La nuova trasmissione continua Valtra denominata “Direct” è sostanzialmente diversa da qualsiasi altra analoga costruzione. Assicura otto range di utilizzo meccanico e quindi caratterizzati da elevati rendimenti energetici

 

Un'idea vincente. Ma anche la dimostrazione che non tutto è ancora stato inventato a livello di gruppi idro-meccanici. Chi pensava che la trasmissione continua “Direct” di Valtra fosse solo una rivisitazione del “Vario” che arma altre macchine del gruppo Agco deve ricredersi. E' un progetto nuovo e diverso dal “Vario”.

Non opera infatti mediante pompe e motori idraulici, ma con un variatore idrostatico posto in parallelo a un power shift a due stadi che, a sua volta comanda un riduttore epicicloidale. A tali gruppi si affiancano un cambio a quattro rapporti, le gamme, controllato per via elettronica e un inversore elettroidraulico.

In condizioni normali il trattore si muove in terza gamma con passaggio manuale alla quarta a qualsiasi velocità, permettendo al mezzo di raggiungere le massime velocità possibili. 40 all'ora a mille e 320 giri, 50 all'ora con a mille e 650 giri e oltre 65 all'ora con il motore a regime nominale. Le due seconde velocità Codice permettendo. Qualora la macchina sia orientata alle lavorazioni pesanti è disponibile però la seconda gamma che permette di raggiungere i 18 all'ora mentre per lavori di sbancamento c'è la prima gamma che opera fino a nove chilometri l'ora e in pratica funge da super riduttore.

Indipendentemente dalla gamma inserita accade che ci siano sempre due range di lavoro del motore in cui il trattore si muove esclusivamente per via meccanica e quindi con rendimenti del tutto analoghi a quelli proposti da un trattore tradizionale. Ciò in quanto il variatore idrostatico, un blocco di acciaio da 57 chili integrante un motore idraulico a cilindrata fissa da 75 centimetri cubi e una pompa a cilindrata variabile sempre da 75 centimetri cubi, ha il compito di modulare la coppia uscente dal motore solo in due situazioni: quando la coppia non è sufficiente per muovere il trattore o quando il trattore deve operare alla sua massima velocità, ma con carichi ridotti. Ciò agendo sul riduttore epicicloidale e, in particolare, sulla velocità di rotazione del piatto portasatelliti. In pratica accade che l'albero motore risulti collegato sia alle ruote sia al gruppo idrostatico.

 

 

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Tratto da Macchine Trattori - Gennaio 2009

in collaborazione con Orsa Maggiore Edizioni