"Non possiamo più aspettare: la definizione giuridica dell'imprenditore agromeccanico non può essere rimandata oltre. Anche perché alcuni passi importanti sono già stati compiuti, a partire dalla definizione della nostra attività". Leonardo Bolis, presidente di Confai, la Confederazione degli Agromeccanici, sferza il governo e chiede maggiore celerità della politica. Salutando i contoterzisti dell'associazione di Cuneo, nuova adesione alla politica di Confai, che ora abbraccia le province di Torino, Asti, Cuneo, Alessandria, Mantova, Brescia, Bergamo, Livorno, Grosseto, Viterbo, Brindisi e che conta su circa 2mila aziende.
Nel corso della seconda assemblea nazionale dell'associazione, questa mattina a Roma, nel Palazzo del Vicariato di Roma, Bolis traccia il bilancio dell'annata appena conclusa e dei problemi ancora irrisolti. "Difficoltà ormai note – spiega il presidente alla platea – ma che purtroppo non hanno ancora avuto soluzione positiva".
L'auspicio che si possa risolvere la questione dell'inquadramento giuridico, completando il cammino di riforma iniziato tre anni fa, arriva anche dall'ex ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno, che invia una nota la condivisione delle richieste di Confai.
Il mondo del contoterzismo, comunque, sta vivendo problemi che vanno al di là della urgente qualificazione del proprio status di imprenditori del comparto strettamente connesso all'agricoltura.
"La crisi che ha colpito il comparto agricolo – puntualizza Bolis – frena lo sviluppo dei servizi, causato da una contrazione degli investimenti, mentre è necessario ed impellente che il mondo della meccanizzazione agricola abbia la capacità di proporsi con una nuova tipologia d'impresa, destinata a fornire servizi e a gestire tutti i fattori produttivi a supporto delle future scelte di indirizzo delle aziende agricole".
Servono nuove regole, dunque, per gli imprenditori agromeccanici, "che comprendano anche l'inquadramento previdenziale dell'imprenditore agromeccanico e i suoi dipendenti, la possibilità di edificare in aree agricole tutte le strutture necessarie allo svolgimento dell'attività, l'accesso ai finanziamenti previsti dai vari Piani di sviluppo rurale, senza dimenticare, sul fronte dei trasporti, la modifica del Codice della Strada, in modo da innalzare a 50 chilometri orari il limite massimo di velocità dei veicoli agricoli e di aumentare a 2,5 tonnellate la massa rimorchiabile".
Sempre nell'ambito della circolazione stradale e dei trasporti, Confai esprime preoccupazione per il possibile obbligo di revisione dei mezzi agricoli. "Non vorrei – attacca Bolis – che l'attivazione di questo provvedimento divenisse uno strumento di eliminazione forzata di tante macchine efficienti".
Confai richiama l'attenzione della politica anche per ottenere uniformità nei provvedimenti adottati dalle Regioni. "Un esempio di disparità di trattamento – porta l'esempio Bolis – lo stiamo vivendo con la concessione a edificare su aree verdi, disposta dalla sola Lombardia".
Altro scenario. Il comparto bieticolo saccarifero. Dopo il taglio di oltre il 50% della superficie coltivata, Confai, "pur nella gravità della situazione", parla di un "risultato soddisfacente" per quanto concerne gli aiuti ottenuti, ma ancora tuttavia da incassare. "In ogni caso – spiega Bolis – gli sforzi della nostra associazione sono stati riconosciuti e nelle casse degli agromeccanici arriveranno oltre 9 milioni di euro".
Caro-gasolio e agroenergie. A fronte di un consumo di carburante che per gli associati a Confai è stato, nel 2006, di 60 milioni di litri, con costi di acquisto in salita libera, la scommessa del futuro sono le agroenergie, "segmento all'interno del quale anche i contoterzisti devono poter operare, tenuto conto della tecnologia a disposizione proprio delle nostre aziende", chiosa Bolis.
Per l'integrazione, suggerisce Confai, è necessario poter accedere ai diversi tavoli di concertazione in agricoltura, affinché anche il comparto della meccanizzazione possa fornire la propria analisi mutuata dall'esperienza sul campo.

Raccomandazioni su questo fronte sono arrivate anche da monsignor Liberio Andreatta, vicepresidente dell'Opera romana pellegrinaggi, il quale ha sottolineato la forte connessione di Confai ai valori dell'impresa, della terra e della famiglia.

E rassicurazioni sul futuro coinvolgimento di Confai all'interno dei tavoli interprofessionali sono state spese da Riccardo Deserti, responsabile della segreteria tecnica del ministero delle Politiche agricole. "Il contributo delle imprese agromeccaniche è fondamentale per interrompere la spirale involutiva in cui è scivolata l'agricoltura in questi anni – spiega Deserti – e il ruolo che potranno avere all'interno della filiera sarà sempre maggiore, a partire già dalle fasi di prima lavorazione".

Affidate al presidente nazionale di Confagricoltura (organizzazione alla quale Confai aderisce), Federico Vecchioni, le conclusioni dell'assemblea.
Immediata la connessione riconosciuta da Vecchioni tra agricoltura e meccanizzazione agricola. "Confai e Confagricoltura – dice – sono legati da obiettivi comuni di crescita del mondo agricolo. Le aziende agricole, d'altronde, molto spesso si servono delle tecnologie, del know how e della capacità delle imprese agromeccaniche". Sul fronte politico, tuttavia, per l'agricoltura è arrivato il momento di riscuotere una maggiore considerazione da parte delle istituzioni. "C'è una forte burocrazia che non ci permette di crescere – sostiene – e che mortifica gli investimenti, che pure ci sono, come si può vedere dalla crescita rilevata nell'ultimo trimestre dall'Istat (+0,2%), e l'occupazione". Eppure, è ancora troppo complicato assumere forza lavoro in agricoltura. "Dobbiamo affrontare 23 passaggi burocratici per un'assunzione di un lavoratore extracomunitario, mentre per un italiano dobbiamo superare 18 passaggi".
Proprio il prossimo 29 maggio, a Roma, Confagricoltura, nel corso della propria assemblea annuale, presenterà la propria proposta per ridurre la burocrazia. "Crediamo anche che sia maturo il tempo per superare il monte ore, fermo a quota 44, e di arrivare a 60 ore, anche se i sindacati già immagino che faranno le barricate su questa proposta".