisogna conoscere le esigenze idriche delle piante, che dipendono dal dato agrometeorologico detto evapotraspirato o Et0, dall’indice di copertura fogliare o LAI (leaf area index) e dall’equivalente superficie di terreno coperta dalla chioma della pianta. Inoltre dal coefficiente colturale, che interpreta la fase fenologica della coltura applicando delle correzioni percentuali.
Le condizioni del suolo, vero media di scambio tra radici e acqua, giocano un ruolo importante. Un suolo leggero e sciolto ha migliore capacità drenante e rapporto aria / acqua. L’intervallo irriguo consigliato per terreni medio pesanti è ogni 3-4 giorni; su terreni sciolti ogni 1-2 giorni così come sui sabbiosi. L’obiettivo resta quello di reintegrare il fabbisogno irriguo cercando di mantenere il suolo lontano da condizioni di asfissia. Queste condizioni sono sgradite alle piante anche per motivi fitosanitari.
La difesa contro le malattie da Phytophthora spp. ed in particolare, contro i marciumi radicali e del colletto, si avvale di specifiche azioni come l’uso di portainnesti resistenti, l’installazione di sistemi di drenaggio per evitare ristagni idrici, un’altezza del punto d’innesto almeno a 60 cm dal suolo. E’ soprattutto però attraverso una gestione dell'irrigazione mirata a evitare la saturazione idrica del terreno e la bagnatura prolungata del tronco e dei rami che si hanno i migliori risultati (evitando dove è possibile impianti d'irrigazione sopra chioma, soprattutto se si utilizzano acque superficiali).
Per quanto riguarda i recenti problemi della “tristezza degli agrumi”, causati dal virus Citrus Tristeza Virus (Ctv), che causa una patologia in molti casi devastante riducendo le piante ad arbusti secchi e senza vita e che sta colonizzando agrumeti e giardini, annientando le coltivazioni che utilizzano l’arancio amaro come portinnesto, sono settantamila gli ettari coltivati ad agrumi in Sicilia e nella piana di Catania, in molti comprensori la percentuale di piante infette raggiunge il 60%.
Per combattere tale virus si consiglia l’espianto della coltura e nel reimpianto l’uso di portinnesti resistenti quali il Citrange (cv Troyer e/o Carrizo), questo portinnesto ha una serie di vantaggi ai quali però si affianca una forte sensibilità ai marciumi del colletto. Da qui l’ulteriore necessità di fare un uso razionale della risorsa idrica attraverso l’ala gocciolante e quindi la microirrigazione a goccia.
Le ali gocciolanti Netafim generalmente utilizzate per garantire tali attenzioni sono del tipo autocompensante, come DripNet o Uniram, con gocciolatori distanti fra loro 60-80 cm a seconda delle caratteristiche del suolo e con portate che vanno da 1 a 2,3 litri per ora. Negli ultimi anni si sta affermando anche la subirrigazione su agrumeti che permette, analisi del terreno alla mano, di decidere una profondità utile a cui interrare l’ala gocciolante localizzando l’acqua e i nutrienti, in maniera ancora più puntuale, agli apparati radicali. In questo modo il punto d’innesto è ben lontano da qualsiasi rischio di contatto con l’umidità.
Gli agrumi inoltre, e il portinnesto Citrange in particolare, sono sensibili alla salinità dell’acqua, problema sentito negli areali agrumicoli italiani e siciliani nello specifico. Ricordiamo che la tecnica irrigua a goccia è l’unica che consente di utilizzare anche acque saline dato che, grazie al fenomeno di diffusione capillare dell’acqua nel terreno è possibile confinare la crosta salina lontano dagli apparati radicali di tipo capillare, veri luoghi di scambio di acqua e nutrienti.
In conclusione il lavoro sugli agrumi prosegue alla luce delle esposte evidenze e in ottica di venire incontro alle esigenze di un settore che potrebbe, attraverso l’innovazione tecnica razionale, ridurre le spese energetiche per la gestione idrica usando un sistema come la goccia che ha efficienza di distribuzione tra 90 e 95% dell’acqua fornita. Attraverso l’uso di automazione e di fertirrigazione le possibilità offerte dalla micro irrigazione a goccia si estendono con ampi margini di miglioramento della gestione complessiva dell’agroecosistema costituito dall’agrumeto.
Alberto Puggioni
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Fonte: Netafim