Le sfide che gli agricoltori (e l'umanità) hanno davanti sono ormai ben note: popolazione mondiale in aumento, cambiamenti climatici, contrazione delle terre coltivabili, inquinamento, perdita di biodiversità, nuovi stili di vita e di consumo, restrizioni normative all'uso di prodotti fitosanitari, costi di produzione in aumento e altro ancora.

 

Per risolvere queste sfide epocali innovare è l'unica strada percorribile e per farlo serve il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, dagli agricoltori ai produttori di mezzi tecnici, dalla Grande Distribuzione Organizzata (Gdo) ai consumatori, dalle associazioni di categoria ai policy maker.

 

Proprio per discutere di questi temi Bayer ha organizzato un evento di respiro internazionale dal titolo: "Fields of Opportunity: feeding the world, protecting the planet". Un momento di confronto da cui è arrivato forte un messaggio: l'innovazione deve essere costruita intorno all'agricoltore. Deve essere una innovazione facile da usare, che parla dunque la lingua delle aziende agricole, nonché sostenibile sotto il profilo economico. A fine anno, insomma, si deve ripagare da sola, altrimenti il rischio è che tale innovazione rimanga nel cassetto.

 

Sostenibilità, un problema complesso

Con il termine sostenibilità dell'agricoltura si intendono tante cose. Da un lato la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, dall'altro la diminuzione dell'impatto sulle acque e sui suoli provocato dall'uso di fertilizzanti, fitofarmaci o dall'allevamento di bestiame. Sostenibilità significa poi aumentare la biodiversità nei campi e attorno ad essi, migliorare la fertilità dei suoli e la resilienza ai cambiamenti climatici.

 

Si tratta dunque di un obiettivo complesso che non può avere una sola soluzione. A discutere di questo sono intervenute diverse personalità di primo piano, come Arianna Giuliodori (segretario generale del World Farmers' Organisation), Urs Niggli (scienziato, esperto in agricoltura sostenibile) e Frank Terhorst (head of Strategy and Sustainability di Bayer Crop Science).

 

Come spiegato da Frank Terhorst, Bayer investe ingenti fondi proprio nella ricerca e nell'innovazione, esplorando tre direttrici: nuovi agrofarmaci, magari di origine biologica, sempre più efficaci e sostenibili. Genetiche innovative, che permettano di ottimizzare le produzioni e di rendere le piante maggiormente resilienti ai cambiamenti climatici. Ed infine il digitale, che ha il potenziale di rendere più efficiente tutta la gestione dell'azienda agricola. L'obiettivo? Produrre di più, con meno.

 

Un approccio olistico è quello che serve. Prendere il buono dove lo si trova è il messaggio che ha mandato Urs Niggli, che ha invitato tutti a riscoprire le pratiche agricole tradizionali, ma anche ad abbracciare ogni tipo di innovazione, comprese le Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), oggi rifiutate da chi fa biologico.

 

Mentre Arianna Giuliodori ha voluto attirare l'attenzione sulle aziende agricole, sottolineando come la terra sia il capitale di ogni agricoltore, il quale è il primo ad avere interesse a difenderla. Purché le soluzioni proposte, per l'appunto, siano sostenibili sotto il profilo economico. Arianna Giuliodori ha poi sottolineato come le associazioni degli agricoltori debbano essere in prima linea nel trasferire le innovazioni ai propri iscritti.

 

Quale innovazione per gli agricoltori nei Paesi in via di sviluppo?

Un secondo panel ha invece affrontato un tema poco dibattuto: come si può fare innovazione nei Paesi in via di sviluppo, dove il basso grado di scolarizzazione, la frammentazione delle aziende e la loro minuscola dimensione, rendono qualunque investimento praticamente impossibile.

 

Di questo hanno discusso Sara Menker (Gro Intelligence), Ruramiso Mashumba (Zimbabwe Farmers Union), Franck Gbaguidi (Eurasia Group) e Jorge Fernandes (World Food Programme).

 

Anche in questo caso è emerso come la tecnologia, soprattutto digitale, abbia le potenzialità per fornire soluzioni efficaci e velocemente implementabili da parte dei piccoli proprietari terrieri, quei piccoli contadini che coltivando meno di 2 ettari riescono a produrre il 34% del cibo a livello globale.

 

Produttori che oggi devono affrontare i cambiamenti climatici, l'aumento dei costi, gli effetti della pandemia di covid-19 e le ripercussioni sui mercati del conflitto in Ucraina. Aziende e istituzioni devono essere dunque al fianco dei piccoli agricoltori per aiutarli in questo cammino di innovazione, disegnando soluzioni su misura. Come ad esempio app per assicurazioni a basso costo, consigli agronomici via WhatsApp, infrastrutture di trasporto adeguate (come la catena del freddo), microfinanza, nonché prodotti e attrezzature pensate per chi ha scarse conoscenze e disponibilità economiche.

 

Innovare, una strada da affrontare passo dopo passo

Come ricordato da Rodrigo Santos (presidente della Divisione Crop Science di Bayer), per ogni agricoltore la cosa più importante è il suolo, poiché rappresenta il fattore produttivo al centro di ogni azienda agricola e il lascito alle future generazioni. Per questo occorre renderlo produttivo in maniera sostenibile.

 

Bayer dal canto suo ha oltre 7mila scienziati che ogni giorno sono al lavoro per sviluppare nuove sementi e agrofarmaci, nonché soluzioni digitali. Una rete globale capillare che confrontandosi con gli agricoltori prova a dare una risposta ai loro bisogni.