A poche ore dalla prima quotazione del grano tenero (e forse anche del duro) alla Borsa di Bologna, azzardiamo qualche considerazione.

 

L'annata è curiosa.

Dal punto di vista quantitativo, in molte aree della pianura Padana e della Puglia, le rese per ettaro appaiono deludenti – il grano è però trebbiato tutto in piedi, ha un peso specifico alto e pare sia senza difetti (volpato…).

 

Il grande problema in molte aree è il basso titolo proteico, un fenomeno dovuto, forse come contrappasso, proprio all'alto peso specifico.

 

In campagna esiste in questo senso una forte preoccupazione; come mi segnala l'amico Guglielmo Garagnani, imprenditore agricolo fra i più avvertiti. Se molti frumenti fossero pagati come categoria fino (num.3) o peggio, per molti agricoltori sarebbe un bagno di sangue.

 

Mi consola sentire un altro amico di sempre Valerio Filetti, grande broker, che ha intenzione di proporre oggi in Borsa una doppia quotazione che tenga conto non solo del titolo proteico ma anche dell'alto peso specifico: una soluzione salomonica che permetterebbe di salvare il salvabile.

 

Perché bisogna salvare il salvabile; percorrendo le pianure italiane non è certo infrequente vedere ampie aree non più coltivate. Sono agricoltori che coltivavano in passivo e si sono stancati di rimetterci.

E questo è un dramma. Un vero dramma per tutto il Paese che va assolutamente risolto.